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Approdato direttamente su Netflix dal 9 dicembre, senza il passaggio in sala, come inizialmente preventivato proprio dalla piattaforma streaming, il nuovo lavoro di Sydney Sibilia: L’incredibile storia dell’Isola delle Rose.
Spiazza per il suo essere strettamente tratto dalla realtà, da un avvenimento, per l’appunto, incredibile, per chi ne sente parlare la prima volta: la costruzione, ad opera di un giovane neo- ingegnere Giorgio Rosa, nel maggio del 1968, di una piattaforma- isola, fuori dalle acque territoriali italiane per un soffio ma a poche miglia di barca da Rimini.
Interpretato da Elio Germano nei panni di Giorgio Rosa e con Matilda De Angelis, Fabrizio Bentivoglio e Luca Zingaretti nel folto gruppo di attori e attrici nel cast, il film è un originale Netflix prodotto da Matteo Rovere e la sua Groenlandia, fondata insieme a Sibilia e ormai sinonimo di virtuosismo produttivo ( Veloce come il vento, Il Primo Re, la serie Romulus e la trilogia di Smetto quando voglio) e scritto a quattro mani da Sibilia e Francesca Manieri. È proprio Matteo Rovere a spiegare la genesi del film: “Il film è nato da Sydney, Francesca e me che abbiamo subito il fascino di questo personaggio che è stato Giorgio Rosa e la sua volontà di rendere concreto questo pensiero utopistico di libertà.
Una storia non così nota in Italia, un po’ folle ma radicata nel territorio, proprio come il cinema di Sydney e abbiamo trovato in Netflix un alleato per farne un film internazionale, con una natura locale ma con potenziale per esser compreso da tanti paesi con culture diverse” dichiara soddisfatto Rovere. Si collega al racconto Sydney Sibilia che rivela: “In realtà l’idea è nata mentre stavamo scrivendo i capitoli due e tre di Smetto quando voglio, sceneggiature che necessitavano di Wikipedia alla mano durante la stesura perché piene di tecnicismi umanistico- scientifici” chiarisce Sibilia e continua: “A un certo punto sulla homepage, in un riquadretto del tipo ‘ Non tutti sanno che’, c’era scritto: ‘ Isola delle rose - micronazione’. Io ci clicco sopra e leggo una storia incredibile e mi chiedo perché non ci hanno mai fatto un film . Con Francesca Manieri dicemmo che era un film già fatto e per scriverlo infatti ci abbiamo messo solo un anno e mezzo”.
Ad interpretare un sognatore attivo come Giorgio Rosa, con tanto di accento emiliano, Elio Germano che nel descrivere il suo personaggio, si abbandona prima ad una riflessione sulla libertà e sul confronto tra i giovani di oggi e quelli di allora: “Parlare adesso di libertà è difficile: oggi è declinata al ribasso, manca la libertà di accedere alle cure, all’istruzione, a delle dimore; si può parlare di libertà quando siamo tutti sullo stesso livello. E un film così ci aiuta ad alleggerire, sicuramente. Una delle cose che mi ha colpito di più è che intervistando i reduci dell’epoca, per sentire come parlavano, per apprendere l’accento, sono uscite fuori i racconti di un'epoca in cui si faceva a gara a chi la faceva più strana, questa è una cosa che mi ha molto colpito rispetto al clima di omologazione di oggi in cui tutti cercano di avere dei like, quindi di essere adeguati agli altri invece di differenziarsi. Questa gara ad essere più strambi e strani di tutti gli altri è stato il vero motore di questo personaggio: non è che la sua fosse un’impresa ideologica, era l’idea di poter fare una cosa molto grande da soli. Mi ha colpito questa differenza rispetto al giorno d’oggi dove la gara è a sparire o a nascondersi“.
Una storia vera, quella di L’isola delle Rose che, nelle mani di Sibilia diventa dramedy ( mix di commedia e dramma) che pone l’accento sia sui sentimenti di quel momento storico, sia sulle contraddizioni della Repubblica Italiana. Basterà infatti digitare questa storia in un motore di ricerca per scoprire la vicenda e ciò che il film ricorda e narra: La distruzione dell’Isola delle Rose è l’unica guerra di invasione commessa dalla Repubblica Italiana”. Da una parte assistiamo infatti alla personale ma galvanizzante epopea di un inventore, un neo- ingegnere a cui piace costruire automobili innovative che cerca di dimostrare anche un po’ il proprio valore al suo amore Gabriella ( Matilda De Angelis), giovane avvocato di diritto internazionale e da lì anche l’idea della piattaforma- isola, quasi come un gioco a puntare sempre più alto.
Dall’altro lato, tutto questo succede in un anno significativo a livello europeo e mondiale, di lotte, di ricerca di emancipazione.
Le due storie si intersecano nel confronto con la politica dell’epoca, rappresentata, più di tutti dal Ministro dell’Interno Franco Restivo, interpretato da Fabrizio Bentivoglio e dal Presidente del Consiglio Giovanni Leone, il cui ruolo nel film è affidato a Luca Zingaretti.
A sottolineare questo “incontro” tra macroavvenimenti e questa piccola grande storia, Sydney Sibilia: “La mia esigenza principale era raccontare la forza di un singolo: il vero centro era affermare che ognuno di noi è potentissimo; mi piace che Rosa abbia fatto l’Isola il 1 maggio del ’ 68, quando scendevano in piazza e spaccavano tutto, mentre lui, ‘ il mondo migliore’, se l’è costruito. Con Francesca ci siamo subito detti che non volevamo fare un film ‘ ispirato a’, ma ‘ tratto da’: le cose più assurde del film sono quelle reali, quelle che paiono più normali invece sono un po' romanzate”.
Per suscitare un’ultima curiosità sul film, e sul suo sguardo sull’Italia che fu, le parole di Fabrizio Bentivoglio:“Lavorando su Franco Restivo posso dire che di lui si sa poco, ma conservo una sua frase: ‘ Ogni qualvolta la democrazia viene minacciata, il Paese reagisce subito, d'istinto’.
Una frase che racconta bene il personaggio e la sua contraddizione, un uomo che ha scritto la nostra Costituzione, tra cui anche l’articolo 11 dove si legge che l’Italia ripudia la guerra, e poi dichiara guerra all’Isola delle Rose“.