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Le settimane di aprile a Londra, verranno ricordate come il momento in cui nelle strade della capitale inglese è esploso un movimento nuovo, per larghi tratti differente per composizione e modalità di azione, rispetto a quello che abbiamo conosciuto fino ad ora. [embed]https://youtu.be/eY1ShyLAv5o[/embed] A Londra è andata in scena in maniera massiccia la protesta di Extinction Rebellion. Definirlo come gruppo ecologista radicale appare riduttivo, la quantità di azioni messe in campo, la capacità di bloccare snodi urbani nevralgici di Londra e il numero di arresti hanno costretto i media a parlare di loro.Il messaggio è semplice si tratta di una protesta contro l’inerzia di governi nei confronti dei cambiamenti climatici. Le azioni sono tese a far prendere coscienza all’opinione pubblica che il tempo che ci separa dalla catastrofe ambientale è poco e che bisogna fare qualcosa. Si tratta di un movimento non violento che fa della disobbedienza civile la sua pratica principale. Sebbene sia nato appena 5 mesi fa in Gran Bretagna ha presto assunto una caratteristica internazionale e ora è presente il almeno 33 nazioni con migliaia di aderenti. I gruppi locali decidono autonomamente cosa fare in nome della decentralizzazione. Si punta all’inclusione, chi si riconosce negli obiettivi di Extinction Rebellion ne fa parte. Il movimento comincia a costituirsi anche in Italia, al momento nelle grandi città come Milano, Torino e anche Roma. Ivana è un’attivista della capitale spiega il motivo per cui si riconosce nel movimento:«ci ribelliamo all’estinzione. Il segretario generale dell’Onu ha chiamato il cambiamento climatico come una minaccia alla specie umana».La stessa preoccupazione che spinge ad agire Sophie, francese ma che vive a Roma e che fin da subito ha cercato un modo per impegnarsi nella causa ambientale: «la situazione è drammatica c’è la necessità di fare qualcosa perché non abbiamo più molto tempo». D’altro canto l’appello lanciato qualche tempo fa da ER, firmato tra gli altri da Vandana Shiva, Naomi Klein e Noam Chomsky, parla chiaro. “Nel nostro ecosistema globale, complesso e interdipendente, la vita sta scomparendo. L’estinzione delle specie accelera. La crisi climatica sta peggiorando ad una velocità superiore a quanto finora previsto. Ogni giorno duecento specie si avviano all’estinzione. Una situazione così disperata non può continuare. I leader politici di tutto il mondo non riescono ad affrontare la crisi ambientale. Se il capitalismo delle multinazionali continuerà a guidare l’economia internazionale la catastrofe globale sarà inevitabile”. Ma chi sono gli attivisti di Extinction Rebellion? Lo racconta Ivan, un insegnante di materie scientifiche, anche lui agisce nella capitale: «Extinction Rebellion sembra strana, chi sono questi pazzi che si attaccano con la colla ai mezzi pubblici, che si vestono in maniera strana, che fanno finta di essere morti in mezzo alla strada o che gridano “Tell the truth”, Dite la verità? La risposta sta nelle manifestazioni di Londra ma ci sono stati atti di disobbedienza civile in molti paesi, decine di migliaia di persone hanno partecipato e ci sono stati più di 1000 arresti. La conseguenza è che se si accende la televisione o la radio si parla delle richieste del movimento come tagliare le emissioni di CO2, un traguardo che ora pare visionario ma è l’unico in linea con gli studi scientifici». Un movimento di massa che sembra stia riuscendo a far diventare la coscienza ambientale un patrimonio condiviso, lo stesso che spinge tantissimi giovani a riconoscersi nelle parole di Greta Thumberg anche se esistono delle differenze. Per Ivan: «i bambini e i ragazzi non possono agire da soli, non possono votare, non possono licenziarsi, infrangere la legge come fanno gli adulti. Quindi vengono presi meno sul serio. Extinction Rebellion è composta da persone di tutte le età come dimostra anche l’arresto di un signore di 83 anni in Inghilterra pochi giorni fa».