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Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia
«Ero presente, ieri mattina, all'incontro tra il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il presidente dell'Unione camere penali, Gian Domenico Caiazza, e devo dire che è stato un confronto molto cordiale, culminato nel nuovo incontro già fissato, con Anm e Cnf, per il prossimo 4 di aprile. C'è stata la condivisione di un preciso e netto cronoprogramma, che avevamo già scandito d'intesa con gli altri colleghi sottosegretari». Lo ha detto, a Radio 24, il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, che ha proseguito: «Entro fine aprile-metà maggio avremo un primo pacchetto di norme, ovviamente da sottoporre al necessario contraddittorio. Una sorta di “sistema componibile” tra riforma dell'abuso d'ufficio, del traffico di influenze, riforma della prescrizione, interventi sulla figura del pubblico ufficiale e dell'incaricato di pubblico servizio e normative per contrastare le baby gang» ha aggiunto Sisto.
«Per quanto riguarda il processo, ci saranno interventi sulla possibilità per il pubblico ministero di appellare le sentenze di assoluzione e sull'informazione di garanzia, che non deve essere più una condanna anticipata. Sullo sfondo, poi, c'è il grande tema delle intercettazioni telefoniche. E' un cronoprogramma ambizioso, ma concreto ed in linea con le esigenze del Paese. Dal momento in cui, in tempi ragionevolmente brevi, queste norme avranno un volto provvisorio, partirà il confronto per consentirne la definitività».
Quanto al caso Artem Uss, Sisto ha commentato: «Se la Corte d'Appello aveva deciso per i domiciliari, è giusto che i provvedimenti siano rispettati. La politica deve fare la politica, la giurisdizione la giurisdizione, senza interferenze». Infine, sulla mancata estradizione dei brigatisti dalla Francia, il viceministro ha osservato: «La Corte suprema di Cassazione francese, come del resto accade in Italia, ha l'ultima parola sulle vicende giudiziarie. Ne prendiamo atto, sia pure con molta amarezza, considerando le sofferenze ancora attuali che i crimini commessi da queste persone hanno provocato alle famiglie delle vittime ed allo Stato».