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Almasri
La Corte Penale Internazionale ha concesso all'Italia una proroga per la presentazione della memoria difensiva nell'ambito del procedimento aperto dal Tribunale dell'Aja nei confronti del governo italiano. Il caso riguarda Njeem Almasri, dirigente libico accusato di crimini contro l'umanità e torture. La proroga è stata accordata dopo una richiesta inviata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che chiedeva una dilazione fino al 6 maggio, giustificando la necessità di completare i dettagli della memoria in modo esaustivo. La richiesta è stata protocollata il 17 aprile, e la Corte ha deciso di concedere la proroga, fissando la nuova scadenza per il 6 maggio alle ore 16.
«Notando le ragioni addotte - si legge nella decisione della Corte - e che la proroga richiesta è per un periodo relativamente breve, il Tribunale ritiene che sussistano buoni motivi per acconsentire alla richiesta e per estendere il tempo per il deposito dei documenti fino al 6 maggio».
Cosa aveva detto Nordio
Sul caso Almasri, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, aveva dichiarato a SkyTg24 che «si trattava di meno di 48 ore, sarebbe stato impossibile in quel momento contattare la Corte Penale Internazionale, rilevando che non c'era solo un vizio formale, ma un errore sostanziale, relativo al tempo del delitto commesso». Nordio aveva sottolineato che la stessa Corte ha impiegato sei giorni per rifare il mandato di arresto, correggendo non solo errori materiali, ma un errore che riguardava la temporalità del crimine. «Il tempo del delitto commesso, nel nostro ordinamento, renderebbe nullo l'atto», ha aggiunto il ministro.
In merito al Tribunale dei ministri, Nordio aveva precisato che «dovrebbe pronunciarsi entro i tre mesi, noi attendiamo con fiducia, abbiamo fatto tutte le nostre deduzioni, alcuni protagonisti sono stati ascoltati e ora attendiamo». Ha continuato dicendo: «Se mi aspetto di essere convocato? No, non credo, perché abbiamo presentato tutte le documentazioni». Ha concluso confermando che la procedura ha seguito il suo corso, come indicato in Parlamento.