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Fra le numerose innovazioni che la Prima Guerra Mondiale portò in campo bellico, le più importanti furono le bombe a mano, i lanciafiamme, i carri armati, i gas asfissianti e gli aeroplani. Ben presto vennero individuate le grandi possibilità che il mezzo aereo avrebbe potuto esprimere anche nelle guerre, come mezzo di osservazione tattica e di ricognizione dall'alto per scoprire e seguire le mosse terrestri degli eserciti ( aerei “ricognitori”).
Da questa attività di spionaggio l'aereo passò in breve ad una di tipo offensivo, sperimentate per la prima volta al mondo dall'Italia nel corso della guerra italo- turca ( 1911/ 12) allorché venne effettuato un attacco dall'aria contro truppe a terra ( fu il S. tenente Giulio Gavotti a lanciare, il 1.11.1911, alcune bombe a mano dal suo aereo ' Erich Taube” su un accampamento turco a Ain Zara e poi sulle oasi di Tripoli e Tagiura). Da allora incominciarono a formarsi scuole per l'addestramento di piloti per i bombardamenti aerei e industrie per la costruzione di velivoli atti al trasporto e allo sgancio di sempre maggiori quantità di esplosivo ( aerei ' bombardieri').
Contemporaneamente si rese evidente la necessità di poter disporre di uno strumento aereo che consentisse di proteggere ( o di colpire) i bombardieri durante le loro missioni e vennero quindi progettati e costruiti velivoli più piccoli, più maneggevoli, più agili e veloci, i ' caccia', i cui più famosi furono gli inglesi Vickers Fb5, impiegati del corso della Prima guerra mondiale. Di gran lunga il più famoso e il più coraggioso fra i piloti di aerei da caccia, e non solo della Prima guerra mondiale, ma di tutta la storia dell'aviazione militare, fu il barone tedesco Manfred Albrecht von Richtofen, il “Barone rosso”. Nato a Breslavia, capitale della Slesia, il 2.5.1892, dal Freiherr Albert Philips e da Kunegunde von Schickfuss und Neudorff, primo di due fratelli ( Lothar e Bolko) e una sorella ( Ilse), fu giovane esuberante, sportivo, amante della caccia e dei cavalli. Nel 1903 venne inviato alla Reale Accademia militare dei cadetti di Wahlstatt e, nel 1909, passò all'Accademia dei cadetti maggiori di Gross- Lichterfelde vicino a Berlino, ove si diplomò nel 1912 conseguendo il grado di Leutnant ( Sottotenente) di cavalleria e fu assegnato al I Reggimento Ulani. Allo scoppio della guerra ( agosto 1914) partecipò come ' esploratore' ad alcuni scontri con truppe belghe e francesi nel corso dei quali meritò la Croce di ferro di II classe e la promozione a ' Oberleutnant' ( tenente), ma, insofferente per la mancata partecipazione della sua unità sul campo di battaglia principale, nel maggio 1915 chiese e ottenne il trasferimento alla “Fliegertruppen des deutschen Kaiserreiches' ( Corpo aereo dell’Esercito tedesco) con la qualifica di ' osservatore'. Nel settembre dello stesso anno frequentò a Ostenda il Corso per piloti e ne conseguì il diploma nel gennaio 1916, venendo assegnato alla “Jagdstaffel 11” dello “Jagdesschwader 1” ( 1° stormo) della “Luftstreitkraefte” ( aeronautica da combattimento). Quivi, nel mese di ottobre, incontrò l'asso Oswald Boelcke ( N. B. ' Asso' era il titolo che spettava al pilota che avesse abbattuto 20 aerei nemici) che gli fu maestro e che lo seguì in tutta la sua successiva carriera sino alla morte ( 1916).
Il primo aereo assegnato a Manfred a gennaio 1916 fu un Albatros DII, subito dopo gli fu affidato un Albatros D III col quale avrebbe poi compiuto la maggior parte dei suoi voli e conseguito la maggior parte delle sue vittorie ( 59). Il D III era un aereo biplano monoposto, innovativo nella costruzione in quanto la fusoliera, affusolata, aveva un telaio in legno compensato che la rendeva più leggera e resistente rispetto ai precedenti rivestimenti in tela cerata. Era dotato di un motore Mercedes D III a 6 cilindri raffreddato ad acqua; la sua velocità massima era di 175 km/ h; la sua autonomia 2 ore e il suo armamento consisteva in 2 nuove mitragliatrici Spandau LMG O8/ 15 calibro 7,92 mm a fuoco anteriore sincronizzato. Queste mitragliatrici erano estremamente innovatrici rispetto alle precedenti in uso, in quanto potevano essere installare sul muso della carlinga, davanti al pilota, che poteva manovrarle lui stesso poiché il loro fuoco veniva interrotto quando le pale dell'elica passavano davanti alla canna: era iniziata l'era degli aerei da caccia monoposto col solo pilota a bordo che fungeva contemporaneamente da mitragliere. L'Albatros venne in seguito soppiantato dal Fokker Dr I, che venne consegnato a Manfred nell'agosto 1917 e che era caratterizzato da un triplice ordine di ali ( triplano) mentre sino ad allora la “Fliegertruppen” aveva in linea solo aerei a due ordini di ali ( biplani).
