Non si placano le polemiche dopo l’approvazione definitiva del ddl Nordio. Ed è scontro frontale soprattutto tra maggioranza e magistratura. Infatti l’Anm ha fatto sentire in più sedi la propria voce, con il presidente Giuseppe Santalucia: «Da oggi tutti coloro che sono stati condannati per abuso d'ufficio si rivolgeranno al giudice per chiedere l'eliminazione della condanna. È una piccola amnistia per i pubblici ufficiali: avremo 3-4mila persone, o forse di più, che chiederanno la revoca della condanna, una piccola amnistia per i colletti bianchi», concludendo che «tre giorni fa un decreto legge ha messo una pezza reintroducendo una vecchia norma che in qualche modo punisce una sottospecie di abuso d'ufficio (il peculato per distrazione, ndr), il che significa che anche il governo e la maggioranza politica si sono resi conto» della lacuna e «credo che si renderanno conto di altre falle che hanno aperto nel sistema».

Gli hanno replicato soprattutto esponenti di Forza Italia, contro i quali poi si giocherà la durissima battaglia sulla separazione delle carriere che hanno intestato al leader scomparso Silvio Berlusconi. Per il senatore e capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia a palazzo Madama, Pierantonio Zanettin «il reato di abuso d'ufficio era a condotta evanescente, con un limite tra lecito e illecito sfumato e sostanzialmente rimesso al magistrato. Di fronte a situazioni in chiaroscuro, il pubblico amministratore, quindi, evitava di prendere decisioni. Questo certamente ora sarà evitato. I 3.000 condannati di cui parla Santalucia, paventando una sorta di amnistia mascherata, in realtà sono suddivisi in 30 anni, quindi sono 10 all'anno. Stiamo veramente creando una tempesta in un bicchier d'acqua. Se il 94 per cento dei processi finisce con l'assoluzione, tanto vale che i processi non inizino neanche».

Poi è arrivato il vice ministro Francesco Paolo Sisto: «Io ho molto rispetto delle opinioni dell'Associazione nazionale magistrati, che però trovo a volte eccessivamente conservatrici. Non bisogna avere paura delle riforme. Anzi, bisogna avere il coraggio di cambiare, tutti insieme, nel rispetto dei ruoli, sempre nell'interesse dei cittadini. Penso, ad esempio, alle critiche sulla previsione che siano tre giudici a decidere sulla custodia cautelare carceraria. Che sia un collegio a decidere su una misura così grave a me sembra una garanzia perfettamente sintonizzata al principio costituzionale della inviolabilità della libertà personale». Secondo il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Tommaso Foti, «la riforma della giustizia è un cambiamento storico per l'Italia e restituirà meritata fiducia a tutto il sistema giudiziario nazionale. Quello voluto dal ministro Nordio è un provvedimento coerente e solido che costituisce una vera e propria svolta culturale e di civiltà, a tutela di un garantismo senza più storture ma che, allo stesso tempo, assicuri l'applicazione certa della pena. Questa legge si inserisce proprio nell'ottica riformista che caratterizza il governo Meloni, facendo da apripista ad ulteriori riforme fondamentali per allineare alle nuove esigenze il nostro ordinamento giuridico, rendendolo così più efficace ed efficiente». «Abolire il reato di abuso d'ufficio rappresenta un passo avanti per la giustizia italiana - ha dichiarato ancora la senatrice di Iv Raffaela Paita - e per l'efficienza delle amministrazioni pubbliche fino a oggi troppo spesso ingessate dalla cosiddetta paura della firma. Non è un caso che questa notizia sia stata salutata con favore dalla gran parte dei sindaci italiani, indipendentemente dalla loro appartenenza politica».

Di lettura opposta Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera: «Il governo Meloni indebolisce i presidi anti corruzione nel momento di massimo spesa del Paese. Il disegno è chiaro: favorire i colletti bianchi e garantire l'impunità di una certa politica. Nel provvedimento di Nordio, infatti, non c'è nulla sulla velocizzazione dei processi e sull'incremento delle risorse per la Magistratura, niente che riguardi i cittadini. Ricordo inoltre che, a evidenziare la volontà di non creare imbarazzi alla politica». Critica anche l’associazione Libera di don Ciotti: «Inquietante, segna un pericoloso indebolimento dei presidi di legalità nella lotta alle mafie e corruzione faticosamente istituiti nell'arco dell'ultimo decennio. È chiaro che le politiche del governo e della maggioranza che lo sostiene stanno producendo 'scientificamente' condizioni più propizie per una pratica indisturbata, impunita ed estremamente profittevole di svariate forme di 'abusi di potere per fini privati', ben presto non più perseguibili come reati dalla magistratura, né segnalabili come tali dalla stampa, e perciò non più riconoscibili dall'opinione pubblica».

Intanto AreaDg, l'associazione che riunisce le toghe progressiste, ha già organizzato per il 27 settembre l'incontro “Peculato, traffico di influenze e abuso d'ufficio: ancora novità in materia di Pa”. Un'occasione per fare il punto e ripercorrere le maggiori criticità dei nuovi provvedimenti. All'incontro, parteciperanno il prof. Gian Luigi Gatta, ordinario di Diritto penale, e i magistrati Chiara Valori, Roberto Bulgarini Nomi, Vincenzo Giordano, Graziella Viscomi e Costantino De Robbio.