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L'aula bunker di Lamezia Terme «non è un luogo sicuro». È quanto mettono nero su bianco i componenti del Consiglio direttivo della Camera penale 'Fausto Gullo' di Cosenza in una lettera indirizzata al presidente del Comitato provinciale per l'Ordine e la Sicurezza pubblica del capoluogo nonché ai massimi vertici della Corte di Appello di Catanzaro e dei Tribunali di Cosenza e Catanzaro.
Il riferimento è alle conseguenze dell'alluvione dei giorni scorsi, che ha reso inagibile l'aula bunker di Lamezia Terme, sede prescelta per la celebrazione dei più importanti dei processi contro la 'ndrangheta ricadenti nel distretto della Corte d'Appello catanzarese, tra cui 'Reset'. «In questi anni, avete opposto “questioni di sicurezza pubblica” alle nostre richieste di ritornare a celebrare i processi nel Tribunale di Cosenza - recita il testo della missiva dal titolo “L'esondazione dei diritti” -, nonostante ritenessimo documentata l'assenza di ragioni ostative al trasferimento. E ora?'».
I penalisti cosentini ribadiscono che «la sicurezza attiene alla vita di tutti gli operatori, cancellieri, polizia penitenziaria, magistrati e anche a quella di noi avvocati, tutti per puro caso non coinvolti nella esondazione dei limitrofi torrenti che in pochi minuti ha travolto l'aula bunker». «E ora che la natura, e non gli avvocati, ha dimostrato che il luogo in cui è stata costruita questa “meravigliosa struttura”, vicino a torrenti, rende imprevedibili rischi per le persone nel caso di condizioni atmosferiche analoghe a quelle recenti? - si domandano gli avvocati della Camera penale bruzia -. Non ci interessa se la competente magistratura eseguirà verifiche per comprendere la regolarità di una struttura realizzata limitrofa a torrenti, sebbene preposta a contenere centinaia di persone. Si tratta di non tornare mai più in un posto che non è sicuro per la vita delle persone. Si tratta di ritornare nel luogo “naturale” del processo 3804/17 ('Reset', ndr): il Tribunale di Cosenza», concludono.