Nel giorno in cui il ddl Nordio che, tra l’altro, abolisce il reato di abuso d’ufficio, approda alla Camera per la discussione generale, il presidente dell’Anticorruzione Giuseppe Busia prende di mira la riforma. In un’intervista pubblicata ieri dalla Stampa il vertice dell’Anac rilancia l’allarme per il «vuoto normativo» che, a suo giudizio, l’addio al reato spauracchio dei sindaci provocherebbe: «L’ordinamento non classificherebbe più come reato certi comportamenti che sono chiaramente non accettabili».

Busia aggiunge: «Le grandi imprese, per decidere dove investire, valutano attentamente che ci siano presidi adeguati contro la corruzione». Sabato scorso il guardasigilli Carlo Nordio aveva proposto una chiave ben diversa. Aveva ribadito che il Paese con l’abolizione dell’abuso d’ufficio «cambierà radicalmente: sindaci e amministratori non saranno più paralizzati dalla paura della firma, la certezza del diritto sarà meglio assicurata», ricordando come «la presidenza del Consiglio Ue ha accolto la nostra proposta di rendere facoltativo, e non più obbligatorio, il mantenimento di questo reato», con la modifica della direttiva Anticorruzione, appena definita al vertice europeo di Lussemburgo.

Tornando al dibattito parlamentare, il relatore del ddl Nordio, il forzista Pietro Pittalis, ha illustrato la riforma già approvata in prima lettura al Senato lo scorso 13 febbraio, che prevede anche il rafforzamento della tutela del “terzo estraneo” rispetto alla circolazione delle comunicazioni intercettate, l’interrogatorio di garanzia prima dell’applicazione della custodia cautelare in carcere, l’introduzione di un “gip collegiale” a cui affidare l’esame delle richieste sempre in materia di “carcerazione preventiva” e l’inappellabilità delle assoluzioni (per i reati meno gravi). Pittalis ha ricordato che in commissione Giustizia «si è sviluppato un dibattito serrato tra le forze politiche, che non ha investito solo aspetti di natura tecnica ma anche una visione più complessiva del modello cui deve ispirarsi l’azione dello Stato nel settore penale e il suo rapporto con le tutele del cittadino che ne subisce la pretesa punitiva». E la scelta, appunto, «è stata quella di confermare integralmente il testo approvato dal Senato».

Gli interventi successivi si sono concentrati soprattutto sull’abuso d’ufficio. Secondo la deputata del Pd Michela Di Biase, «con il ddl Nordio ci si aspettava una riforma organica, il titolo evocava grandi imprese, invece ci si trova davanti a una serie di norme e articoli che, in realtà, si concentrano, in maniera sbagliata e talvolta populista, su poche questioni. Rispetto ai proclami roboanti di grandi riforme, vi presentate», ha detto la parlamentare dem rivolta agli avversari della maggioranza, «con una legge, a nostro avviso, mediocre, che però non per questo è meno pericolosa negli effetti che potrà produrre. Scegliere non di riformare ulteriormente ma di smantellare l’abuso d’ufficio significa obiettivamente dare un messaggio che va di pari passo con l’annuncio, fatto dallo stesso ministro Nordio, di voler mettere le mani sui reati della pubblica amministrazione». Ma così, per Di Biase, si finirebbe per «incrinare il rapporto» tra cittadini e potere pubblico.

Contrario ovviamente Federico Cafiero de Raho (M5S): «Si pensi al poliziotto che, abusando dell’uniforme, contesti un’infrazione stradale inesistente, e tanti, tanti altri sono ancora i casi in cui i pubblici ufficiali abusano del loro potere. L’abolitio criminis dell’abuso d’ufficio elimina la tutela nel caso in cui il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale. E anche qui: quale rimedio ci sarà?». Secondo l’azzurro Tommaso Calderone, invece, «ha detto bene il ministro Nordio in sede di Consiglio europeo quando ha precisato che il nostro Paese possiede un arsenale, ha usato questo termine che mi piace ripetere, per avversare la lotta alla corruzione. Quindi, ritenere, sostenere, urlare che l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio è un favore alla criminalità, come ho sentito in quest’aula, credo sia, e uso un termine ovviamente elegante, vista la sede, un fuor d’opera: non si fa una cortesia ad alcuna associazione criminale, si mettono in condizione migliaia di amministratori, funzionari e dirigenti di agire con tranquillità e non con lo spauracchio di essere incriminati e, magari, sospesi con un’altra legge veramente deprecabile come la legge Severino, dopo la condanna di primo grado. Noi li abbiamo messi in sicurezza, non in sicurezza nel senso che possono delinquere, ma nel senso che possono tranquillamente amministrare».

Il responsabile Giustizia e deputato di Azione Enrico Costa ha confermato il sì dei centristi al ddl penale di Nordio e ha detto: «Se tutti coloro che si dicono garantisti fossero coerenti, questo provvedimento sarebbe approvato all’unanimità. Invece, e mi rivolgo all’opposizione, sembra che esistano diritti di serie A e di serie B, e che tra questi ultimi vi sia il diritto di difesa. Abrogazione dell’abuso d’ufficio, interrogatorio prima della custodia cautelare, giudice collegiale, tutela dei terzi nelle intercettazioni, inappellabilità delle sentenze di assoluzione, sono punti che proponiamo da ben prima del ddl Nordio, e per questo lo voteremo».