TENDENZE/ 1

GIORNALISTA

Questa lunga, lunghissima marcia verso la normalità post Covid lascia sul terreno la leggerezza, le piccole, anche gioiose, abitudini quotidiane.

Prendi le donne, per esempio. Lo smart working, che è il futuro, le ha riconfinate in casa, sia pur davanti al computer. Ma ha senso mettersi il rossetto per una riunione su Zoom? Dettagli. In mezzo a problemi ben più seri. Però dettagli che raccontano di una epidemia di leggera depressione che colpisce anche chi il Covid fortunatamente non ce l’ha. Dettagli che mi racconta la titolare di una profumeria che conosco da 20 anni: “Le donne – mi dice – non si truccano più. Le mascherine hanno ucciso il rossetto, che vendo pochissimo. Sa cosa vanno a ruba adesso? Le pantofole”. Succede nel silenzio delle decisioni personali, frutto di un clima, di orizzonti incerti, di relazioni sociali azzerate. Francamente non ci avevo fatto caso: ai tempi del Covid, il make up è scansato. Si sta molto in casa, non si deve più apparire, convincere, rappresentare.

Tra i fatturati in crisi c’è anche quello della bellezza, della cura della persona. E questo non è una bella cosa. Troppi mesi di clausura, di libertà vigilata e scatta la sindrome del carcere: il pigiama a righe ( in ascesa stellare le tute sportive), la pantofola al posto del tacco 12.

La piccola profumeria di quartiere ha esaurito le scorte di ciabatte. Le donne, con la loro gioia estetica, con il senso del colore e del gioco, sono un sensore di quel che sta succedendo. Non si può far finta che tutto sia come prima, non si può non introiettare la sofferenza che c’è nell’aria.

E allora ecco un lento ripiegarsi, impercettibile, spesso nemmeno deciso.

Fateci caso: vedrete in strada molte figure femminili vestite in maniera essenziale, volti senza trucco, no party no rimmel. E’ una tendenza, certo non un fenomeno di massa, ma già si riflette nei mancati acquisti.

La pantofola è il simbolo della nuova quotidianità anche per le donne in carriera, costrette spesso ad essere impeccabili sul lavoro, come parte di una strategia di affermazione in un mondo sessista.

“Ho clienti che hanno ruoli di responsabilità – dice la nostra fonte – che erano state sempre pochissimo in casa. E adesso scoprono un’altra dimensione. Si infagottano in vestiti comodi, lasciano il viso nature, senza correzioni. Tanto nessuno le vede, nessuno le giudica.

Finalmente”. Se questa fosse una scelta sarebbe meglio, ma è uno smottamento, uno scivolare verso la pigrizia, l’indolenza, l’apatia. Le donne non si truccano più ( o perlomeno molte di loro non lo fanno più ) perché sentono il disagio, la pesantezza di questa marcia di liberazione dal virus che ha sempre nuove scadenze. E non hanno la leggerezza necessaria per curare i dettagli, rivendicare il diritto all’estetica, alla bellezza.

Non ci avevo mai pensato se non fossi entrata in una profumeria e non avessi sentito lo sfogo di chi sta perdendo reddito sulla base di un repentino cambio di gusti inutilmente contrastato dagli spot pubblicitari che sono rimasti indietro, al mondo che c’era prima. Per Natale, per Capodanno, certe ritrosie rientreranno, le tute da lavoro saranno riposte, i rossetti riemergeranno giusto il tempo di un selfie., di una cena distanziata tra amici reduci dal tampone negativo. Ma in assenza di una svolta, la tendenza pantofola è destinata ad attecchire. La carrozza tornerà fatalmente zucca.

Perlomeno fintanto che non sarà dichiarato il cessato pericolo. E la realtà quotidiana tornerà a colori, in tutte le sue sfumature, così come piace soprattutto alle donne.