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Un’accusa di evasione fiscale, una battaglia legale e una sentenza che ristabilisce la verità: la vicenda che ha visto protagonista l’avvocato Giacomo Marini, del foro di Roma, una sua cliente e un imprenditore di Terni, si è conclusa con un’importante decisione della Corte di giustizia tributaria del Lazio.
La vicenda ha avuto origine da una denuncia presentata da una cliente dell’avvocato Giacomo Marini alla Guardia di Finanza, in cui sosteneva che il legale non aveva emesso le fatture relative alle prestazioni professionali fornite. Parallelamente, il convivente della donna, coinvolto in un’altra questione legale, ha minacciato Marini di seguire l’esempio della compagna, sporgendo una denuncia analoga, qualora l’avvocato non avesse desistito da un’azione legale per il recupero di assegni scoperti, che l’uomo aveva emesso come pagamento delle parcelle. A confermare l’intento intimidatorio, un messaggio inviato via WhatsApp dall’uomo recitava: “Le do i giorni tecnici per inviare una lettera alla banca e ritirare quell’assegno. Altrimenti, vado alla Guardia di Finanza e presento un esposto”.
Secondo l’avvocato Marini, queste azioni coordinate non erano solo intimidatorie, ma configuravano una tentata estorsione. Tuttavia, la denuncia della donna ha avuto conseguenze immediate, portando all’apertura di un’indagine fiscale nei confronti del legale e dando il via a una complessa vicenda giudiziaria che si è protratta per anni.
L’avvocato Marini, visibilmente provato dall’intera vicenda, ha commentato così: «È stato un episodio davvero grave. Una cliente, per la quale avevo risolto questioni ereditarie e che in passato voleva intentare una causa contro un ospedale per presunta “mala praxis”, ha deciso di accusarmi falsamente di non aver emesso fatture per le prestazioni. La Guardia di Finanza, invece di verificare con attenzione la veridicità delle accuse, ha avviato un’indagine su di me».
Marini ha spiegato come l’Agenzia delle Entrate, basandosi su ipotesi infondate, abbia avanzato l’accusa nei confronti del legale di aver nascosto redditi ingenti e di possedere beni di lusso come barche e terreni, nonostante le sue dichiarazioni fiscali fossero in regola. «Mi dipingevano come un evasore miliardario, mentre io sono una persona comune, ben lontana da quel profilo. Fortunatamente, in secondo grado, i giudici hanno riconosciuto l’errore, annullando completamente l’accertamento di 70mila euro».
L’esposto ha innescato un’indagine approfondita da parte delle Fiamme Gialle, che hanno esaminato la posizione fiscale dell’avvocato a partire dal 2014. Nonostante la presentazione delle fatture emesse, l’Agenzia delle Entrate ha ipotizzato che Marini avesse percepito ulteriori compensi non dichiarati.
«La realtà è che tutte le fatture erano state emesse correttamente», ha aggiunto Marini. «Il convivente della stessa cliente, coinvolto in un’altra pratica legale, ha tentato di minacciarmi, affermando che avrebbe denunciato ulteriormente se non avessi desistito da un’azione legale per assegni scoperti. È stato un tentativo di estorsione che non potevo tollerare. Non mi sono piegato e ho deciso di affrontare la situazione in tribunale».
Dopo anni di contenzioso, la Corte di giustizia tributaria del Lazio ha annullato l’accertamento fiscale di 70mila euro, riconoscendo l’erroneità delle accuse. «Finalmente, dopo dieci anni, è stata fatta giustizia», ha commentato Marini, annunciando l’intenzione di agire legalmente contro la cliente per danni e falso.
«La giustizia ha prevalso, ma questa esperienza è stata un duro colpo», ha concluso il legale. «Nonostante tutto, resto convinto che le istituzioni, quando messe nelle condizioni di valutare correttamente, possano correggere gli errori iniziali. Questo caso, tuttavia, dimostra quanto sia necessario agire con prudenza e trasparenza. Nessuno dovrebbe subire ingiustizie di questo tipo. Questa esperienza mi ha confermato quanto sia importante non cedere alle intimidazioni. Mi auguro che episodi simili non accadano più a nessuno».