Caratteristica peculiare ed esclusiva di tutti gli aerei pilotati da Manfred era la colorazione in rosso dell'ala superiore, della cappottatura, della coda e della copertura delle ruote da lui adottata sin dal marzo 1916, che lo fece definire come ' der Rote Freiherr', il ' Barone Rosso'.
Il suo mito aveva avuto inizio il 26.4.1916, quando aveva abbattuto il suo primo aereo nemico, un Nieuport francese, ma la vittoria non gli era stata riconosciuta in quanto non confermata da altri piloti o da terra. Il primo aereo che gli venne accreditato fu un Farman F. E. ' Shorthorn' francese abbattuto nei cieli di Villers Plouich nel nord della Francia il 17.9.1916, cui seguirono altre 79 vittorie che dimostrarono tutte le eccezionali qualità ( lucidità, freddezza, abilità, intuizione, spericolatezza, prontezza di spirito, capacità di manovra e di riflessi, assoluta padronanza del mezzo e micidiale precisione nel tiro) dell'uomo e ne fecero l'asso assoluto della aviazione tedesca nella Prima guerra mondiale.
Nel novembre 1916, a seguito della sua decima vittoria, fu insignito della massima onorificenza militare, la Croce azzurra “Pour la mérite” e subito dopo, nel dicembre la onorò abbattendo l'asso inglese Lanoe Hawker. Nel solo mese di aprile 1917, nel corso della battaglia di Arras, abbatte 21 aerei nemici. Importantissimo e determinante per la sua carriera fu il giugno dello stesso anno allorché fu nominato ' Rittmeister' e, per la sua riconosciuta perizia e bravura nei combattimenti, gli venne anche concessa l'autorizzazione eccezionale ad operare autonomamente rispetto alle altre squadriglie.
Fu allora che anche gli altri piloti della Jasta 11 dipinsero i loro aerei con colori sgargianti, cosi che la squadriglia venne identificata come “Circo volante”. Dopo aver conseguito, in un solo anno, lo strepitoso risultato di ben 57 vittorie, il 6 luglio 1917, nel cielo tra Ypres e Armentières, venne colpito e ferito alla testa nel corso di un duello aereo con l'Aircraft Factory FE del capitano Donald Cunnell, ma riuscì ad atterrare in terra tedesca e venne ricoverato nell’ospedale S. Nicola a Courtrai ( Fiandre). Riprese a volare il 16 agosto nonostante il parere contrario dello Stato maggiore e abbatte altri 23 aerei nemici sino al 21 aprile 1918, allorché cadde nei cieli della Piccardia, a Vaux sur Somme, ucciso da un proiettile calibro 303 che lo aveva colpito al cuore.
Sulle cause di tale evento sorsero infiniti e lunghi dibattiti: di sicuro si sa che, mentre era alla guida del suo triplano rosso Fokker Dr I e stava inseguendo un aereo Soptwith Camel del 209 squadrone inglese pilotato dal capitano Wilfrid May, era stato a sua volta seguito da un altro Soptwith Camel dello stesso squadrone, pilotato dal capitano Arthur Roy Brown che lo centrò con alcuni proiettili della sua mitragliatrice Maxim 303, uno dei quali attraversò il petto del pilota, uccidendolo, e facendo precipitare il velivolo in terreno nemico.
Questa fu la versione ufficiale sempre sostenuta dal Comando supremo aereo inglese. Un'altra versione fu quella fornita da un testimone oculare, il Leutenant australiano Donald Fraser, secondo cui il Barone rosso, mentre volava a volo radente nel tentativo di sfuggire all'attacco del capitan Brown era stato centrato da un proiettile sparato da terra da una mitragliatrice contraerea.
In ogni caso l’aereo di von Richtofen si schiantò in una zona presidiata dagli Alleati e il suo cadavere, subito ricuperato e quindi venne sepolto con onori militari: sulla sua tomba gli inglesi posero una targa con la scritta “To our gallant and worthy Foe” ( Al nostro valoroso e degno avversario). Nel novembre 1925, a guerra finita, il corpo venne riesumato e trasferito, con grandi onori, alla presenza del Presidente von Hindenburg nell’Invalidenfriedhof di Berlino e infine, nel 1976, nella tomba di famiglia nel cimitero di Wiesbaden.
Il mito del Barone rosso rimane vivo sino ai giorni nostri, soprattutto in Germania, ove uno stormo da caccia porta il suo nome (' Von Richtofen Geschwader') e alcuni piloti della Seconda Guerra mondiale decorati con la Croce di ferro I classe avevano dipinto strisce rosse sotto le ali dei loro aerei durante il conflitto. In oggi, sempre in omaggio al Barone, due modernissimi aerei F 18 Hornet della Luftwaffe presentano due rombi rossi dipinti sulla superficie inferiore delle loro ali.
Manfred non si sposò mai né ebbe figli, ma il nome dei von Richtofen tornò alla ribalta della cronaca nel 2002 per una drammatica vicenda legata alla nobile famiglia, quando Suzane Louise von Richtofen, nipote di Bolko, fratello di Manfred, uccise a San Paulo ( Brasile), alla età di 119 anni il padre Manfred e la madre Marisia Abdalla per impossessarsi dell'eredità famigliare, soffocandoli con l’aiuto dei fratelli Daniel ( suo fidanzato) e Christian Cravinhos. Il successivo processo, che ebbe grande risonanza anche per la notorietà del cognome dell'imputata, si concluse nel 2006, con la condanna a 39 anni di reclusione per tutti gli imputati.