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Plutone è un pianeta nano, scoperto solo nel 1930; più piccolo della Luna ( ha un diametro di 2400 km) orbita a una distanza media dal Sole di più di 5 miliardi di km. Visto da quella distanza, il Sole è un puntino molto luminoso in un cielo bluastro dominato dalla sagoma di uno dei 5 satelliti di Plutone, Caronte, con un diametro angolare quasi 8 volte quello della nostra Luna piena. La superficie è incredibilmente fredda, ha infatti una temperatura intorno ai 230 gradi sotto lo zero. A quella temperatura l’azoto, che sulla Terra è un gas, si trova sotto forma di un ghiaccio che costituisce la quasi totalità della superficie, insieme a un po’ di metano e di monossido di carbonio anch’essi ghiacciati.
Abbiamo molte più informazioni rispetto a pochi anni fa su questo mondo così remoto perché nel 2015 è stato visitato dalla sonda americana New Horizons, che lo ha sfiorato prima di proseguire per l’ancor più lontano Ultima Thule, un corpo appartenente, come Plutone, alla Cintura di Kuiper, la fascia di corpi celesti orbitanti oltre Nettuno. Data l’enorme distanza, l’arrivo a Terra di tutti i dati ottenuti dagli strumenti a bordo di New Horizons ha richiesto molti mesi. I media hanno quindi diffuso immagini che mostravano panorami davvero alieni sotto un cielo quasi nero, con strani terreni in tutte le sfumature del crema e del marrone, montagne di ghiaccio d’acqua, ghiacciai di azoto solido e neve di metano. Gli specialisti stanno analizzando e interpretando i nuovi dati e le pubblicazioni scientifiche con ipotesi, relative alla composizione e struttura dell’interno di Plutone, si susseguono. Di recente uno di questi articoli ha attirato l’attenzione del pubblico e dei media perché sostiene e spiega l’esistenza, già ipotizzata in base a vari indizi, di un oceano di acqua ( acqua liquida, non ghiaccio!) sepolto sotto la superficie di una pianura d’azoto solidificato chiamata Sputnik Planitia.
Com’è possibile, a quelle temperature? Tanto per cominciare, l’idea di un oceano sepolto sotto una superficie ghiacciata non è un’idea così strana. Nel Sistema Solare ci sono almeno altri due corpi in cui la presenza di oceani simili, con acqua allo stato liquido nonostante le ben più fredde temperature dominanti in superficie, è considerata certa: Europa, una luna di Giove, e Encelado, una luna di Saturno. E la presenza di oceani è considerata molto probabile su diversi altri satelliti e su Cerere, un altro pianeta nano in orbita tra Marte e Giove. La formazione di questi oceani è avvenuta miliardi di anni fa, quando le temperature interne di questi corpi erano assai più alte. Il mantenimento di acqua allo stato liquido richiede però una fonte di calore, che, nel caso di Europa e Encelado, è costituita dal calore generato all’interno di questi corpi da un processo di attrito dovuto alle “maree” causate dall'interazione gravitazionale con Giove e Saturno. Nel caso di Plutone la spiegazione proposta è più sottile. La sopravvivenza di un oceano creatosi probabilmente miliardi di anni fa sarebbe da attribuire alla presenza di uno strato isolante posto tra l’acqua e la superficie del pianeta. Il materiale ipotizzato per lo strato isolante è un tipo particolare di ghiaccio, detto clatrato idrato, che per la sua struttura ricca di cavità ha la capacità di intrappolare grandi quantità di gas ( metano nel caso di Plutone) nei suoi molti interstizi. I clatrati idrati di metano sono presenti anche sulla Terra, ad esempio in alcuni fondali oceanici. Sarebbe quindi uno strato altamente isolante di clatrato idrato di metano, presente sotto la superficie della Sputnik Planitia, a preservare il calore nativo e a far sì che l’acqua di questo oceano si mantenga allo stato liquido.
La spiegazione apre scenari e prospettive degne di nota. Clatrati idrati si potrebbero infatti formare su un gran numero di corpi celesti le cui basse temperature sono comunemente ritenute incompatibili con l’esistenza di acqua liquida. Per fare un esempio, pensiamo alle migliaia di oggetti che popolano la Cintura di Kuiper, la fascia di corpi celesti in orbita oltre Nettuno, oppure agli esopianeti le cui temperature superficiali, a causa della lontananza dalla stella centrale, sono simili a quelle di Plutone. Poiché l’esistenza di acqua allo stato liquido è uno dei prerequisiti considerati indispensabili per l’esistenza di forme di vita, almeno come noi la conosciamo, questa ipotesi, se verificata, aumenterebbe di molto il numero di corpi celesti su cui essa potrebbe essere concepibile.