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L'ex magistrato e attualmente scrittore Gianrico Carofiglio
Proseguite ieri in Commissione Affari Costituzionali del Senato le audizioni in merito alla riforma costituzionale della separazione delle carriere. Il primo ad intervenire è stato l’ex magistrato e attualmente scrittore Gianrico Carofiglio: «I migliori pubblici ministeri, dal punto di vista della tutela dei diritti dei cittadini ma anche dell'efficacia, sono i pubblici ministeri capaci di pensare come i giudici. Se uno è capace di pensare come un giudice, cioè immaginare la sentenza, è in grado di selezionare le ragioni dell'indagato quando spessissimo ci sono. Appartenere alla stessa cultura delle regole è una premessa per un'azione giudiziaria contemporaneamente garantistica ed efficiente».
Dopo di lui ha preso la parola il procuratore generale di Napoli, Aldo Policastro, chiamato dalle opposizioni, per cui l’intento del legislatore sarebbe quello «di mettere mano all’ordinamento giudiziario così come lo hanno pensato i padri costituenti, ossia per bilanciare gli altri poteri. Invece con questa riforma si vuole depotenziare il potere della magistratura. Il legislatore dovrebbe chiedersi se questa riforma serve alla giustizia, soprattutto in presenza di una riforma costituzionale irreversibile dopo la sua approvazione».
La risposta che si è dato Policastro in audizione è che la modifica voluta dal Governo «non riduce i tempi della giustizia, non facilita l’accesso alla giustizia e non garantisce maggiori tutele per i cittadini. Ha preso poi la parola, su richiesta della Lega, Ludovico Mazzarolli, Ordinario di Diritto costituzionale Università di Udine: «Dal 1948 in poi sono stati modificati 38 articoli della Costituzione su 139. Non c’è alcuna porzione della Costituzione che possa dirsi intoccabile, anche nei principi fondamentali». Invece, ha proseguito il professore, «il titolo IV, sezione prima, riguardante la magistratura non è stato mai toccato. Non credo però di essere l’unico a credere che dopo l’esplosione del caso Palamara non sia più possibile lasciare le cose come stanno».
Poi un riferimento al Guardasigilli Carlo Nordio: «Il ddl 1353 è stato ideato, pensato e scritto da un ex magistrato che ha vissuto dal di dentro quelle che ha ritenuto essere distorsioni del sistema, non da un nemico giurato della categoria. Il ministro veleggia verso gli 80 anni, e lo dico con il massimo rispetto, per sottolineare che non può aver pensato a una riforma disegnata su sé stesso o per sé stesso». Ed infine: «Non mi pare che questa riforma si possa dire lesiva di qualche super principio. Lo dimostrano anche le critiche. Non ho letto di critiche puntuali sul dettato della riforma che concernono questo o quell'aspetto della riforma».


Le audizioni si sono concluse con l’intervento dell’ex procuratore e già membro del Csm, Armando Spataro, chiamato sempre da Pd, M5S, Avs e Iv: «Non c'è un solo pezzo della riforma che sia secondo me accettabile e nei confronti di tutta la riforma esprimo un parere fortemente contrario, anche perché non serve a nulla, non serve a risolvere neppure uno dei problemi marginali dell'amministrazione della giustizia». Ha poi replicato a Mazzarolli: «è vero che la Costituzione è stata più volte mutata ma in questo caso ci troviamo dinanzi ad una riforma inutile che intende spaccare un ordinamento e dei principi che dovrebbero invece far sentire l’Italia orgoglioso».
Ha poi concluso: «Il sorteggio è una offesa per la magistratura e una vergogna per l’intero Paese. Non si può lasciare tutto alla cecità del caso e il sorteggio non garantisce che non vengano eletti i peggiori. Sull'Alta corte disciplinare dico soltanto che, al di là della competenza limitata e delle modalità di formazione della Corte stessa, ancora una volta con il sorteggio, è assurdo pensare a un organismo che giudichi eventuali illeciti dei magistrati senza essere parte del Csm. Contrariamente a quanto si dice, non è affatto vero che abbiamo a che fare con una giurisprudenza disciplinare benevola È tra i sistemi più severi». Le audizioni riprenderanno giovedì pomeriggio.