Per Benno Neumair l’ergastolo è definitivo. La Cassazione ha confermato la condanna per il duplice omicidio e l'occultamento dei cadaveri di sua madre Laura Perselli e del padre Peter Neumair, uccisi il 4 gennaio 2021 nel loro appartamento a Bolzano.

Dopo averli uccisi, il 31enne reo confesso gettò i cadaveri dei genitori nel fiume Adige. Nel novembre del 2022, era stato condannato in primo grado, condanna confermata anche in appello nell'ottobre dell'anno successivo.

“La Corte di Cassazione ha confermato pienamente la bontà dell'impianto motivazionale delle sentenze di merito”, commenta con l'Adnkronos l'avvocato Carlo Bertacchi, legale di parte civile che assiste Madè Neumair, sorella di Benno. L'avvocato ha comunicato la sentenza alla sua assistita che, commossa, si è detta sollevata per la fine del processo.

«Benno è malato e per questo non imputabile», aveva sostenuto in Corte d'Assise d'appello a Trento l'avvocato Angelo Polo, difensore insieme all'avvocato Flavio Moccia di Benno Neumair. La difesa del personal trainer recluso nel carcere veronese di Montorio lo scorso settembre aveva anche richiesto di ricorrere ad un programma di giustizia riparativa da svolgere insieme alla sorella e alle zie Carla ed Elisabetta Perselli, e a Michaela Neumair . «Che Benno sia malato è un dato pacifico, sul fatto che poi questo possa aver influenzato o meno la capacità di intendere e di volere c'è un dibattito», aveva argomentato l'avvocato Polo.

Sulla condizione di Benno si era espresso anche il professor Pietro Pietrini, psichiatra di fama internazionale e direttore del Molecular Mind Lab presso la Scuola Imt Alti Studi Lucca, consulente della difesa insieme al professor Giuseppe Sartori, Ordinario di neuropsicologia forense, e alla dottoressa Cristina Scarpazza, psicologa, entrambi dell’Università di Padova. «Benno ha un grave disturbo della personalità, con aspetti narcisistici, antisociali, istrionici e passivo-aggressivi», hanno spiegato al Dubbio.

«È la patologia che annulla la sua capacità di poter fare altrimenti – è la tesi – siamo in presenza di un vizio totale della capacità di volere, è un reato d’impeto che va ad iscriversi su una condizione morbosa grave. Dopo di che si innesca uno stato di alterata coscienza all’interno del quale Benno compie il secondo omicidio, quello della madre. Non essendoci in questo caso l’elemento scatenante acuto del primo omicidio, concludiamo che per il persistere di uno stato mentale alterato Benno ha commesso il secondo omicidio con una capacità perlomeno grandemente scemata».