Un avvocato con disabilità scrive al ministero della Giustizia, al ministro Carlo Nordio e al direttore generale della direzione risorse materiali e tecnologiche del ministero, perché è a rischio il suo diritto a lavorare. Accade a Catania dove l’avvocato Francesco Sanfilippo, dopo solleciti e lettere ha fatto istanza in Tribunale di differimento di una udienza per impossibilità a potervi partecipare, ma senza sospensione dei termini prescrizionali (non trattandosi di legittimo impedimento del difensore, scrive). Per questo motivo il legale ha preso lo spunto e ha deciso di denunciare la carenza delle strutture del tribunale siciliano e la sua «palese illegittimità» per chi si trova in condizioni di disabilità e in sedia a rotelle.

Il legale, rivolgendosi alle autorità, aggiunge che «a seguito di segnalazioni, solo nel 2022 sono stati eseguiti parziali interventi volti al superamento di barriere architettoniche esistenti al Tribunale dove io prima non potevo accedere. Interventi aggiunge - che oltre a non essere conformi alla normativa, sono pericolosi per gli utilizzatori e evidenziano che il Tribunale si ritrova in condizione di illegittimità perché viola palesemente i dettati contenuti nella leggi 13 - 89 e 104- 92». Per questi motivi, il legale si riserva di agire chiedendo anche la trasmissione di tutti gli atti alla Corte dei Conti, al fine di ottenere un adeguamento dei lavori effettuati, «non comprendendo – precisa come questi lavori siano stati giudicati conformi alla legge».

Inoltre Sanfilippo si sofferma sulle «diverse aule di udienza, tra cui la sala Papa della sede distaccata di via Crispi, che non sono accessibili in sedia a rotelle, per cui al pari di qualsiasi altra struttura pubblica - puntualizza laddove un’aula non è conforme alla legge, deve essere dichiarata inagibile e adibita ad altro».

Raggiunto telefonicamente il legale racconta come è costretto ad affrontare le udienze: «In questo momento le prime, seconde e terze sezioni del tribunale sono state collegate con scivoli che mi consentono di poter oltrepassare il vetro e fare udienza. Le sale del Gip sono, invece, per me, inaccessibili come quella intitolata al compianto collega Famà e comprese le sedi dei giudici di pace penali che si trovano al primo e secondo piano, senza ascensore. Nella sezione di via Crispi – aggiunge - in tre aule hanno montato scivoli, ma di fatto sono quasi sempre inutilizzabili perché in genere vi sono piazzate sedie e scrivanie. Ma è in Corte d’Appello che la situazione è per me disastrosa: non esiste nessun auditorio dove io posso fare udienza. Quando devo presiedere in Appello sono costretto a stare al di là del vetro e ad urlare per lavorare.

Ora le autorità del Tribunale, per il mio caso specifico, hanno diramato una nota disponendo che se io ho udienza in una sala inaccessibile devo fare richiesta per un trasferimento del processo in altra aula. Ma mi chiedo: se io fossi un avvocato di fuori Foro oppure sono un testimone?». Le evidenti carenze strutturali delle sedi di tribunale di Catania sono note da decenni soprattutto al ministero. Qualsiasi responsabile della giustizia catanese, nel corso degli ultimi decenni, ha sempre e ripetutamente sollecitato interventi.

Purtroppo la carenza di spazi adeguati continua ad affliggere chi lavora in queste sedi aggredite anche da infiltrazioni piovane e parziali cedimenti, come quello avvenuto oltre un anno fa. Una carenza che stride soprattutto con le lentezze nella realizzazione della nuova sezione distaccata Civile del viale Africa, che è ancora in alto mare. Una vicenda che tra alti e bassi si trascina da 30 anni.