La sua storia gloriosa e controversa finisce a Roma un 6 maggio qualsiasi del 2009 all'ospedale San Carlo di Nancy. La diagnosi iniziale è pacifica: morto per un malore al cuore. Ma a poco a poco emerge la verità. Una tristissima verità. Il più famoso cardiochirurgo italiano per l'infanzia, uno dei più famosi al mondo, si è tolto la vita ingerendo farmaci per il cuore in dose massiccia. Carlo Marcelletti si è suicidato dopo mesi di profonda depressione. Un anno prima era stato arrestato con l'accusa di truffa, peculato e concussione, ma soprattutto con l'accusa ancora più infamante di pedopornografia. Il Tribunale del Riesame gli permette di uscire di prigione e di tornare la lavoro, ma per lui è finita.La gloriaFino a quel giorno del 2008, quando su di lui si abbatté la mannaia mediatico-giudiziaria, era stata una sfilza di successi. Cardiochirurgo pediatra, aveva dalla sua numeri impressionanti: 25 mila bambini curati, 10 mila operati. È il 1986, quando in Italia, grazie a lui, si effettua il primo trapianto su un bambino. Le sue mani d'oro, assicurate per tre miliardi quando ancora c'erano le lire, erano il frutto di studio, fatica, coraggio che lo avevano portato a frequentare le più importanti università e i migliori ospedali del mondo. Lui era uno dei migliori, forse il migliore. Fino a quel maledetto giorno in cui, di fronte ad accuse così infamanti, non riuscì ad affrontare la vita con lo stesso coraggio. La forza che aveva messo in gioco per gli altri, non la trovò per se stesso. Lui, che aveva affrontato polemiche e liti, si chiuse nel suo mondo. Quando si uccise, erano lontani i giorni in cui senza tentennamenti difendeva la decisione di operare due gemelline siamesi per tentare di separarle. Sapeva che non sarebbero sopravvisute entrambe, ma almeno una la voleva salvare. Dopo qualche mese morirono tutte e due. Ma lui ci credeva, lo faceva per amore della medicina e della vita. Di quell'amore a maggio del 2009 non restava più niente.L'InfamiaEra accusato dalla procura di Palermo di farsi dare i soldi per favorire i genitori dei bambini che dovevano essere operati. In cambio di denaro, secondo l'accusa, garantiva una corsia privilegiata. In tutto gli venivano contestati 5000 euro. Sommati con quelli che rientravano nel capitolo truffa, si arrivava a ventimila euro. Difficile credere che un uomo brillante e pieno di successo potesse rovinarsi la vita per questa cifra, ma il processo - che ragionevolmente lo avrebbe scagionato - non si tenne mai. L'arresto per molti era sufficiente a decretare che era colpevole. L'accusa peggiore era quella di pedofilia. Il cardiochirurgo, che all'epoca aveva 64 anni, ammise di aver avuto uno scambio di messaggi hard con la figlia tredicenne di una sua amante, ma sosteneva di non avere avuto con lei altro tipo di rapporti. Ma la macchina del fango era ormai scattata, la sentenza era stata emessa. E Marcelletti dimagrì 40 chili in pochi mesi.La finzioneLa storia però non finisce il 6 maggio del 2009. Questa volta no. Il fango non insabbia tutto, la gogna mediatica non cancella ogni traccia. Al posto di un giornalista si trova uno scrittore, uno dei migliori che c'è in circolazione. E la discesa agli inferi del cardiochirurgo, l'infamia che lo colpisce e che gli rovina la vita fino a spingerlo al suicidio, viene presa come spunto per pubblicare nel 2010 un grande romanzo dal titolo che non lascia scampo: Persecuzione, prima parte del dittico Fuoco amico dei ricordi. Lo scrive Alessandro Piperno che due anni dopo, con la seconda parte Inseparabili, vince meritatamente il Premio Strega.Persecuzione è la storia di Leo Pontecorvo, oncologo pediatra di successo che viene accusato di pedofilia. Per fuggire alla gogna mediatica e al giudizio dei famigliari - la moglie non gli parla più - si rifugia nella parte inferiore della casa. Non lo vedrà più nessuno. Gli lasciano il cibo là dove lui può andarlo a prendere senza essere avvistato e senza dare disturbo. Pur non avendo fatto niente, se non aver ceduto per un momento alle lusinghe di una ragazza molto giovane, si sente in colpa. Anche per Marcelletti è stato così. Oppresso dal senso di colpa, devastato dal giudizio che tutti ormai avevano su di lui, diceva: «Non trovo né giustificazioni, né attenuanti verso me stesso. Vorrei farmi perdonare dalle persone che ho deluso, prima di tutto dai bimbi che adesso non potrò più curare». Ma né lui, né il suo doppio letterario saranno perdonati. Pontecorvo uscirà dal sottosuolo della sua casa, solo quando a causa di un malore smetterà di vivere.Un classicoPiperno con Persecuzione fa una cosa rarissima nella letteratura contemporanea italiana: prova a raccontare il presente. E lo racconta nel punto più dolente: il bivio che ogni giorno ci troviamo davanti tra civiltà e barbarie. La civiltà è lo Stato di diritto. La barbarie è il giustizialismo: quel combinato di gogna mediatica e giudizio anticipato che da anni sta minacciando il tessuto sociale e politico del Paese. Piperno lo racconta e fa anche un passaggio in più: lo fa diventare letteratura, grande letteratura. Quasi un classico, in un'epoca dove niente sembra poter assurgere a questa definizione. Persecuzione sì: è un romanzo che mette le mani in pasta nella storia dei nostri giorni facendola diventare lingua, immaginario, simbolico. Marcelletti forse non troverà mai il riscatto che merita. Non basterà un libro a salvare la sua memoria. Ma noi leggendo Persecuzione ci ricordiamo di lui, ci ricordiamo di noi: del tempo così complesso che stiamo attraversando spesso privi di guide e strumenti che ci conducano in salvo.KafkaPiperno per dare forza alla sua costruzione letteraria ha una trovata geniale: la discesa nella parte bassa della casa, trasforma Pontecorvo in Gregor Samsa, il protagonista de Le metamorfosi. Nel racconto di Franz Kafka la trasformazione è da umano a scarafaggio. Gregor è un grigio commesso viaggiatore che persa la sua identità, il desiderio di vivere, perde anche la sua umanità. Solo da insetto, quando tutti hanno paura di lui e si augurano la sua morte, capisce di essere importante, recupera se stesso. Pontecorvo si trasforma sotto i colpi dell'ingiustizia subìta. Perde la sua umanità per le mazzatte di coloro che hanno decretato la sua condanna. Striscia, si nutre recuperando di nascosto il cibo che gli viene lasciato quando la porta è chiusa. Pontecorvo è Gregor Samsa, è Marcelletti. E' chi, perdendo tutto, ci racconta quanto ingiustamente possa soffrire un essere umano.Veniamo a noiNel passaggio dalla cronaca alla letteratura, chi ci resta in mezzo è il lavoro dei giornalisti. Sono i primi che spesso non hanno pietà, sono i primi che scagliano la prima pietra contro chi viene accusato, più o meno ingiustamente, di qualcosa. Sono i primi che pretendono di sostituirsi ai giudici e che non consentono appelli o cassazioni. La letteratura, almeno una certa letteratura che ancora per fortuna sopravvive, conserva la pietà. Usa la lingua non per condannare, ma per capire. Usa la narrazione non per mettere alla gogna, ma per farci identificare con chi sbaglia, impedendoci di sentirci perfetti o migliori. Ma oggi la buona letteratura la leggono in pochi.