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Rafael "Rafi" Eitan, scomparso qualche giorno fa alla ragguardevole età di 93 anni, sarà ricordato come "l'uomo che catturò Adolf Eichmann".
Ma Eitan, sabra nato in un kibbutz della Palestina del mandato britannico nel 1926, non è stato affatto solo il capo del gruppo formato da agenti del Mossad e dello Shin Beth che nel 1960 organizzò e realizzò il rapimento di uno dei peggiori sterminatori del Terzo Reich. Figlio di ebrei arrivati dalla Russia, aveva cominciato a combattere quasi da bambino, a 12 anni già militava nell'Haganah, la principale organizzazione armata ebraica nella Palestina del mandato, e poi nel Palmach, le truppe scelte dell'Haganah.
Tornato da quattro anni passati alla London School of Economic, nel '44 Eitan aveva organizzato l'immigrazione illegale degli ebrei che riuscivano a fuggire dall'Europa della croce uncinata.
Dopo la guerra si sarebbe trovato coinvolto in una quantità di operazioni militari che stanno nei libri di storia di Israele: l'attacco al campo di Atlit, dove gli inglesi tenevano rinchiusi gli ebrei entrati clandestinamente in Palestina; l'operazione Markolet, la' Notte dei ponti' nella quale il Palmach fece saltare i ponti ferroviari fra la Palestina e i Paesi confinanti usati dall'esercito inglese, l'operazione riuscì in tre obiettivi ma nel quarto morirono 14 militanti del Palmach; l'uccisione di alcuni ' Templari', organizzazione segreta di tedeschi della Palestina legata al Terzo Reich; la distruzione del radar del Monte Carmelo, vicino Haifa, usato dagli inglesi per individuare le navi che portavano in Palestina gli immigrati clandestini ebrei. Rafi Eitan era un combattente e ne portava i segni. L'udito lo aveva perso facendo esplodere una mina durante le operazioni contro gli inglesi, poi fu ferito nella guerra del 1948, il giorno dopo la dichiarazione d'Indipendenza.
Ma la sua vocazione era la guerra sotterranea e invisibile, il palcoscenico nascosto dove operano i servizi segreti.
Raccontava che da bambino la madre lo aveva portato a vedere un film di spionaggio inglese. Alla fine del film aveva deciso quale sarebbe stato il suo futuro: «Voglio essere una spia». Realizzò il sogno dopo la guerra, entrando nel neonato Shin Beth, il servizio di intelligence interno, di cui diventò il capo e poi il responsabile dei collegamenti con il Mossad, che si occupa degli esteri. Rimase in servizio, fino al 1972, quando si ritirò a vita provata e all'allevamento di pesci tropicali. Il riposo durò poco.
Nel 1978 Begin, il primo premier israeliano del Likud, lo richiamò in servizio come consigliere per la lotta al terrorismo e poi capo del Lekem, l'agenzia di israeliana che si occupava di spionaggio tecnico e scientifico, quella incaricata di realizzare il progetto nucleare dello Stato d'Israele.
Come capo dello Shin Beth e poi del Lekem, Rafi Eitan portò a segno colpi leggendari: il trafugamento delle armi vendute dalla Germania all'Egitto, il furto di una partita di uranio arricchito da un'industria americana, fondamentale per la costruzione della bomba nucleare, la preparazione dell'attacco al reattore nucleare iracheno di Oraki, nel 1981.
Una delle azioni principali finì malissimo. Rafi arruolò Jonathan Pollard, ufficiale americano che per 18 mesi passò a Israele documenti militari segreti americani importantissimi. Scoperto, Pollard fu condannato all'ergastolo: prima di uscire sulla parola ha scontato effettivamente 30 anni di galera.
Secondo Eitan c'era in realtà un accordo con gli Usa per la liberazione di Pollard dopo 10 anni. A sbagliare fu il governo di Gerusalemme: «Se il governo fosse rimasto tranquillo e non fosse corso a visitare Pollard e a renderlo un eroe nazionale, non sarebbe ancora in carcere».
L'avventura di Rafi Eitan non è né iniziata né finita con la cattura di Eichmann, ma quella fu davvero l'operazione della sua vita perché il processo contro Eichmann, a Gerusalemme, mise il mondo intero di fronte all'orrore della Shoah ancor più di quello di Norimberga.
In qualche misura i particolari di quell'azione sono rimasti a lungo confusi: soprattutto il ruolo del procuratore dell'hesse Fritz Bauer è stato a lungo sottovalutato. Arrivò a lui la segnalazione di un tedesco emigrato in Argentina, e per metà ebreo, Lothar Hermann, secondo cui lo zio del ragazzo con cui usciva la figlia Sylvia, Kluas Eichmann, poteva essere in realtà uno dei criminali nazisti più ricercati.
Bauer si recò di persona dal capo del Mossad Isser Harel, che non era però convinto dell'identificazine.
Fu Reitan a spingerlo ad approfondire e Syliva s'incaricò di andare di persona a casa di Klaus Eichmann per far uscire il falso zio, in realtà padredi Klaus, allo scoperto in modo che un agente dello Shin Beth potesse fotografarlo.
Una volta sicuri di avere di fronte il responsabile dei trasporti della Shoah, uomo chiave del genocidio ideato da Heydrich, otto agenti dello Shin Beth e del Mossad, con Rafi al comando, partirono per Buenos Aires.
L'ipotesi di chiedere l'estradizione non fu neppure presa in considerazione, data la complicità del governo argentino con gli ex nazisti.
Eichmann fu rapito l' 11 maggio 1960. Gli agenti israeliani avrebbero potuto prendere anche il dottor Mengele, il demoniaco medico di Auschwitz.
Nel 2008 Eitan ammise di aver preferito rinunciare proprio per non allarmare Eichmann. L'ex ufficiale delle SS rimase prigioniero per 9 giorni, durante i quali i nazisti e la polizia argentina torturarono Sylvia Herrmann per farsi dire dove veniva tenuto nascosto.
Il 20 maggio fu trasportato in Israele.
Due giorni dopo Ben Gurion annunciò l'arresto alla Knesset. Dopo un processo durato sei mesi e che ebbe ovunque un immenso risalto mediatico il gerarca fu condannato a morte e impiccato il 31 maggio 1962.
Proprio negli articoli dedicati a quel processo, Hannah Arendt coniò una formula a tutt'oggi adoperata ovunque: ' La banalità del male'.
Alludeva alla ' normalità' burocratica di Eichmann che aveva svolto il suo nefasto compito con semplice solerzia da impiegato modello.
Eppure quella formula non si adattava affatto al caso in questione: gli storici hanno infatti dimostrato che Adolf Eichmann era in realtà un convinto antisemita, consapevole e fiero della sua efficienza di massacratore.