Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha partecipato al dibattito di Atreju, affrontando con fermezza temi centrali come la separazione delle carriere, la riforma della giustizia, il referendum e il calo della credibilità della magistratura. Con dichiarazioni incisive, Nordio ha delineato la sua visione su questi argomenti fondamentali per il futuro del sistema giudiziario italiano.

La separazione delle carriere e la riforma della giustizia

Nordio ha sottolineato come la separazione delle carriere sia una priorità per il governo e una promessa fatta agli elettori. «La separazione delle carriere rientra nel programma del governo ed è un nostro dovere portarla a compimento per ottemperare al mandato elettorale. Non è una riforma punitiva della magistratura, figuriamoci. Suona offensivo e bizzarro pensare che la separazione delle carriere sia punitiva per i magistrati. La magistratura deve essere indipendente rispetto alla politica ma anche verso se stessa".

Il Ministro ha ricordato le origini di questa proposta: «La separazione delle carriere è connaturata a una riforma fatta più di 30 anni fa, voluta da un eroe della Resistenza, Giuliano Vassalli, che ha introdotto un codice accusatorio modellato sul sistema anglosassone. Nel processo accusatorio, in tutti i Paesi in cui è stato creato, le carriere sono separate».

Nordio ha poi evidenziato il problema della percezione dell'imparzialità della magistratura: «Il magistrato deve essere percepito come imparziale dai cittadini. Non deve essere espressione delle cosiddette correnti, che, pur essendo essenziali per la dialettica interna, quando degenerano come si è visto nello scandalo Palamara, necessitano di correttivi. La sezione disciplinare del CSM è costituita da persone elette dagli stessi magistrati, creando un vincolo che dà una percezione di non parzialità».

Il referendum e il ruolo del popolo

Uno dei punti cruciali delle dichiarazioni di Nordio riguarda il referendum sulla riforma della giustizia. «Io auspico il referendum sulla riforma della giustizia perché per un argomento così delicato l’ultima parola deve essere quella del popolo. Certo, se non dovesse passare, delle conseguenze ci sarebbero per il governo. Però attenzione, non vorrei che un referendum di questo tipo fosse, come avvenuto in altri casi, personalizzato: governo sì, governo no. Questo non sarà un referendum né contro la magistratura né contro il governo».

Il Ministro ha poi chiarito l'importanza di un referendum in linea con gli ordinamenti democratici internazionali: «Si tratta di vedere se vogliamo un assetto costituzionale che sia in linea con quello che è l’ordinamento generale degli Stati democratici e liberali, che hanno una separazione netta tra PM e giudici. Una Corte disciplinare non deve essere formata dalle stesse persone che devono essere giudicate».

Sul piano pratico, Nordio ha ribadito che il passaggio parlamentare senza referendum è improbabile: «Non credo ci sia una maggioranza parlamentare dei 2/3. Ma io mi auguro che sia il popolo ad esprimersi. Diamo la parola al popolo».

La credibilità della magistratura e il caso Davigo

Nordio ha espresso un forte rammarico per il calo di fiducia dei cittadini nella magistratura. «Lo dico con dolore: oggi i 2/3 degli italiani non si fidano di noi magistrati. La credibilità della magistratura è scesa sotto il 35%. Quando sono entrato in magistratura e conducevo le indagini sulle BR, la nostra credibilità era superiore a quella della Chiesa cattolica. Ci sarà una ragione per cui oggi i cittadini non credono più in noi».

Parlando del caso di Piercamillo Davigo, ex magistrato del pool di Mani Pulite, Nordio ha osservato: «Abbiamo avuto un protagonista di Mani Pulite che è stato condannato in via definitiva. Il dottor Davigo è oramai, tecnicamente parlando secondo le sue stesse parole usate nei confronti di Craxi, un pregiudicato. Non è una bella immagine della magistratura».

Il Ministro ha aggiunto che altri scandali, come quello che ha coinvolto Luca Palamara, hanno contribuito al declino della reputazione del sistema giudiziario: «Il problema vero sta nel fatto che il 95% delle azioni disciplinari finiscono nel nulla. La credibilità della magistratura non può essere sostenuta se il sistema stesso è percepito come inefficace e corporativo».

Una riforma necessaria e trasparente

In chiusura, Nordio ha ribadito la necessità di riformare il sistema giudiziario per garantire maggiore trasparenza, efficienza e fiducia da parte dei cittadini. «Il popolo italiano ci ha dato la fiducia ed è nostro dovere portare a compimento questa riforma. Non possiamo continuare a ignorare i problemi strutturali e la percezione negativa che minano la credibilità del sistema».

Con queste parole, Carlo Nordio ha riaffermato il suo impegno per una riforma che non solo separi le carriere, ma che restituisca prestigio e integrità alla magistratura italiana, coinvolgendo il popolo nelle decisioni più importanti attraverso strumenti democratici come il referendum.