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Da una parte ci sono i ragazzi del Piccolo Cinema America che fino alla scorsa estate hanno organizzato una rassegna estiva, gratuita, in piazza San Cosimato a Trastevere; dall’altra c’è la giunta Raggi che ha deciso di sottrargli l’iniziativa met- tendola a bando. Ma a far arrabbiare i ragazzi e quasi tutto il cinema italiano è stata soprattutto la vicepresidente della commissione Cultura, Gemma Guerrini, che ha definito l’arena «propaganda per il Pd» e «feticista». Da qui un appello di registi e attori che chiedono la dimissioni della Guerrini e dell’assessore alla Cultura, nonché vicesindaco di Roma, Luca Bergamo.
L’ultimo atto dello scontro tra i ragazzi del Piccolo Cinema America e la giunta capitolina è un vero e proprio missile lanciato contro il comune di Roma. Quasi tutto, se non tutto, il cinema italiano ha firmato un appello per chiedere le dimissioni del vicesindaco Luca Bergamo e della consigliera 5 stelle Gemma Guerrini rispettivamente dai ruoli di assessore alla cultura e di vicepresidente della commissione cultura. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un lungo commento, postato su facebook, di Gemma Guerrini, in cui definisce «funzionale al Pd» e «feticista» la manifestazione estiva del Piccolo Cinema America. «Cos’è infatti se non feticismo - scrive la pentastellata - la reiterata proiezione, giorno dopo giorno, di vecchi film che hanno in comune soltanto il fatto di essere famosi, con a seguire la presentazione degli altrettanto famosi produttori/ registi/ attori, magari accompagnati da Franceschini o dallo Zingaretti di turno?». Chiamati in causa, registi, attori, produttori, sceneggiatori, direttori della fotografia non si sono fatti attendere con una richiesta molto dura: andate via, non siete capaci.
Ancora prima dell’appello la situazione era tesa. Dopo la decisione del comune di Roma di mettere un bando per la gestione dell’arena estiva a piazza San Cosimato, nel cuore di Trastevere, i ragazzi del cinema America che l’hanno inventata e curata hanno deciso di andarsene e di continuare con tre rassegne separate in periferia. Tra i motivi della polemica anche una clausola del bando che impedisce ai vincitori di criticare l’amministrazione romana.
Per spiegare la rabbia di questi ragazzi bisogna sapere chi sono, come nascono. Si capisce così il valore del loro progetto, ma anche perché non possono sottostare a nessun dictat. Non lo hanno fatto dal primo minuto quando nel 2012 occupano l’ex cinema America, a due passi da piazza San Cosimato. Doveva diventare l’ennesimo grande supermercato con garage. Loro ci entrano, lo restaurano e in poco tempo diventa un punto di riferimento per tutta la città e per il cinema italiano. Un successo che non viene meno, anzi cresce, quando sono costretti a lasciare quello spazio e a trasferire l’attività a piazza San Cosimato. Il quartiere li ama, la città li segue e quell’arena nata dal nulla diventa la più frequentata dell’estate romana. Dove la trovi tanta cultura a costo zero? Poi lo scontro con la giunta su un bando che sembra a tutti gli effetti una sottrazione ai legittimi e capaci proprietari.
Quello che forse i Cinque Stelle non sanno è che quei ragazzi non sono figli della sinistra ideologica, sono una nuova generazione che ama la cultura ma senza steccati, senza preclusioni, che amano quello che fanno a prescindere dagli schieramenti. La loro forza è questa. Assomiglia anche un po’ al “grillismo” degli esordi, prima delle delusioni: la richiesta di una democrazia diretta, senza mediazioni, in cui tutti si prendono il loro spazio. Ma proprio con i Cinque stelle si è aperto lo scontro più duro. Da una parte un gruppo di giovani, in testa il 23enne Valerio Carocci, dall’altra una giunta sorda alle loro legittime richieste. Non basta dire sorda. Nel messaggio postato su fb di Guerrini c’è qualcosa in più: c’è il disprezzo per il valore della cultura, del cinema, della libertà d’espressione. La consigliera Cinque stelle paragona l’arena di San Cosimato «agli spettacoli dei gladiatori» e attacca anche il fatto che sia gratuita. Da qui lo sdegno di grandi personaggi come Gianni Amelio, Francesca Archibugi, Dario Argento, Alberto Barbera ( direttore del Festival di Venezia), Margherita Buy, Ivan Cotroneo, fino a Gabriele Salvatores, Paolo Sorrentino, Checco Zalone. Tutti uniti e preoccupati. Per il Piccolo Cinema America e per la cultura del nostro Paese: «È ormai evidente - scrivono - che queste persone, anche a livello nazionale, non sono in grado di comprendere, difendere e valorizzare il patrimonio culturale italiano e quindi di rappresentarlo» .