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Con una dedica speciale a Philip Roth, il grande scrittore americano scomparso nei giorni scorsi, si è inaugurata “Napoli Città Libro” nel complesso monumentale di San Domenico Maggiore. La manifestazione è stata accolta da una folla di lettori, gente comune, scrittori, giornalisti, editori. In programma fino al 27 maggio, in esposizione lungo tutto il complesso 110 stand di editori provenienti da tutta Italia. Previsti oltre 300 eventi, tra reading, performance, incontri con 'firmacopie', ma anche laboratori per bambini e visite guidate alla scoperta di percorsi letterari insoliti, dal 'Ventre di Napoli' di Matilde Serao ai "Bastardi di Pizzofalcone" di Maurizio De Giovanni: tutti organizzati nelle belle sale affrescate del trecentesco complesso di San Domenico Maggiore. Con le istituzioni in prima fila, all’inaugurazione erano presenti il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il sindaco Luigi De Magistris, il questore Antonio de Jesu, il presidente nazionale dell’Associazione italiana editori (Aie), Ricardo Franco Levi e la rappresentante del Ministero Beni culturali, Simonetta Bonito. Palpabile soddisfazione per una scommessa già vinta dal comitato Liber@Arte, composto dagli editori Diego Guida, Alessandro Polidoro, Rosario Bianco, con la direzione artistica di Francesco Durante. “Da soli siamo riusciti in una impresa difficile ma interessante” ha detto Guida. Infatti "Napoli città libro" è la risposta del Sud alle grandi fiere del libro di Torino, Milano, Bologna, dopo la chiusura, nove anni fa, della storica fiera Galassia Gutengerg. Con lo spirito forte e l’orgoglio della città di ritrovare il suo Salone del libro e dell'editoria, con l’obiettivo ambizioso di riunire tutti i festival letterari meridionali. Non a caso la parola d’ordine è aggregare, non disperdere le energie di tante piccole case editrici del Sud e le varie iniziative culturali di valore organizzate nel corso dell’anno. In definitiva una bella formula per ipotizzare moderni 'grand tour' a scrittori internazionali. Il leit motiv del forum di apertura è stato “Come la cultura può avvicinare e unire patrimoni diversi ed essere volano di sviluppo”, sul tema appunto “La cultura salverà il Mezzogiorno? Un Paese diviso investe sulle nuove generazioni”. Ne è seguito un interessante confronto tra i giornalisti Néstor Pongutá Puerto, Antonio Olivié, Viktoria Somogyi, il sindaco di Matera Raffaello Giulio De Ruggieri (capitale europea della Cultura 2019), l’assessore alla cultura del Comune di Palermo, Andrea Cusumano (capitale italiana della cultura 2018) e il Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, moderati da Massimo Milone, responsabile Rai Vaticano. Il sindaco di Matera ha sottolineato gli obiettivi guida alla base del successo della sua città scelta come capitale europea della cultura 2019. “Un principio che rende inevitabile ciò che è improbabile”, ha sottolineato il sindaco. "Ma ciò che per noi è stato fondamentale dal punto di vista ideologico è stato costruire un nuovo soggetto sociale – ha continuato - passando da una condizione di frustrazione ad essere cittadini di luoghi di un grande vitalismo. Dunque è stato importante il recupero di orgoglio nazionale, non spettatori ma attori”. E poi ha aggiunto “la cultura è produzione, scambio. E’ un Mezzogiorno che ha ripreso a parlare, ma un punto nodale è l’opportunità, l’autonomia economica”. L’affondo finale del sindaco di Matera è stato:”Vogliamo testimoniare un Mezzogiorno che funziona che non si lamenta, mette in campo energia, ambizione”. Sulla stessa lunghezza d’onda l’assessore alla cultura di Palermo: “La cultura è un valore di per sé, è la base sulla quale si poggia qualunque cosa. Palermo è legata alle vicende di mafia ma anche di antimafia. Le nostre iniziative sono all’insegna del tema dei diritti, assistiamo ad esodi di persone che tra mille difficoltà approdano sulla nostra terra. Stiamo lavorando ad azioni di sincretismo culturale e vogliamo arrivare ad un cambio di narrazione, di senso identitario”. Come fare qualcosa di attraente per i giovani: su questo tema si è speso il giornalista spagnolo Antonio Olivié: "Le ricchezze di Napoli, Palermo, Matera sono sotto gli occhi di tutti, e saranno i giovani loro a valorizzare questo tesoro". Tra le originali iniziative del Salone 'autofinanziato' dai promotori, fa bella mostra 'il libro in sospeso', in sintonia con l’antica tradizione del caffè sospeso, si potrà acquistare un libro per donarlo alle biblioteche pubbliche. Con il Salone del Libro e dell’Editoria a Napoli dunque al centro ci sono le politiche culturali, gli investimenti ancora limitati su un settore comunque trainante dell’economia, le ZES con le conseguenti defiscalizzazioni. Ma c’è anche la necessità di Napoli di ritrovare un ruolo di capitale del Mediterraneo, crocevia di culture e di scambi commerciali. Oggi tanti gli appuntamenti, tra cui alle 18,00, la presentazione del libro di Sergio Rizzo, “ Il pacco Indagine sul grande imbroglio delle banche italiane”, edito dalla Feltrinelli”, mentre alle 20,30 Reading di poesia con il paesologo Franco Arminio, Resteranno i canti, edito dalla Bompiani. Sabato 26 maggio, tra gli altri reading on Peter Covino, Annie Lanzilotto, Jay Parini, Stan Pugliese, mentre domenica il direttore de il Mattino Alessandro Barbano presenta il suo libro “Troppi diritti”, Mondadori, e molte altre iniziative culturali con le scuole, visite guidate nelle stanze private di Ferdinando a cura della Biblioteca nazionale. La scommessa c’è tutta, l’accoglienza è stata veramente notevole, i promotori del comitato Liber@Arte, Diego Guida, Alessandro Polidoro, Rosario Bianco, ne sono convinti: “La cultura salverà il Mezzogiorno e potrà costruire un'opportunità per le nuove generazioni".