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Crociata interessata dei pm contro il referendum
Noi Italiani durante il periodo del lockdown abbiamo applaudito i nostri eroi, tutti quei lavoratori che, nonostante la pandemia, sono rimasti in prima linea a garantirci di poter fruire di servizi essenziali, mentre noi stavamo chiusi nelle nostre case ed affacciati alle finestre.
Adesso, che tutti i settori sono ripartiti, noi Avvocati dobbiamo e vogliamo tornare a lavorare, per fare la nostra parte, insostituibile per l’economia della nazione.
Il “Comitato Giustizia Sospesa” composto dagli avvocati Germana Ascarelli, Domenico Dodaro, Melina Martelli, Maria Carmela Nicoletti, Isabella Maria Rinaldi e Stefania Spadoni, si sta battendo affinché si possa tornare a garantire ai cittadini il diritto alla difesa, affinché ciò avvenga in tempi accettabili e perché, anche per noi, tornare a lavorare è un diritto ed un dovere.
L’avvocatura si è mossa e ha fatto sentire la propria voce per la salvaguardia e la tutela dei diritti dei cittadini che in questo momento sono stati completamente abbandonati ma, anche, per tutte quelle categorie di lavoratori che dal lavoro nei Tribunali traggono sostentamento, come i consulenti tecnici d’ufficio e di parte altri professionisti completamente dimenticati, a causa della paralisi del comparto Giustizia.
Con questo spirito il “Comitato Giustizia Sospesa”, ha promosso il flashmob dello scorso 29 maggio che tanto seguito ha avuto in tutto il Paese.
Infatti, immediatamente dopo, qualcosa finalmente si è mosso.
Sorprende che il nostro spirito e la nostra iniziativa siano stati da qualche parte completamente fraintesi, interpretati addirittura come una forma di pressione indebita al fine di far tornare al lavoro, esponendoli al rischio, migliaia di lavoratori.
Non abbiamo affatto chiesto questo.
La lotta di classe appartiene ad altri tempi, ad altri animi.
Noi siamo professionisti delle regole. Conoscerle, interpretarle, assicurarne la corretta applicazione è il nostro dovere.
Dal disagio sopportato durante la pandemia, è nata non solo l’esigenza ma l’opportunità di dare un nuovo impulso alla Giustizia, con l’introduzione di regole uniformi applicabili in tutto il territorio nazionale che consentano anche l’accelerazione delle procedure.
Mai come in questo momento si è manifestata l’urgenza di intervenire concretamente per allinearci agli standard Europei, con metodi innovativi ed al passo con i tempi.
Stiamo elaborando una proposta, che a breve presenteremo alle Istituzioni competenti, che tiene in considerazione prima di tutto la sicurezza di tutti i lavoratori ed utenti dei Tribunali, e permette lo svolgimento delle attività processuali a tutti gli operatori del diritto, compresa la possibilità di svolgere il lavoro di cancelleria sia in presenza che da remoto.
Non possiamo continuare a farci trovare impreparati davanti alla possibilità che possa ripresentarsi una situazione pandemica e siamo perfettamente coscienti che, le forme di lavoro agile, costituiscono la prima e migliore forma di prevenzione dalla diffusione del contagio.
Dobbiamo guardare avanti con fiducia e tornare a lavorare, per difendere i diritti dei cittadini e contribuire a rendere l’Italia una vera potenza, una nazione ove la Giustizia non debba essere più il fanalino di coda di un sistema già inefficiente.
Questo non è un privilegio di pochi, è un interesse di tutti.
* avvocato, patrocinante in Cassazione