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Tormentato e controverso, ormai da tempo malato e lontano dai riflettori, l'attore francese Alain Delon, icona del cinema mondiale, è morto questa mattina all'età di 88 anni nella sua casa di Douchy. “Angelo malvagio”, “sole nero della settima arte”, non si contano gli epiteti con cui oggi viene ricordato questo artista che affascinava e divideva allo stesso tempo.
Delon è stato una vera star dell'epoca d'oro del cinema francese, noto per il suo personaggio da duro sullo schermo in pellicole cult. La sua bellezza e il suo magnetismo hanno affascinato i più grandi registi, senza che ciò bastasse a placare i suoi demoni. Ombra e luce, è questa la dualità che l'attore ha incarnato per tutta la sua vita. Una personalità che non ha mai cercato di essere amata e ha mostra la sua amarezza e il suo tormento fino alla misantropia.
Alain Delon ha "una personalità abbastanza autodistruttiva e alla ricerca della propria identità", ha detto il regista Joseph Losey. "Il meglio e il peggio, entrambi inaccessibili e così vicini, freddi e brucianti", ha riassunto Brigitte Bardot in occasione dell'ottantesimo compleanno dell'artista. Nato l'8 novembre 1935 a Sceaux (Hauts-de-Seine), Delon ha raccontato di essere stato infelice da bambino, diviso tra due famiglie: i suoi genitori si sono separati e ognuno ha iniziato una nuova vita. Destinato a diventare impiegato di macelleria, lascia tutto e si unisce alla Marina francese in Indocina all'età di 17 anni. Ha 20 anni quando torna a Parigi. Commercia al limite della legalità a Pigalle, ma la sua bellezza insolente gli apre le porte del cinema.
Ottiene il primo successo nel 1960 con “Plein Soleil”, diretto da Réne Clément, in cui interpreta un assassino che cerca di assumere l'identità delle sue vittime. Sono diversi i film italiani a cui prende parte, lavorando in particolare con Luchino Visconti nel film del 1961 “Rocco e i suoi fratelli”, in cui Delon interpreta un fratello altruista intenzionato ad aiutare il fratello. Il film vince il Premio speciale della giuria alla Mostra del cinema di Venezia. Delon è anche uno dei volti di uno dei capolavori di Visconti, “Il Gattopardo” del 1963, che vince la Palma d'oro, il più alto riconoscimento al Festival di Cannes.
Tra i suoi altri film figurano “Parigi brucia” di Clément, con sceneggiatura di Gore Vidal e Francis Ford Coppola tra gli altri; “La Piscine” (I peccatori), diretto da Jacques Deray; e “L'assassinio di Trotsky” di Losey nel 1972. Nel 1968, Delon inizia anche la carriera da produttore, producendo in totale 26 film fino al 1990. Amato in tutto il mondo, (“Mi piace essere amato come amo me stesso!”, disse a Femme nel 1996), ha affascinato il pubblico per decenni: nel 2010, appare in “Un mari de trop” ("Un marito di troppo") e torna sul palco nel 2011 con “An Ordinary Day”, insieme alla figlia Anouchka.
Nel corso della sua vita non sono mancate polemiche come nel 2013 quando si dimette nel 2013 dalla giuria di Miss Francia, in disaccordo su alcune dichiarazioni controverse, tra critiche sulle donne, sui diritti LGBTQIA+ e sui migranti. Nonostante queste controversie, riceve la Palma d'onore al Festival di Cannes del 2019, una decisione che ha scatenato ulteriori dibattiti.
“Sono molto bravo in tre cose: il mio lavoro, la follia e i bambini”, disse in un'intervista a L'Express del 1995. Tante le donne della vita di Delon e tre i figli che ha amato moltissimo per tutta la vita: Anthony, avuto nel 1964, con la moglie di allora Nathalie Canovas, che recita al suo fianco in 'The Samurai' di Jean-Pierre Melville nel 1967 e Anouchka e Alain-Fabien, avuti con Rosalie van Breemen, con la quale produce una canzone e un videoclip nel 1987.
Oltre al cinema Delon si è dedicato nella sua vita a diverse attività, dall'allestimento di una scuderia di cavalli da trotto allo sviluppo di colonie per uomini e donne, seguite da orologi, occhiali e altri accessori. Collezionava anche dipinti e sculture. Delon annuncia la fine della sua carriera di attore nel 1999, solo per continuare, apparendo in “Les Acteurs” (Gli attori) di Bertrand Blier lo stesso anno. In seguito è apparso in diversi programmi televisivi polizieschi. Nel 2022, nell'ultimo film che fece prima del suo ritiro, recita con Juliette Binoche in “La casa vuota”, diretto da Patrice Leconte. “Non mi vedrete mai vecchio e brutto”, disse quando stava già per compiere 70 anni, “perché me ne andrò prima, o morirò”.