Il Comitato Direttivo Centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) si è riunito per affrontare una serie di questioni cruciali per il sistema giudiziario italiano. Dalla richiesta di dimissioni del consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura avvocato Natoli, fino alle criticità dell’Ufficio per il Processo, il CDC ha analizzato in profondità le difficoltà che ostacolano il lavoro dei magistrati e del personale amministrativo. Ecco i principali temi emersi.

ROSANNA NATOLI CSM
ROSANNA NATOLI CSM
ROSANNA NATOLI CSM (IMAGOECONOMICA)

La richiesta di dimissioni di Natoli

Uno dei punti più rilevanti della riunione è stata la decisione di chiedere le dimissioni dell’avvocato Natoli, alla luce della sentenza del TAR del 9 dicembre 2024. La posizione del CDC è stata chiara e senza esitazioni:
«Il Comitato direttivo centrale, anche alla luce della sentenza del Tar del 9 dicembre 2024, chiede che l’avvocato Natoli rassegni le proprie dimissioni dalla carica di consigliere del Csm».

L’Ufficio per il Processo: risorsa indispensabile, ma a rischio

Un tema centrale della discussione ha riguardato l’Ufficio per il Processo, considerato dal CDC una componente indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Tuttavia, le incertezze sul futuro del personale precario impiegato nell’UPP rappresentano una preoccupazione significativa.

«I contratti con cui sono stati assunti gli addetti all’UPP scadranno il 30 giugno 2026» ha evidenziato il CDC, sottolineando che il disegno di legge di bilancio autorizza la stabilizzazione di sole 2.600 unità di personale PNRR assunto a tempo determinato. «Non è chiaro se le risorse stanziate dal governo Draghi per l’Ufficio del Processo a regime (composto di sole 1.500 unità) saranno utilizzate per la stabilizzazione dei funzionari giudiziari addetti all’UPP e in quale misura».

Le scoperture di organico nell’UPP sono particolarmente allarmanti: superano il 30% rispetto ai numeri registrati nel monitoraggio dell’ANM di giugno 2024, e in alcune sedi si arriva addirittura al 50%. Inoltre, molti funzionari si trovano assegnati a mansioni meramente amministrative, come l’assistenza e la verbalizzazione in udienza, a causa della mancanza di personale operativo.

«L’UPP si è rivelata una risorsa preziosa e irrinunciabile che, nonostante le allarmanti scoperture degli organici della magistratura e del personale amministrativo, supporta l’enorme impegno profuso dalla magistratura giudicante verso il raggiungimento degli obiettivi del PNRR» ha dichiarato il CDC. Tuttavia, il rischio di un’“emorragia di personale” è concreto, e con lo sguardo alla scadenza del 2026 il futuro appare incerto, soprattutto nel settore civile, dove “si corre il rischio di fallire l’obiettivo imposto dall’Europa.”

Le richieste del CDC al Ministero della Giustizia sono: stabilizzare l’intero contingente organico previsto dal PNRR per l’UPP; definire il ruolo e le mansioni degli addetti all’UPP a regime; rendere operativa la norma di cui all’art. 22 del PNRR 2024; estendere l’UPP agli uffici giudiziari attualmente privi di tale struttura.

A Catanzaro una situazione insostenibile

La riunione ha dedicato particolare attenzione alla situazione del distretto di Corte d’Appello di Catanzaro, dove la presenza della criminalità organizzata aggrava una già precaria condizione operativa. La relazione del presidente della Giunta esecutiva sezionale ha denunciato scoperture organiche gravi e carichi di lavoro insostenibili.

«La situazione di oggettiva difficoltà in cui versa la magistratura - requirente e giudicante - riguarda tutto il territorio nazionale, ma è ancor più grave ed allarmante in quei territori, quali il distretto di Corte d’appello di Catanzaro, in cui la presenza asfissiante della criminalità organizzata di stampo mafioso è particolarmente pervasiva» si legge nella relazione.

Il CDC ha sottolineato che strumenti come le applicazioni infra e extra distrettuali si sono rivelati fallimentari per risolvere le carenze strutturali, e ha ribadito l’urgenza di interventi definitivi. Tra le proposte avanzate figurano: una revisione delle piante organiche dei magistrati, basata sui carichi di lavoro effettivi; la copertura immediata delle scoperture esistenti; meccanismi di incentivazione economica e di punteggio per i magistrati che operano in sedi disagiate; adeguamenti delle risorse digitali e infrastrutturali per migliorare l’efficienza.

La Corte di Cassazione e i carichi di lavoro

Un altro argomento discusso riguarda i carichi di lavoro nella Corte di Cassazione, dove l’eccessivo numero di ricorsi rischia di compromettere la qualità delle decisioni. La recente esclusione della Cassazione dalla circolare del CSM sui carichi esigibili nazionali ha destato forte preoccupazione.

«I dati statistici mostrano un livello di produttività elevatissimo e sempre crescente dei consiglieri della Corte, come tale difficilmente sostenibile nel medio-lungo periodo» ha osservato il CDC. Nel settore civile, i ricorsi pendenti sono passati dai 13.496 del 1970 ai 106.763 del 2022, senza un corrispondente incremento degli organici.

Il CDC ha avvertito che «la Corte di cassazione rischia di trasformarsi da giurisdizione superiore a organismo di produzione di massa di sentenze, a scapito della qualità, che deve rimanere un valore essenziale della giurisdizione».