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“C’è un sogno che ci sta sognando”. Con questo incipit poetico si inaugurerà la Stagione 2019/2020 del Teatro di Roma – Teatro Nazionale, guidata da Giorgio Barberio Corsetti, con la consulenza artistica per il Teatro India di Francesca Corona, sotto l’egida del Presidente Emanuele Bevilacqua. “Un’ispirazione che arriva dai boscimani del Kalahari ed è una promessa di viaggio – si legge nel comunicato - quello nei luoghi di un teatro vivo, aperto, avventuroso, desideroso di contemporaneità. Un teatro dell’adesso in ogni dove... ma anche teatro dal vivo che esprime nuove forme di conversazione con il pubblico”. Una direzione dal respiro europeo, attenta “alla necessità di una presa sul reale del tempo presente”. Per questo motivo la programmazione 2019/2020 “accoglie nello stesso sguardo le diverse discipline della scena: una vertigine che è il primo passo per riconnettere le questioni utopiche alle questioni etiche e sociali che attraversano il nostro tempo”. Un cartellone articolato dai numeri significativi con 23 produzioni su oltre 70 proposte complessive. Sul palcoscenico del Teatro Argentina si alterneranno le produzioni di tanti prestigiosi maestri e riconosciuti artisti della scena che, tra classicità e novità drammaturgiche, proporranno il meglio dell’innovazione contemporanea. Non a caso la Stagione si apre con uno dei più acclamati innovatori del teatro d’avanguardia internazionale, Milo Rau, che da Matera Capitale della Cultura approda a Roma, il 10 ottobre, con La rivoltà della dignità - Assemblea Politica, terzo atto del suo Nuovo Vangelo, un progetto cinematografico con un cast di rifugiati e contadini disoccupati decisi a narrare la “passione” di un’intera civiltà. Massimo Popolizio, reduce dal recente successo di Un nemico del popolo, ritorna sulla scena con due produzioni ultra premiate dal pubblico: Ragazzi di vita di Pasolini (15/27 ott) e, appunto, Un nemico del popolo di Ibsen con la bravissima Maria Paiato (17/26 gen), e con una nuova produzione “Furore” di Steinbeck (al Teatro India, 19 nov/1 dic), un one man show lirico ed epico, su drammaturgia di Emanuele Trevi. Inoltre, Popolizio legge Belli in una serata-evento tra i versi affilati, cinici, rivoluzionari del cantore della Città Eterna. Mentre Carlo Cecchi si propone in un doppio Eduardo che riunisce Dolore sotto chiave e Sik-Sik, l’artefice magico (25 mar/9 apr). Una coproduzione con Marche Teatro ed Elledieffe in cui due intelligenze severe, inflessibili e rivoluzionarie si uniranno per una riflessione sul mondo del teatro come metafora della vita. L’inconfondibile voce salda e mite di Levi è portata a teatro da Valter Malosti con Se questo è un uomo (5/17 nov). Una coproduzione con lo Stabile di Torino e TPE, segnata da due spettacoli in ospitalità che rendono protagonista l’opera letteraria del chimico-scrittore: Il sistema periodico con Luigi Lo Cascio e Se questo è Levi dei Fanny&Alexander, performance/reading itinerante negli spazi del Burcardo, Valle e Sala Squarzina. Claudio Longhi porta in scena il premio Nobel Elias Canetti con La commedia della vanità (29 gen/9 feb), grottesco incubo in cui un governo totalitario mette fuori legge la “vanità”. Un affondo spietato sulla mondanità è Satyricon di Francesco Piccolo, diretto da Andrea De Rosa: una coproduzione con Napoli Teatro Festival e Stabile di Napoli che rilegge l’opera di Petronio raccontando il declino di Roma, l’opulenza disperata, la corruzione, il mecenatismo (21 nov/1 dic). Dopo aver conquistato l’Argentina nella scorsa stagione con il distopico When the Rain Stops Falling (17/22 mar), Lisa Ferlazzo Natoli e lacasadargilla tornano con la saga familiare a firma di Andrew Bovell. All’Argentina sarà la volta di Antonio Latella con uno spettacolo-evento dal best seller di Steinbeck, La valle dell’Eden (5/15 mag); un gioioso tuffo nella Commedia dell’Arte con