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Cinquant’anni fa, l’ 11 aprile 1968, a Berlino ovest, Alfred Rudolf Dutschke, per tutti solo ' Rudi', era appena sceso dalla bicicletta con la quale circolava abitualmente nelle strade della città dive viveva da sette anni. Prima di sparargli tre volte, Josef Bachmann un giovane di estrema destra, gli chiese se fosse davvero lui Rudi il Rosso, leader del movimento studentesco della Germania occidentale. Aprì il fuoco solo dopo aver ricevuto conferma. Al giudice spiegò poi di aver agito perché Dutschke era ' un porco comunista'.
Comunista Dutschke lo era davvero, ma il suo era un comunismo molto diverso da quello praticato nella sua terra natale, la Repubblica democratica tedesca, la torva Ddr del ' socialismo reale'. Nato nel 1940 aveva militato tra i giovani evangelici, poi nella gioventù socialista, alternando studio e sport. Promettente in entrambi i campi: sia come intellettuale che come atleta di Decathlon. Purtroppo era un tipo libertario e indisciplinato. Il socialismo importato dall’Urss cominciò ad andargli stretto quando la sua tessera del partito, presa nel 1955, era ancora fresca d’inchiostro.
L’anno seguente i carri armati entrarono a Budapest e Rudi capì al volo che quel comunismo fatto di polizia e carri armati non faceva per lui. Quando lo chiamarono alle armi rifiutò la cartolina precetto. Non pago convinse parecchi altri giovani dissidenti a fare la stessa cosa. Il regime si vendicò vietandogli l’iscrizione all’università. Nell’agosto 1961 il giovane dissidente decise di passare nell’ovest e ce la fece per un pelo. Avesse tardato di un giorno solo e al posto del varco attraverso cui aveva raggiunto Berlino ovest avrebbe trovato il Muro. Che era stato costruito proprio nella notte seguente al suo “espatrio”.
Quando, sette anni dopo, i proiettili di Bachmann lo raggiunsero alla testa ferendolo in modo gravissimo, l’ex studente della Ddr era diventato celebre a Berlino ovest a in tutta la Repubblica federale tedesca. Era il leader della Sds, la Lega degli studenti socialisti, di fatto la guida di un movimento studentesco e rivoluzionario che in Germania non aveva aspettato il fatidico 1968 per spiegare le vele. L’atto di nascita era stato anche in quel caso firmato con le pallottole: i colpi di pistola con cui il 2 giugno 1967 un poliziotto aveva ucciso lo studente Benno Ohnesorg nel corso delle proteste contro la visita dello Scià di Persia, Reza Pahlevi.
Da allora l’intera Rft, ma Berlino più di ogni altro posto, si era riempita di Comuni che intrecciavano marxismo e controcultura, di gruppi impegnati a discutere fino a tarda notte tutti i giorni e spesso a manifestare soprattutto contro l’imperialismo nordamericano. Di quel movimento, in anticipo sui tempi, Rudi il Rosso era la mente. Era brillante, coltissimo, dotato di un’intelligenza creativa e originale. Era capace di guardare al marxismo classico, soprattutto nella versione ' consiliare' di Rosa Luxemburg ma anche all’esistenzialismo di Martin Heidegger, agli studi di Francoforte ed era rimasto profondamente cristiano.
La sua visione della rivoluzione era moderna, adeguata ai tempi in cui viveva. Immaginava, in parte sulla scorta di Gramsci, una rivoluzione da portare avanti non solo nello scontro ' strutturale' tra borghesia e proletariato ma anche nella cosiddetta ' sovrastruttura', nella cultura, nell’arte, nel linguaggio, nell’informazione. Per questo il grande editore reazionario Axel Springer, re dell’informazione in Germania, diventò presto uno dei bersagli principali del movimento.
Springer rispose con una campagna violentissima contro il movimento ma anche contro il suo leader. I suoi giornali dissero apertamente che bisognava ' Fermare Rudi il Rosso'. Il giovane Bachmann, estremista di destra e psicolabile, raccolse l’appello. Ma probabilmente ad armargli la mano non fu solo Springer. Una settimana prima, a Memphis, un razzista del sud aveva ucciso Martin Luther King, il principale leader del movimento per i diritti civili dei neri d’America.
Quando Bachmann sparò, i ghetti d’America erano ancora in fiamme. E’ probabile che il cocktail micidiale che lo convinse a uccidere ' il porco comunista' fosse composto in misura pari dalla chiamata al linciaggio di Springer e dall’esempio sinistro di James Earl Ray, l’assassino di Luther King.
Uguale il gesto, identiche le reazioni. Mentre Dutschke combatteva tra la vita e la morte, con la moglie americana e i tre figli piccolissimi al capezzale, mentre il suo killer dopo aver ingoiato una manciata di pillole cercando il suicidio apriva il fuoco anche sulla polizia, le università tedesche esplosero come i ghetti dall’altra parte dell’oceano.
Senza bisogno di deciderlo ufficialmente, gli studenti seppero subito chi doveva essere preso di mira. Attaccarono le redazioni del gruppo Springer. Assaltarono i camion impedendo che quelle testate arrivassero alle edicole. Si scontrarono per ore e giorni con la polizia con una violenza che non si era mai vista, e mai più si sarebbe vista in Germania dopo la guerra ma che era inaudita per l’intera Europa in quel momento. Meno di un mese dopo, partendo da Nanterre per arrivare subito a Parigi, in Francia si sarebbe visto di peggio, il maggio francese, più di una insurrezione, quasi una rivoluzione.
Dutschke sopravvisse all’attentato. Sopravvisse anche a Bachmann, nel frattempo condannato a sette anni di carcere, col quale aveva avviato un rapporto epistolare. Bachmann si suicidò in cella nel febbraio 1970. Rudi morì nel 1979, per i postumi dell’attentato. Fu colto da una crisi epilettica nella vasca da bagno e annegò.
Nel frattempo, subito dopo l’attentato, si era trasferito a Londra ed era stato cacciato per le sue ' attività sovversive'. Era passato in Danimarca, presso l’università di Arus, dove sarebbe poi morto. Ma aveva anche ripreso l’attività politica in Germania, con il movimento antinucleare, e nell’Europa dell’est, in contatto con i gruppi dissidenti di tutti i paesi del socialismo reale.
La sua visione, quella di un movimento capace di rivoluzionare il mondo partendo dall’intervento nella cultura e sulle coscienze, era in realtà morta il giorno del suo ferimento. Il movimento, proprio nelle manifestazioni violentissime di quell’aprile, prese una strada diversa, quella che avrebbe portato al militarismo della Raf, la Frazione Armata Rossa, al movimentismo armato del Movimento 2 giugno di Bommi Baumann, alla nascita delle più ambigue cellule rivoluzionarie. Ogni movimento degli anni ‘ 60- 70 ha la sua ' perdita dell’innocenza'. In Italia fu la strage di piazza Fonatna, nel dicembre 1969. Negli Usa, forse, l’assassinio di Robert Kennedy, in quella stessa primavera di sangue, il 5 giugno 1968. Per i giovani tedeschi fu l’attentato contro Rudi il Rosso.