Mi intriga da anni e mi piacerebbe scriverne. Ma non serve: dato che è una storia vera, è stata già scritta dalla realtà. Basta mettere in fila gli elementi. È una storia che sembra voler insegnare qualcosa di importante – ma non facile da capire sul ruolo del caso, sulle zone d’ombra del potere, sulla fragilità della vita umana. O forse solo sulla suggestione delle coincidenze.

Cesare Pavese

Nell’agosto del 1950 ha quarantadue anni. Finito l’amore con l’attrice americana Constance Dowling (che ispira le poesie di “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”), passa alcuni giorni di vacanza a Bocca di Magra. Si vede con una ragazza di diciotto anni. Le scrive lettere di toccante intensità, chiamandola “Pierina”. Dichiara di volerle “un falò di bene”. Tornato a Torino, il 18 agosto annota: “Non parole. Un gesto. Non scriverò più”.

Si suicida il 27 agosto nella stanza n. 43 dell’hotel Roma ingerendo una quantità letale di sonnifero. Sul comodino, il biglietto d’addio: “Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi”.

Romilda Bollati di Saint Pierre 

Nata a Parma, torinese d’adozione, di famiglia nobile, sposa l’industriale Attilio Turati (scomparso nel 1980). Presenza importantissima nel mondo dell’editoria. Collabora fin da giovane con la casa editrice Einaudi. Insieme al fratello Giulio acquista nel 1987 la casa editrice Bollati Boringhieri e ne è presidente fino al 2009. Nel 1983 sposa Antonio Bisaglia, rimane vedova l’anno successivo.

Muore nel 2014, a 82 anni. Poco prima della morte, viene confermato che è lei la “Pierina” delle ultime lettere di Cesare Pavese.

Antonio Bisaglia

Antonio Bisaglia – per gli amici Toni - nasce a Rovigo nel 1929, il 31 marzo. Si avvicina alla politica in un momento storico e in una regione in cui tutto si incentra sulla Democrazia Cristiana. È la “balena bianca”, un partito largamente maggioritario, radicato sul territorio e basato su un fitto sistema di rapporti personali in una società ancora contadina, il cui riferimento più importante sono le parrocchie.

In quel mondo Antonio Bisaglia è il più bravo di tutti: ne conosce e ne sa far funzionare ogni meccanismo, tra sacrestie e preferenze, correnti e aspettative delle collettività, promesse e risultati concreti. Arriva in Parlamento giovanissimo, entra in rapporto con i leader nazionali dell’epoca, amplia la sua visione politica ma senza perdere il contatto con la sua base territoriale. Acquisisce rilievo fondamentale per un altro veneto, Mariano Rumor, Presidente del Consiglio tra fine anni ‘ 60 e primi anni ’ 70 ( in quei governi Antonio Bisaglia assume le funzioni di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e di Ministro all’agricoltura).

Nei successivi governi Antonio Bisaglia diviene Ministro delle partecipazioni statali e dell’industria, mentre sul piano politico teorizza la riorganizzazione federale della Democrazia Cristiana, a cominciare dal livello veneto. Soprattutto, pare essere progressivamente attratto dagli ambienti dell’impresa di Stato. Gli amici veneti sembrano perdere contatto con lui, e rimangono sorpresi nell’apprendere del matrimonio, nel 1983, con Romilda Bollati di Saint Pierre, appartenente a un mondo sociale e culturale molto diverso.

Muore cadendo in mare dal panfilo della moglie, Rosalù, il 24 giugno del 1984, in prossimità di Santa Margherita Ligure. Della caduta nessuno al momento si avvede. Le circostanze non vengono chiarite e l’autopsia non viene eseguita. Molti di quelli che lo hanno conosciuto e frequentato non hanno mai creduto che si sia trattato di un’onda anomala.

Don Mario Bisaglia

È il fratello di Antonio. Non crede alla ricostruzione ufficiale, ed è tormentato dalla ricerca di una diversa spiegazione. Nell’agosto del 1992 parte da Rovigo, dove vive, dicendo di avere un appuntamento con qualcuno in merito alla morte del fratello. Non si sa con chi. Compra un biglietto ferroviario e va in treno fino a Calalzo, in Cadore. Nel lago di Calalzo viene ritrovato il 17 agosto del 1992.

Il caso viene chiuso come suicidio per annegamento, ma l’inchiesta è riaperta nel 2003. Riesumata la salma, gli esiti sono sorprendenti: Don Mario era già morto quando è finito nel lago (altrimenti nel suo corpo vi sarebbe stata traccia delle alghe tipiche di quel lago, invece assenti). Restano sconosciuti i responsabili.

Luigi Vannucchi 

Come un epilogo. La vita e la morte di Cesare Pavese sono raccontate in un libro di Davide Lajolo, Il vizio assurdo. Ne è tratto uno sceneggiato televisivo nel 1977 e un’opera teatrale, portata in tournée dal 1973 al 1977. A interpretare Cesare Pavese è Luigi Vannucchi. A ogni rappresentazione, lo stesso finale. L’immedesimazione varca il confine del reale: Luigi Vannucchi, dopo aver scritto due lettere, si suicida ingerendo un tubetto di pasticche di sonnifero il 29 agosto del 1978. Vicende diverse, che ci lasciano in sospeso e non ci consentono di andare oltre...