Passa a maggioranza la nuova circolare sulle procure, con sei voti contrari (i laici del centrodestra più il consigliere Michele Papa del M5s), e un astenuto, a seguito delle modifiche introdotte dalla riforma Cartabia. Come ampiamente anticipato dal Dubbio, la circolare mette in atto un tentativo di omogeneizzazione della giurisdizione, “imponendo” uno stretto dialogo tra procura, Tribunali e avvocatura, proprio mentre la politica tenta di portare a casa la separazione delle carriere. La novità più importante deriva direttamente dalla riforma Cartabia, con la scelta di estendere alle procure il procedimento tabellare previsto prima solo per gli uffici giudicanti e che dovrà essere approvato dal Csm.

L’articolo più atteso è però quello relativo al ruolo del procuratore, diventato con la riforma del 2006 un vero monarca, andando a incrinare quanto sancito dalla Costituzione, secondo la quale i magistrati si differenziano solo per funzioni. Il documento tenta di “smorzare” a valle il potere del procuratore, con «uno specifico momento partecipativo, rappresentato dalle apposite riunioni con gli aggiunti, i magistrati di ogni singolo gruppo o dell’ufficio e dai contributi del servizio studi, nonché tenendo conto delle indicazioni emerse in tali sedi di confronto».

Per il procuratore generale Luigi Salvato, «questa circolare può essere un punto di partenza» ed ha auspicato che in futuro «possa essere migliorata», paragonando la figura del procuratore Capo a quella di un direttore d’orchestra che deve far suonare tutti gli strumenti. «La circolare è innovativa anche dove stimola - ha detto il primo presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano - i magistrati del pubblico ministero a fornire il loro apporto propositivo per la migliore organizzazione dell’ufficio al fine di rendere ai cittadini un servizio di giustizia più meditato. Un auspicio infine - ha aggiunto - quello di un pubblico ministero che interpreti al pari del giudice la sua attività come servizio e che non usi il processo come impropria forma di celebrazione della propria personalità o di costruzione di percorsi destinati ad ulteriori sviluppi professionali al di fuori della magistratura ma un pm che sia, invece, sempre più consapevole che è arte di una trama articolata di relazione tra i diversi protagonisti della giurisdizione nell'interesse esclusivo dei cittadini».

Per la togata di Mi Bernadette Nicotra, secondo cui la circolare inserisce il sostituto procuratore in «un’ottica di riequilibrio delle dinamiche relazionali, a garanzia sicuramente di una maggiore indipendenza interna del singolo sostituto». Concetti non condivisi dal laico Papa, che ha definito il sistema descritto come «tolemaico» e contrario al modello cogestionale che ispira la circolare e che è incompatibile, a suo dire, con il principio di responsabilità che è coessenziale al modello accusatorio del procedimento penale. Per l’indipendente Andrea Mirenda, «ferme la bontà e l’irrinunciabilità del metodo “partecipato”, è proprio il carattere minuzioso e penetrante delle circolari sugli uffici giudicanti e requirenti la miglior prova dell’inconsistenza teorica dell’attitudine direttiva e della bontà, invece, della rotazione (o quantomeno dell’anzianità senza demerito) per individuare il coordinatore (perché l’idea stessa di capo o di dirigente è contro la Costituzione che vuole il magistrato soggetto solo alla legge)».