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Il 2023 si è aperto con un dibattito molto interessante sulla digitalizzazione del processo civile nell’ottica di una riduzione dei tempi della giustizia. Oltre al processo civile telematico, da più parti si invoca un sempre maggiore ricorso agli strumenti di risoluzione extragiudiziale delle controversie per ingolfare di meno i Tribunali e arrivare con celerità ad una decisione. Questi temi non tengono banco solo in Italia (si veda Il Dubbio del 5 e del 6 gennaio).
Anche in Francia, dove non mancano i punti di contatto con il nostro sistema giudiziario, si sottolinea sempre più spesso negli ultimi tempi l’esigenza di implementare le attività telematiche nel civile e nei vari riti, e, di conseguenza, ricorrere meno ai Tribunali per risolvere le controversie. Un percorso che accomuna Italia e Francia, derivante dall’appartenenza all’Unione europea. Da quest’ultima dipende l’erogazione di consistenti risorse finanziarie a partire proprio dalla giustizia. Giovedì scorso il ministro della giustizia francese, Eric Dupond-Moretti, ha annunciato una serie di misure per dimezzare entro il 2027 i tempi di svolgimento dei processi civili. Il tutto, nell’idea del guardasigilli transalpino, all’insegna di una «cultura degli accordi extragiudiziali». Dupond-Moretti, essendo avvocato, conosce bene quanto avviene negli studi legali e nei Tribunali. Durante la presentazione del suo “Piano d'azione”, ha chiesto un «reale cambiamento della giustizia civile», che rappresenta in Francia il 60% dell'attività giudiziaria (con divorzi e cause in materia di lavoro in cima alla classifica dei procedimenti nelle aule dei Tribunali). Il “Piano d'azione” è nato dagli Stati generali della giustizia, varati dal governo francese alla fine del 2021. Quasi 50.000 cittadini hanno formulato una serie di suggerimenti per costruire la giustizia di domani. Un comitato indipendente ha riassunto le proposte, raggruppate in ben 27 allegati distinti per aree tematiche e ha presentato la sua relazione al Presidente Macron l'8 luglio 2022.
In Francia – proprio come in Italia – ci si è interrogati sulle misure da mettere in campo per far fronte alle criticità della giustizia, definita "troppo lenta" e "troppo complessa”. Nel presentare gli interventi in favore della giustizia civile Eric Dupond-Moretti ha fatto presente che è giunto il momento di essere pragmatici: «La giustizia è stata oggetto da più di trent’anni di abbandono politico, con poche risorse, trascurando l’impatto sulla vita delle persone». Da qui l’esigenza di massicci investimenti con un budget destinato ad aumentare, «fino a raggiungere quasi 11 miliardi di euro nel 2027». Senza dimenticare che dal 2020 alla fine di quest’anno le cifre messe a disposizione passeranno da 7,6 miliardi a 9,6 miliardi di euro. «Alla fine dei due quinquenni – ha evidenziato Dupond-Moretti -, il bilancio della giustizia sarà aumentato di quasi il 60%. Cumulativamente in questo quinquennio, rispetto al livello del 2022, saranno 7,5 miliardi gli euro in più destinati alla giustizia. Il governo Macron vuole lasciare il segno. Gli sforzi che si stanno facendo superano di gran lunga quelli dei governi di Nicolas Sarkozy (2 miliardi) e François Hollande (2,1 miliardi).
La giustizia non è un concetto astratto e si regge sul lavoro degli avvocati, dei magistrati e di coloro che lavorano negli uffici giudiziari. Il “Piano d’azione” predisposto da Place Vendome prevede, inoltre, l'assunzione di 10.000 funzionari, inclusi 1.500 magistrati e 1.500 cancellieri. Il rafforzamento delle piante organiche è stato già raccomandato nell’estate scorsa e contenuto nel rapporto del Comitato degli stati generali sulla giustizia, presentato ad Emmanuel Macron. Il presidente francese ha chiesto di intervenire urgentemente sulle risorse umane. «La rotta - ha aggiunto Eric Dupond-Moretti - è dunque chiara, la legge programmatica permetterà di sancire mezzi per la giustizia all'altezza della missione che gli è propria».
Jean-Marc Sauvé, ex vicepresidente del Consiglio di Stato, ha messo in guardia il governo, chiedendo di non ridurre «tutto a una questione di bilancio» ed essere vicino alle persone. Le riforme nel civile anche oltralpe sono considerate fondamentali per garantire i diritti dei cittadini, muovere l’economia e consentire al paese di svilupparsi attraendo gli investimenti dall’estero. La sfida non può non riguardare la politica, che deve mostrarsi attenta e avere, per dirla con le parole del ministro della Giustizia, un volto “amichevole”. È questo un presupposto fondamentale per promuovere nel civile la «giustizia partecipativa», più rapida e vicina ai cittadini. Dupond-Moretti vuole lasciare la sua impronta su un settore fondamentale. «Il mio obiettivo è che i tempi dei procedimenti civili siano mediamente dimezzati», ha affermato il ministro della Giustizia. Molto dipenderà dall’utilizzo degli strumenti di risoluzione extragiudiziale delle controversie. Oltre alla conciliazione e alla mediazione, nei prossimi mesi saranno sviluppate due nuove modalità per alleggerire la mole del contenzioso davanti ai Tribunali: la “cesura” e la procedura di composizione bonaria. Nel primo caso, il giudice risolve la questione di merito della controversia e poi chiede alle parti di concordare l'ammontare del risarcimento. Questo strumento, ampiamente utilizzato nei Paesi Bassi e in Germania, consente di evitare le cause per risarcimento danni, che spesso durano anni. La procedura di conciliazione amichevole, ispirata alla prassi del Quebec, consente invece al giudice di aiutare le parti, con i loro avvocati, a raggiungere un accordo. Secondo le elaborazioni del ministero della Giustizia francese, ogni caso viene gestito più rapidamente in media due volte rispetto alla trattazione davanti ad un Tribunale ordinario. Il 2023 è pure in Francia l’anno delle grandi aspettative nella giustizia civile. Aspettative che provengono dai cittadini e al tempo stesso dall’Europa.