Augusto Barbera, presidente della Corte costituzionale, ha discusso la complessità delle fonti normative dell’Unione europea durante il convegno "Giustizia al servizio del Paese - Il principio di legalità", a Firenze. Barbera ha analizzato le difficoltà generate dal sistema normativo europeo, il cui quadro risulta più articolato di quanto possa apparire.

Secondo Barbera, le direttive tendono a sostituire i regolamenti, spesso con effetti diretti sugli amministrati. Il principio di self-executing, che semplifica l’attuazione delle normative, aumenta però le difficoltà per gli Stati membri e i loro cittadini. Ha inoltre sottolineato che le sentenze della Corte di giustizia vengono considerate fonti di diritto, creando problemi legati all’effetto erga omnes delle decisioni.

«Non è ancora chiaro se le decisioni della Corte di giustizia abbiano effetto erga omnes o solo ultra partes. Questo interrogativo merita attenzione», ha dichiarato Barbera.

La storia del conflitto tra norme nazionali ed europee

Barbera ha ripercorso l’evoluzione normativa relativa al rapporto tra norme nazionali e europee. In passato, si applicava il criterio cronologico per risolvere i conflitti, ma il sistema risultava insostenibile. La sentenza Simmenthal del 1977 ha stabilito la prevalenza delle norme europee, imponendo la disapplicazione delle norme interne in caso di contrasto.

Tuttavia, l’introduzione della Carta europea dei diritti ha complicato il quadro, portando a conflitti con leggi nazionali specifiche. Questo cambiamento ha minacciato di escludere la Corte costituzionale dal processo decisionale, favorendo il ricorso diretto dei giudici ordinari alla Corte di giustizia europea.

La doppia pregiudizialità e il nuovo indirizzo

Barbera ha spiegato come la sentenza 269 del 2017 abbia introdotto la possibilità per i giudici di scegliere se sollevare la questione davanti alla Corte costituzionale o disapplicare direttamente la norma interna. Questo approccio risolve problemi legati alla certezza del diritto, poiché solo una sentenza della Corte costituzionale garantisce un effetto erga omnes.

La giurisprudenza si è evoluta ulteriormente con sentenze come la 15 del 2024 e la 181, che riguardava il corpo degli agenti di custodia. Nonostante le iniziali perplessità, i giudici hanno accettato questa linea, mantenendo la libertà di ricorrere direttamente alla Corte di giustizia europea.

Barbera: «Il quadro normativo è complesso ma gestibile»

Secondo Barbera, il sistema attuale ha superato molte criticità grazie al dialogo tra le corti nazionali e la Corte di giustizia. «Le decisioni della Corte costituzionale offrono maggiore certezza giuridica, senza escludere la possibilità di ricorso diretto alla Corte di giustizia», ha affermato.

Nonostante alcune divergenze dottrinali, come quelle espresse da Antonio Ruggeri, l’orientamento prevalente riconosce il valore di questo equilibrio normativo. Barbera ha concluso il suo intervento sottolineando l’importanza di un sistema che rispetti la sovranità nazionale e garantisca una collaborazione efficace con le istituzioni europee.