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Dopo Mohsen Shekari, il rapper 23enne giustiziato giovedì per impiccagione, il regime iraniano ha scelto la sua prossima vittima: si tratta di Ali Moazemi, 20 anni appena, tra i 25 condannati a morte per aver partecipato alle proteste che vanno avanti da quasi tre mesi. Il suo nome compare in una lista resa nota dal giornale iraniano Etemad, che ha reso note anche le accuse mosse ai giovani - alcuni dei quali minorenni - dalle autorità giudiziarie iraniane. «Guerra contro Dio» e «corruzione sulla terra» sono le ragioni che hanno spinto le autorità, dopo processi sommari senza testimoni, difensori e prove, a sentenziare la condanna di questi giovani. Moazemi è stato trasferito in una cella di isolamento ieri e l'esecuzione della condanna è prevista per oggi. La Repubblica islamica lo ha accusato di essere coinvolto nell'uccisione di Ruhollah Ajamian, un membro dei Basij. Ma nel mondo sono tante le persone che si stanno mobilitando per accendere una faro sulla sua situazione, nel tentativo di evitare che venga ucciso. Anche Etemad ha lanciato un appello alla magistratura affinché riveda le condanne a morte, evitando ulteriori esecuzioni. Tali persone, ha evidenziato Amnesty International, «sono state sottoposte a processi iniqui: sono stati negati i loro diritti a essere difesi da un avvocato di propria scelta, alla presunzione di innocenza, a rimanere in silenzio non rispondendo alle domande e ad avere un processo giusto e pubblico. Secondo fonti ben informate, numerosi imputati sono stati torturati e le loro confessioni, estorte con la tortura, sono state usate come prove nel corso dei processi. Le tv di stato hanno mandato in onda le ”confessioni” forzate di almeno nove imputati, prima dei loro processi - si legge in una nota -. I tre minorenni sono sotto processo in tribunali per adulti, in violazione della Convenzione dei diritti dell’infanzia, che l’Iran ha ratificato. Amnesty International teme che oltre a queste persone, molte altre rischino l’esecuzione, considerate le migliaia di rinvii a giudizio disposti finora. Il timore di imminenti esecuzioni è accresciuto dalle richieste da parte del Parlamento e di altre istituzioni di avere processi rapidi ed esecuzioni pubbliche». I nomi finora resi pubblici dalla magistratura sono quelli di Saeed Shirazi, Mohsen Rezazadeh Qaraqlou, Mahan Sadrat Morni, Sahand Noormohammadzadeh, Mohammad Qabadlo, Mohammad Broghni, Saman Saidi, Mohsen Shekari, Tomaj Salehi, Majid Rahnavard, Mohammad Mahdi Karmi, Seyed Mohammad Hosseini, Arin Farzamnia, Amin Mehdi Shokrallahi, Reza Aria, Mehdi Mohammadi., Mohammad Amin Akhali, Behzad Ali Kanari, Javad Zargaran, Shayan Charani, Hamid Qara Hassanlou, Farzaneh Qara Hassanlou, Amir Mohammad Jafari, Reza Shaker e Ali Moazemi Godarzi. Leggi anche: Intervista a Nasrin Sotoudeh: «La rivolta è irreversibile, gli iraniani sono stufi dei dogmi di un’oligarchia»