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Sarebbe stata una serata leggendaria e altrettanto pop se Diego Armando Maradona avesse sfilato sul red carpet del film a lui dedicato, Diego Maradona, diretto da Asif Kapadia e presentato fuori concorso.
Purtroppo a speranze già inoltrate, è arrivato l’annuncio che il divo del calcio mondiale una semidivinità per il calcio italiano e la città di Napoli in particolare, non sarebbe stato presente alla premiere. Per gli appassionati di calcio e cinema però, non sono mancate le emozioni nella mattina del settimo giorno, quando finalmente si sono aperte le porte alla visione del documentario.
Inizia da Napoli, Diego Maradona, perchè è lì che tutto ha veramente inizio, la leggenda, la gloria, lo scudetto, la droga, il coinvolgimento con la camorra, il declino. Dopo Senna ed Amy, dedicati a due icone scomparse, Diego Maradona chiude una trilogia e permette al suo regista di confrontarsi con l’oggetto del suo desiderio filmico, intervistarlo, scoprirne debolezze, timori, paure e ricordi.
Lascia parlare le immagini Kapadia e così facendo scopre che quei sette anni di Maradona a Napoli hanno come impresso un ciclo vizioso nella sua vita che si è ripetuto prontamente per molti anni: cambiava squadra e città, migliorava, trionfava per poi ripiombare in un declino di dipendenza e depressione. A Napoli tutto è iniziato e tutto è finito, con quella semifinale dove anche chi lo amava, gli si è riversato contro, anche solo per un breve momento.
L’Argentina, le sue origini e la sua famiglia sono presenti come diramazioni del divino e non mancano i drammi familiari come quel figlio, Diego Armando Maradona Sinagra, nato nel 1986 da una relazione tra il calciatore e una donna napoletana, Cristiana Sinagra, riconosciuto fin troppo tardi e incontrato solo nel 2003.
Dando spazio a questa storia nella storia, Kapadia rende chiara la sua visione: in una città come Napoli e in un mondo come quello del calcio che riunisce e unisce le famiglie, il rifiuto del campione di riconoscere quel figlio di sangue napoletano è stato un passo falso che lo ha spinto in caduta libera nell’oblio.
Diego Maradona uscirà in Italia come evento speciale distribuito da Nexo Digital e Leone Film Group il 23, 24 e 25 settembre.
Anche se presente poco formalmente, solo con Marco Bellocchio in concorso e con Lorenzo Mattotti in Un Certain Regard, l’Italia continua ad essere rappresentata dalle sue attrici e registe che con piccole parti in grandi film, portano un tocco del nostro cinema in questa kermesse. È il caso di Monica Bellucci che ha interpretato una piccola parte in Les Plus belles annees D'Une Vie di Claude Lelouch, sequel dello storico Un Uomo Una Donna.
L’attrice più internazionale che abbiamo ha raccontato di aver insistito tanto con il regista per poter prendere parte al film insieme a Jean Louis Trintignant e Anouk Aimee. «Sono disponibile pure a portarti il caffè sul set» gli ha detto e così è entrata nel cast La Bellucci interpreta la figlia di Trintignant e di quei momenti rivela: «Sul set sono stati momenti magici tra me e Jean Louis. Sono la figlia che aiuta il padre, ormai in ospizio, a ricordargli la vita perché lui ha perso la memoria o fa finta di non averla».
Ancor più internazionale di Monica Bellucci, c’è solo un attrice che da anni rappresenta il cinema italiano ai grandi festival anche come regista: Valeria Golino. In di Celine Sciamma, terza donna in concorso a Cannes, interpreta la madre della protagonista, Adèle Haenel, una ragazza promessa sposa ad uno sconosciuto italiano, in una Francia del 1770.
Grazie o a causa di Céline Sciamma, Valeria Golino recita in costume e dell’amica regista dice: «Céline è affezionata e ha un enorme talento che ha forte ascendente su di me: con lei sono arrivata a costruire un universo, a cui mi ha fatto affezionare, perché nella vita siamo amiche gioiose. Ho recitato senza mai partire per la tangente, lei sapeva cosa desiderava e in che direzione indicarmi di andare: un modo efficace, tutto diverso dal rapporto che abbiamo nella vita personale!» .
Oggi a Cannes è il giorno di C’era una volta a... Hollywood di Quentin Tarantino e non c’è altro da aggiungere all’attesa spasmodica.