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La Scuola superiore dell’avvocatura, fondazione del Consiglio nazionale forense (Cnf), e la Federpol (Federazione italiana degli Istituti privati per le investigazioni, per le informazioni e per la sicurezza) hanno dato vita ad un comune percorso di collaborazione. Si basa su un protocollo di intesa della durata triennale, attraverso il quale gli avvocati e gli investigatori privati lavoreranno in sinergia per fornire ai legali, nell’esercizio della professione, tutti gli strumenti necessari per la migliore effettività del diritto di difesa anche attraverso il ricorso alle attività condotte dagli investigatori privati. In favore di questi ultimi, invece, sarà garantita la formazione mirata all’incremento delle conoscenze delle responsabilità connesse al ruolo svolto.
L’intesa è stata sottoscritta il 18 gennaio scorso dalla vicepresidente della Scuola superiore dell’avvocatura (Ssa), Giovanna Ollà, e dal presidente di Federpol, Luciano Tommaso Ponzi. Dopo la firma del protocollo hanno illustrato i dettagli in via Del Governo Vecchio, sede del Consiglio nazionale forense.
«La Scuola Superiore della Avvocatura – dice al Dubbio l’avvocata Giovanna Ollà - ha aderito alla stipulazione del protocollo con la Federpol ritenendo utile diffondere agli avvocati una migliore conoscenza dello strumento dell’investigatore privato a fini di raccolta delle prove. La figura dell’investigatore privato del resto trova definizione all’interno del Codice di procedura penale con la legge che ha consentito agli avvocati la possibilità di svolgere investigazioni difensive anche servendosi di investigatori privati. Una figura che assume una fondamentale importanza non solo e non tanto per l’assunzione della prova che può essere demandata anche allo stesso difensore, ma soprattutto nel momento antecedente della ricerca degli elementi probatori utili alla difesa della persona sottoposta ad indagini. Questo protocollo apre la strada innanzitutto a una informazione rivolta agli avvocati per comprendere meglio le potenzialità dell’investigatore privato: uno strumento di ricerca della prova, non solo nel contesto delle indagini matrimoniali, ma anche e soprattutto nei procedimenti penali».
L’esponente del Cnf sottolinea la delicatezza e l’importanza delle investigazioni private. «Il ricorso alla figura dell’investigatore privato – spiega Ollà non è ovviamente limitato all’ambito del diritto penale, essendo anzi più frequente il suo utilizzo nel diritto di famiglia per la “scoperta“ delle infedeltà coniugali, oppure in ambito commerciale per la repressione della concorrenza sleale, o ancora in ambito giuslavoratistico. È altresì evidente come la figura dell’investigatore privato sia inevitabilmente controversa, atteso che è connaturata alla sua stessa funzione l’intrusione nella vita privata altrui, ciò che pone in rilievo la necessità di stabilire il confine fra il lecito e l’illecito. Per questo il protocollo di intesa ha anche lo scopo di realizzare azioni sinergiche sia relative al contributo
che la Scuola superiore della avvocatura può dare, in termini di formazione degli operatori, sia in relazione alla possibilità di farsi congiuntamente promotori di iniziative e proposte legislative finalizzate a meglio definire il profilo dell’investigatore privato».
Il rigore professionale e il rispetto delle norme formano un binomio indissolubile. «Il tema delle investigazioni difensive – aggiunge Giovanna Ollà - è estremamente delicato e scivoloso anche con riferimento al ruolo dell’avvocato, che è infatti tenuto a rispettare nell’esercizio di questa importante prerogativa regole formali rigorose nella interlocuzione dialogica con i dichiaranti e nella modalità redazionale del verbale, pena non solo la inutilizzabilità processuale della investigazione, ma anche il rischio di natura disciplinare. L’avvocato quando svolge investigazioni difensive è considerato alla stregua di un pubblico ufficiale, atteso che la valenza probatoria degli atti compiuti è uguale a quella attribuita alle indagini del pubblico ministero. Uno strumento importante, quindi, ma da usare nel massimo rispetto delle norme processuali e deontologiche ».
Il presidente di Federpol, Luciano Tommaso Ponzi (v. anche intervista) esprime soddisfazione per il protocollo di intesa firmato con il Cnf. «Per noi – afferma – è un ennesimo passo in avanti nell’informare e nel formare tutti gli attori principali, tra cui l’investigatore privato, della ricerca della verità e della giustizia».
Per il consigliere nazionale del Cnf Stefano Bertollini la partnership con Federpol rappresenta «una occasione da cogliere per costruire una collaborazione tra le istituzioni forensi, rappresentate dal Consiglio nazionale forense, e il mondo degli investigatori privati da sempre vicini all’avvocatura nelle attività processuali ed extraprocessuali ».
Analogo il commento di Miléne Sicca (presidente del Comitato studi legislativi di Federpol) e Stefano Cimatti (presidente del Comitato per la formazione di Federpol), secondo i quali «estendere le sinergie con gli avvocati, alla luce di un approfondimento della materia, per trovare nuovi ambiti di attività, è la naturale evoluzione di un percorso avviato da tempo volto ad ampliare le attività formative ».