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La squadra messa in piedi dal ministro della Disabilità e della famiglia, Alessandra Locatelli, per rivedere l’intero sistema degli affidi e delle case famiglia, dopo le audizioni dei giorni scorsi con forze dell’ordine e professionisti, sta per vedere la luce.
E oggi, dopo il caso dei presunti affidi illeciti che ha riguardato Bibbiano e che ha dato lo spunto per ripensare tutto l’iter, sarà questo l’argomento della conferenza stampa organizzata alla Camera dalla ministra, che interverrà sostenuta dalla presenza del capo del Viminale Matteo Salvini, reduce dalla marcia sul comune emiliano, dove ha promesso alla folla di volersi occupare personalmente del sistema.
L'avvocato del minore Il lavoro della neo nominata ministra - che si aggiunge a quello della squadra speciale voluta dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che ha tra i suoi componenti anche la vicepresidente del Consiglio nazionale forense, Maria Masi - parte dalle proposte ricevute nel corso delle audizioni e, in particolar modo, quella avanzata dal presidente del Cnf Andrea Mascherin, ovvero l’idea di rafforzare l’istituto dell’avvocato del minore.
Una figura già prevista dalla legge 149/ 2001, che modificava la norma precedente sul regime delle adozioni, ma la cui portata non è stata adeguatamente recepita. La norma, infatti, parte da un presupposto ribadito da Mascherin nel corso del colloquio con Locatelli: il minore non visto più soggetto da tutelare ma come titolare di diritti specifici.
Ed è stata la stessa ministra, al termine dell’incontro, a rilanciare l’importanta di una tutela legale che tenga conto del minore come parte attiva del procedimento. «Gli uffici - aveva sottolineato la ministra nel corso dell’incontro sono rimasti indietro rispetto al concetto di minore come portatore di diritti».
Un concetto molto teorizzato, aveva infatti evidenziato il presidente del Cnf, «ma per il quale manca il passaggio “operativo”, spesso anche a causa di carenze di budget, dal momento che la formazione prevede un grosso impegno di spesa a livello territoriale». Cnf e dipartimento per le politiche della famiglia, dunque, potrebbero lavorare ad un nuovo protocollo sul tema, con l’aiuto degli ordini territoriali degli avvocati, in aggiunta a quello già firmato tra avvocatura e presidenza del Consiglio dei ministri.
Priorità La figura dell’avvocato del minore è distinta - anche se può cumularsi nella stessa persona - da quella del curatore speciale del minore, nominato per ovviare a situazioni di conflitto di interessi tra il minore e i suoi genitori, come frutto di una valutazione del giudice.
La prima priorità è segnare, dunque, tali differenze, spiega l’avvocatura, sia sotto il profilo giuridico sia sotto quello concettuale. Il curatore rappresenta il minore in sostituzione dei genitori, per un singolo atto o perché rappresenta in un procedimento il minore, ed è titolare degli interessi dello stesso. Cosa diversa dall’assistenza tecnico formale fornita da un avvocato. La novità introdotta dalla legge 149 del 2001 è, dunque, l’obbligatorità dell’assistenza legale per il minore, per una valorizzazione piena del contraddittorio e del giusto processo.
Ma il passo da fare, spiega il Cnf, è andare oltre la sua applicazione ai soli procedimenti di adozione e adottabilità o a quelli di sospensione e decadenza della responsabilità genitoriale. Tale istituto rappresenta, infatti, il primo formale riconoscimento di un ruolo, sia sotto il profilo formale, sia sotto il profilo sostanziale, di parte del minore e, dunque, l’attribuzione di una personalità e la titolarità di diritti rimarcati dal Cnf.
Il lavoro della Locatelli Tali differenze potranno emergere meglio dalla fase di studio avviata dal ministro Locatelli, sollecitata e resa più urgente dai fatti di cronaca recenti. Un gruppo di lavoro in cui convergono le istituzioni, ma anche figure professionali che normalmente compongono percorsi di sostegno e giurisdizionali. Lo scopo è quello di ripensare tutte le procedure che riguardano gli affidamenti, in maniera sistematica, complessiva e in una logica che tenga conto, come priorità, la prevenzione di situazioni di rischio per i minori, la loro protezione e l’individuazione della titolarità di interessi in capo al minore.
E un primo punto potrebbe essere quello di un profilo normativo autonomo per l’avvocato del minore. L’intento è infatti mettere mano agli strumenti normativi, sotto il profilo sostanziale e formale, ma anche studiare una migliore metodologia di acquisizione delle risorse, di formazione degli operatori, di sostegno alle famiglie e di riorganizzazione dei percorsi procedurali.
La crisi di sistema è evidente e la composizione degli strumenti di tutela, sostiene il Cnf, è frammentaria. E l’occasione è buona anche per rispondere ai richiami dell’Europa in tema di tutela dei minori, a partire da una revisione delle modalità di ascolto del minore in tutti i procedimenti.
Fare rete e formazione Assieme alla valorizzazione dell’avvocato del minore, sono altri due i suggerimenti dell’avvocatura alla ministra Locatelli. In primo luogo, ha affermato Mascherin, una «maggiore attenzione alla formazione dei soggetti coinvolti, ad opera di persone che si muovono nel campo del diritto, sia dal punto di vista delle norme, sia delle modalità di approccio».
Ovvero una rete di formazione complessiva e sinergica, partendo dal minore «come soggetto di diritto» e, pertanto, facendo in modo che «tutto ciò che ruota attorno a lui sia di grandissima competenza». Un modo per spezzare l’incomunicabilità tra i vari settori, attraverso una cabina istituita presso il Dipartimento per le politiche della Famiglia, mettendo a disposizione le competenze, giuridiche e sociali, di tutte le figure coinvolte, avvocati, giudici, forze di polizia, assistenti sociali e sociologi. Infine, una revisione del processo di affido, con una semplificazione delle procedure, magari attraverso la sostituzione del tribunale dei minori con uno della famiglia.