L’emergenza sovraffollamento e suicidi in carcere (già venti nel 2025) continua a protrarsi nell’indifferenza della maggioranza parlamentare e del governo. Oggi era stata convocata una seduta straordinaria a Montecitorio, richiesta dalle opposizioni la scorsa settimana, ma l’Aula era semi deserta e per l’esecutivo era presente solamente Sandra Savino, sottosegretaria al Mef, estranea completamente alla questione. Solo verso la fine della discussione generale è arrivato il vice ministro Francesco Paolo Sisto, limitandosi a dare parere positivo alla mozione di centrodestra e negativo alle due di minoranza. Assente il Guardasigilli Nordio.

Tale scenario ha spinto le minoranze ad aspre critiche: «Abbiamo chiesto questa seduta straordinaria perché volevamo confrontarci con il governo ma i banchi sono vuoti, c’è solo una sottosegretaria che non si occupa della questione delle carceri. È un grave segno di indifferenza», ha detto la deputata Pd Michela Di Biase che ha aggiunto: «Il nostro Paese è in piena emergenza carceri, assistiamo nell'indifferenza del governo alla violazione dei diritti umani e dell'art. 27 della nostra Costituzione, che espressamente richiama il senso di umanità cui deve richiamarsi la detenzione e la funzione riabilitativa della pena. Dovrebbero bastare i numeri drammatici dei suicidi in cella del 2024 e quelli di quest'anno, uno ogni quattro giorni, per avere in quest'Aula il ministro Nordio a rispondere alle nostre richieste».

Per la presidente dei deputati di Italia Viva Maria Elena Boschi «l'assenza del ministero della Giustizia e della maggioranza dà la cifra di quanto al governo e al ministro Nordio stia a cuore la questione delle carceri. Ora è certo che sono gli unici responsabili di quello che sta succedendo e di quello che succederà nei prossimi mesi».

La deputata M5S Valentina D'Orso ha evidenziato come «il governo Meloni ha definanziato il capitolo di bilancio dedicato all'amministrazione penitenziaria e sottratto risorse agli investimenti infrastrutturali per gli istituti penitenziari, anche se poi a parole annuncia nuove carceri. Infatti il decreto carceri si è rivelato solo propaganda e lettera morta, il commissario straordinario per l'edilizia carceraria è come un fantasma. La situazione ha bisogno di interventi molteplici, forti e incisivi». Ma queste per i pentastellati non consistono però in misure deflattive orizzontali.

Durante la discussione era arrivato anche l’appello di Roberto Giachetti di Iv a «uscire dagli schemi prestabiliti ed evitare di ridurre, come al solito, il problema a uno scontro propagandistico. Ora serve uno sforzo trasversale». Se da Lega e Fratelli d’Italia non ci si aspettava nessun passo avanti, tanto è vero che nessuno dei loro deputati è intervenuto durante la discussione generale, lo sguardo di Giachetti insieme agli altri parlamentari di opposizione era rivolto soprattutto a Forza Italia.

Gli azzurri la scorsa estate avevano mostrato una apertura sulla pdl a favore della liberazione anticipata speciale, ma poi avevano fatto marcia indietro per non rompere gli equilibri all’interno della maggioranza. E oggi le dichiarazioni di Tommaso Calderone, capogruppo FI in commissione Giustizia alla Camera, hanno fatto chiaramente intendere che a prevalere deve essere la linea rigorista degli altri azionisti di maggioranza.

Da un lato, infatti, Calderone ha sostenuto che «è necessario rafforzare le misure alternative alla detenzione» per risolvere il problema nell’immediato, tuttavia poi ha espresso due concetti molto più aderenti alla linea meno garantista, garantismo invece che di solito tende a prevalere nel dna di Forza Italia. Il primo concetto è la stesso del Guardasigilli, ossia quello del “faremo”: «Il governo Meloni, in questi anni, non è che non abbia fatto nulla, non è che abbia banalizzato l'argomento, anzi. Nessuno può negare che, per esempio, in materia di edilizia penitenziaria, tanto è stato fatto: è stato istituito un commissario, che sta lavorando, e sono state investite ingenti somme per la edilizia penitenziaria; si costruiranno nuovi istituti di pena, nuove case circondariali e si ristruttureranno edifici - ahinoi - fatiscenti. Sono stati investiti centinaia di milioni; certo, questo è il lungo termine che non risolve, nella immediatezza, il problema del sovraffollamento carcerario».

Il secondo: «Il cittadino indagato e imputato deve avere tutte le garanzie in uno Stato di diritto, ma una volta che c'è l'intangibilità del giudicato, una volta che sopravviene l'intangibilità del giudicato, la certezza della pena è un'altra nostra bandiera». Una eco delle passate dichiarazione di Giulia Bongiorno o di Delmastro Delle Vedove.

Alla fine, con l’Aula che raggiunge i 265 presenti arrivati solo per il voto, passa la mozione del centrodestra a prima firma Carolina Varchi di Fratelli d’Italia che impegna il governo a escludere generalizzati provvedimenti come amnistia e indulto, a «potenziare le misure contro le rivolte penitenziarie, completando l’organizzazione del Gruppo Operativo di Intervento», a contrastare e prevenire i suicidi in carcere potenziando la rete di assistenza psicologica, costruire nuovi istituti penitenziari contro il sovraffollamento carcerario.

Proprio la Varchi ha dichiarato: «Il sovraffollamento penitenziario non si risolve con misure clemenziali che compromettono legalità e sicurezza. La soluzione passa invece attraverso la costruzione di nuovi istituti e padiglioni, oltre alla creazione di percorsi dedicati a detenuti con problematiche specifiche, come la tossicodipendenza o il disagio psichico». Bocciate invece le mozioni delle opposizioni. In pratica si è detto no alla liberazione anticipata speciale, all’affettività in carcere come da sentenza della Corte costituzionale, a escludere dal circuito penitenziario le donne con i loro bambini.