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CARLO NORDIO MINISTRO GIUSTIZIA
Anche per questo ha annunciato di voler incontrare Sergio Mattarella. Il quale, però, potrebbe avanzare qualche perplessità sull’ipotesi dello “scudo penale” per governatori e sindaci, invocato dal leader della Lega Matteo Salvini. Nordio si muoverà con cautela. E il piano per ora è solo accennato: nella nota diffusa mercoledì sera, durante il voto finale sul decreto Carceri, ha spiegato di voler «rendere più veloce questo percorso che riguarda, sia a livello normativo che organizzativo, la modifica della custodia cautelare, necessaria per evitare la carcerazione ingiustificata». Parlare di una bozza di testo, al momento, sarebbe «prematuro», fanno sapere autorevoli fonti di maggioranza.
Ma la strada potrebbe essere quella tracciata con la riformulazione dell’ordine del giorno presentato dal deputato di Azione Enrico Costa, che impegna il governo, “anche tenuto conto degli effetti che l’applicazione delle misure di custodia cautelare può produrre sulla consistenza della popolazione carceraria, a valutare, nel solco delle iniziative già adottate con il ddl Nordio, un intervento normativo finalizzato a una rimodulazione delle norme sulla custodia cautelare, con particolare riferimento alle esigenze cautelari di cui all’articolo 274, comma 1, lettera c) c. p. p. finalizzato a un puntuale bilanciamento tra presunzione di non colpevolezza e garanzie di sicurezza”.
È l’idea già avanzata dal deputato di FI Tommaso Calderone: incidere sul pericolo di reiterazione del reato. Quello, per intenderci, che ha tenuto Toti tre mesi ai domiciliari, fino alle dimissioni.
Tale esigenza cautelare, si legge nel testo riformulato, deve “conciliarsi con il principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza, che assume maggior forza laddove ci si trovi a operare la prognosi su un soggetto incensurato. Un sospetto basato su un sospetto”.
Occorre dunque “un puntuale bilanciamento tra presunzione di innocenza e garanzie di sicurezza, che consentano il sacrificio della libertà personale con custodia cautelare per pericolo di reiterazione nei confronti di incensurati solo in caso di reati di grave allarme sociale e che compromettano la sicurezza pubblica o privata o l'incolumità delle persone”.
Nordio ha deciso di annunciare il nuovo intervento proprio mentre alla Camera era in corso l’approvazione definitiva del dl Carceri. Materia, come detto, intrecciata con l’esigenza di limitare i casi in cui la custodia cautelare può produrre distorsioni. Ma l’emergenza nei penitenziari incrocia le scelte del guardasigilli con i passaggi al Quirinale in modo ancora più complesso: ieri infatti il presidente della Repubblica ha immediatamente promulgato la legge di conversione del decreto Carceri, mentre non ha ancora apposto la firma in calce alla riforma penale di Nordio che contiene la soppressione dell’abuso d’ufficio.
Il Colle ha recisamente smentito che la scelta possa spiegarsi con la necessità di far entrare in vigore il provvedimento emergenziale, che contiene anche l’introduzione del peculato per distrazione, prima della legge che cancella il reato temuto dai sindaci. Testo, quest’ultimo, destinato comunque a essere vistato dal Quirinale nelle prossime ore, considerato che la scadenza interviene, formalmente, proprio oggi.
La prospettiva di Nordio, d’altronde, sembra ormai quella di rafforzare le garanzie nel processo penale in modo da produrre effetti positivi anche sul sovraffollamento dei penitenziari. È l’idea affiorata anche nell’incontro a via Arenula, avvenuto sempre mercoledì, con la Conferenza dei Garanti territoriali, guidata dal campano Samuele Ciambriello.
Il punto di caduta potrebbe essere l’odg Costa. L’idea, però, non convince del tutto Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, che parla del rischio di una giustizia classista: «La custodia cautelare deve essere residualizzata il più possibile», ha sottolineato, ma «la cosa che non deve più accadere è che la custodia cautelare risponda al principio selettivo un po’ classista del sistema penale, cioè, invocarla nel caso delle classi più povere, dei delitti di strada, e invece negarla per tutti i casi dei colletti bianchi. Dobbiamo rendere il garantismo universalista: vanno bene norme più avanzate, ma per tutti».
Nordio, per il momento, ha calendarizzato un nuovo appuntamento con i Garanti da qui a un mese, «per un aggiornamento su quanto discusso» e «per mettere in campo il potenziamento di figure sociali, circolari che aiutano i detenuti ad uscire dalle celle». Cioè con un investimento immediato per assumere psicologi, mediatori linguistici ed educatori per prevenire il rischio suicidario. Ma non solo: Nordio ha assicurato «che circa 5.000 persone detenute potrebbero uscire immediatamente dal carcere se la Magistratura di sorveglianza decide qui e ora su misure alternative o liberazione anticipata», spiega Ciambriello. E proprio questo è uno dei temi che Nordio affronterà con Mattarella prima e col Csm poi: la necessità di mettere in campo procedure agili e veloci per il completamento delle piante organiche. Ci sono infatti 8mila persone in Italia con pene residue inferiori all’anno di carcere per reati non ostativi. Persone alle quali i magistrati non rispondono, a causa dell’elevato numero di fascicoli da trattare, e che avrebbero potuto trovarsi già fuori dal carcere, alleggerendo il peso che attualmente grava sugli istituti penitenziari.
Ma per Nordio il primo passo è un altro: l’entrata in vigore del ddl che porta il suo nome, col quale, ha spiegato durante l’incontro, si eviterebbe l’ingresso in carcere di circa 1500- 2000 persone, grazie all’interrogatorio preventivo e al gip collegiale. Il testo, come detto, non è ancora in Gazzetta Ufficiale. Ma la firma di Mattarella, il Colle su questo è stato chiaro, arriverà entro la scadenza, dunque, salvo sorprese, per la giornata di oggi.