Lo stadio del paese (inaugurato nel 2017 dall’allora presidente dell’Anm Luca Palamara) e le bancarelle cariche di cibo e di gadget dozzinali allestite per la festa della montagna a Polsi. Ci sono le numerose anomalie che sarebbero state riscontrate nell’affidamento di questi due servizi al centro dell’indagine della procura di Locri che ha portato agli arresti domiciliari l’ex sindaco di San Luca, Bruno Bartolo, e uno degli assessori di quella che fu la sua giunta, Francesco Cosmo: entrambi accusati, a vario titolo, di turbata libertà degli incanti, falso ideologico e apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo.

Una nuova tegola per il piccolo centro aspromontano considerato, suo malgrado, come la “Mamma” della ’ ndrangheta. Una nuova tegola per un paese a “democrazia limitata” che ora attende con il fiato sospeso anche la decisione della commissione d’accesso inviata dal Prefetto nei mesi scorsi. Decisione che potrebbe costare lo scioglimento (il terzo) dell’ex consiglio comunale: attualmente il Comune è retto da un commissario dopo che Bartolo aveva rinunciato al suo secondo mandato «perché abbandonato dallo Stato» e nessuno, alle amministrative della primavera scorsa, si era fatto avanti per presentare una lista.

IL SANTUARIO DI POLSI

Un posto magico Polsi. Un posto che vive però lo stigma di essere stato bollato come santuario della ’ ndrangheta. Dalla “riunione” tra boss interrotta dai carabinieri nel 1969 fino alle riunioni immortalate dalle telecamere dell’indagine “Crimine” infatti, il piccolo santuario calabrese è considerato luogo di incontro privilegiato per summit mafiosi. Appollaiato a 800 metri d’altezza nel territorio del comune di San Luca, il santuario della Madonna della Montagna di Polsi è uno dei centri spirituali più importanti del meridione e, in occasione della festa di settembre, accoglie migliaia di fedeli e di semplici curiosi che si arrampicano fino ai 2000 metri di Montalto, nel cuore del parco nazionale d’Aspromonte, per poi ridiscendere, attraverso mulattiere da brividi, verso la piccola chiesa che custodisce la statua della Madonna col bambino. Ed è tra le bancarelle che durante la festa di settembre vendono cibo e oggettistica sacra all’esterno del piazzale, che l’indagine dei magistrati locresi ha avuto inizio. Da un controllo dei carabinieri effettuato una manciata di giorni prima della processione del 2022 infatti, è saltato fuori che molte delle bancarelle presenti nell’area non sarebbero state in regola con il bando comunale.

Di più: alcuni dei gestori, sospettano gli inquirenti, avrebbero presentato domanda di partecipazione quando i termini del bando stesso erano già scaduti e altri, dicono le carte, avevano legami di stretta parentela con personaggi legati a filo doppio con il crimine organizzato. Anomalie e irregolarità che, dopo la segnalazione dei carabinieri, portarono alla revoca, da parte del Comune, di numerose concessioni. Una situazione ingarbugliata, ma certo non nuova, visto che lo stesso copione si ripropone identico ogni anno, con i gestori, perlopiù cittadini di San Luca, che quelle stesse bancarelle le hanno tirate su ogni estate, anche durante le numerosissime gestioni commissariali dell’Ente. È lo stesso gip a sottolineare come l’incendio dell’auto di uno degli indagati odierni, Francesco Cosmo, avvenuto qualche settimana dopo la serrata, possa essere legato a quei procedimenti di revoca e sgombero in quanto del tutto dissonanti rispetto alla tacita e consolidata prassi secondo cui le attività commerciali sull’area mercatale del santuario di Polsi potevano continuare a essere esercitate dagli interessati a prescindere dal rispetto delle normative di settore. E alla serrata del mercato, che dall’estate del 2022 non si è più tenuto proprio su disposizione dell’ex sindaco ora finito ai domiciliari, potrebbero essere legati anche gli incendi del costone della montagna che scende ripida verso il santuario: la scorsa estate infatti almeno tre roghi di origine dolosa erano stati appiccati nei dintorni della piccola chiesa nei giorni immediatamente precedenti alla festa.

IL CAMPO DI CALCIO

Indagando sulle bancarelle di Polsi poi, i carabinieri di Locri hanno puntato gli occhi sull’affidamento del piccolo impianto sportivo di San Luca che, dopo anni di autorizzazioni all’utilizzo rilasciate volta per volta da Bartolo, era stato regolarizzato con un bando voluto dallo stesso sindaco che, ipotizzano gli inquirenti, sarebbe stato però cucito su misura per la squadra di calcio del paese, tra l’altro unica società sportiva presente a San Luca.

Una vicenda dai tratti ancora piuttosto oscuri considerato che, per una volta almeno a queste latitudini, lo stadio che era stato inaugurato in pompa magna come parziale risposta dello Stato ai tanti problemi che incombono sulla piccola cittadina in provincia di Reggio, stava svolgendo egregiamente il suo compito ospitando, oltre alla prima squadra che milita tra i dilettanti regionali, centinaia di bambini che ogni giorno frequentavano la scuola calcio, forse uno dei pochi servizi disponibili in paese. Bambini che ora, con il sequestro preventivo dell’impianto e l’interdizione per la squadra di pallone, dovranno trovarsi altro da fare.