l’Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni secondo Valerio Binasco (11/23 feb); la disperazione di un universo femminile sfregiato dall’abuso in Misericordia di Emma Dante (17 apr/3 mag); il primo Pirandello di Filippo Dini con Così è (se vi pare), che guarda a Buñuel in un claustrofobico interno borghese (19/31 mag); il teatro magnetico e ancestrale di Alessandro Serra con Il giardino dei ciliegi di Čechov (25 feb/8 mar); Franco Branciaroli e Roberto Herlitzka, diretti da Antonio Calenda, rievocano le avventure di Falstaff (7/12 gen); Alessandro Gassmann trasferisce a Napoli Fronte del porto (3/15 dic); l’omaggio a Eduardo di Lluís Pasqual con La grande magia (18 dic/5 gen). Al Teatro India i nuovi approdi dell’universo di sensibilità e intelligenze creative, come la potente e feroce bellezza del teatro epico di Mimmo Borrelli con La cupa (1/9 apr); la rilettura dell’Antigone a firma di Massimiliano Civica, sul rapporto fra l’identità dei leader e il popolo (18/30 apr); Valeria Raimondi e Enrico Castellani di Babilionia Teatri con Giulio, fra informazione e propaganda, potere e delitto, attorno alla vicenda Regeni (26/31 mag); Giorgina Pi con Wasted, un testo di Kate Tempest, la rapper, live performer, poetessa e scrittrice che ha rivoluzionato la scena culturale inglese (14/26 gen); la coppia Bartolini/Baronio (18/23 feb) con il dittico Tutt’intera, dall’immaginifico testo di Guillaume Poix, e Dove tutto è stato preso, intimista immersione nella precarietà esistenziale; Carlotta Corradi racconta il mondo dell’adolescenza, tra violenza e fascinazione, con Nel bosco (9/12 gen). Tra i giovani artisti, Fabio Condemi, reduce dalla Biennale di Venezia 2018, con Jakob Von Gunten (14/17 nov), uno spettacolo colto e raffinato dal romanzo paradossale di Robert Walser. Si rinnova la sinergia con l’Accademia Silvio d’Amico che propone il Festival Contaminazioni e quattro spettacoli (Sul Lago nero, regia di Paolo Costantini; La ballata dei babbaluci, regia di Marco Fasciana; Un sogno nella notte di Mezzestate, regia di Tommaso Capodanno, Le lacrime amare di Petra von Kant, regia di Federico Gagliardi). Giorgio Barberio Corsetti, Marco Solari, Alessandra Vanzi, a quarantatré anni di distanza, si riuniscono per riallestire La rivolta degli oggetti (17 ott/3 nov). La loro prima opera cult del 1976 passerà il testimone a tre giovani performer per realizzare un incontro fra epoche, corpi ed esperienze differenti. Una coproduzione con Romaeuropa, Ert e Fattore K. In programma un doppio dispositivo teatrale di micro narrazione della città: il teatro documentario Family affair di Zimmerfrei (8 feb/1 mar), uno spaccato sulla famiglia contemporanea; e per la prima volta in Italia, Jukebox (3/8 mar), il progetto dell’Encyclopédie de la parole, uno spettacolo sulla città, i suoi abitanti e le parole che li attraversano: Joris Lacoste dirige “assieme” al pubblico la voce di Monica Demuru nel viaggio, di sera in sera diverso, fra la lingua e la cultura romana. Una folta schiera di autori, drammaturghi e artisti di fama internazionale affollano inoltre la Stagione: il regista ungherese, Kornél Mundruczó porta in scena all’Argentina il suo pluripremiato Imitation of life (11/14 mar), uno sguardo impietoso sulla società ungherese intrisa di razzismo e contraddizioni. Sempre all’India, il regista e drammaturgo iraniano Amir Reza Koohestani in scena con Timeloss (26/29 mar), un viaggio nella memoria di una relazione, di un percorso artistico, di un Paese. Una coppia di spettacoli dell’affascinante regista, artista performativa e giocoliera francese Phia Ménard trasforma India in un terreno di rivendicazione del diritto di essere “fuori norma”: al centro di un’arena di ventilatori i due racconti coreografici, uno per bambini, L’après-midi d’un foehn, e l’altro per adulti, Vortex (30 gen/2 feb). Insomma una offerta variegata di generi e linguaggi drammaturgici per una stagione teatrale molto intensa.