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Con l’imposizione di Roberto Gualtieri a Giuseppe Conte in qualità di superministro dell’Economia, il leader del Pd Nicola Zingaretti ha voluto spogliare un altare per vestirne un altro. Vale a dire, rinuncia alla sponda del presidente della Commissione Affari economici del Parlamento europeo per portare a Roma un uomo che – da docente di Storia contemporanea – ha scarsa conoscenza di mercati finanziari e di economia reale. Eppure la Repubblica italiana vanta il terzo debito pubblico del mondo, con una quota in mano estere prossima ai 450 miliardi di euro.
Al contrario, se Giuseppe Conte avesse scelto un tecnico al Mef ( come avrebbe auspicato da Sergio Mattarella), questo avrebbe potuto giocare agilmente di sponda proprio con Gualtieri al Parlamento europeo. Ed attenuare le facilmente prevedibili difficoltà che potranno sorgere al momento dell’elaborazione della Legge di Bilancio. Proprio per questo il Quirinale avrebbe preferito una persona diversa a Via Venti Settembre.
Ad essere benevoli, la scelta del governo sembra essere quella di individuare un “diplomatico” piuttosto di un tecnico come titolare al ministero dell’Economia. Un uomo, cioè, esperto di regolamenti europei ed in grado di “surfare” sui vincoli di Bilancio Ue. Talmente esperto che, senza batter ciglio, e benchè Gualtieri sia rientrato a Strasburgo solo per la rinuncia di Pietro Bartolo, il Parlamento europeo lo ha rieletto alla guida della Commissione Affari economici.
Insomma, un uomo apprezzato per le sue capacità diplomatiche, formate alla scuola del Pci. Già, Gualtieri è stato comunista. E forse è la prima volta che un ex iscritto al Pci siede sulla scrivania di Quintino Sella ( Vincenzo Visco era stato eletto come “indipendente”, sempre nelle liste del Pci). La sua tessera venne firmata da Nicola Zingaretti, alla guida della Fgci dell’epoca. E proprio questa amicizia, nata e coltivate nelle fila della gioventù comunista, è stata la molla che ha spinto Zingaretti a forzare sul nome di Gualtieri.
Di certo, dopo il lungo intervallo durato 8 anni, un politico puro torna alla guida del ministero dell’Economia. L’ultimo fu Giulio Tremonti. E come non si era mai visto un endorsment di un presidente Usa ad un premier incaricato italiano, così non si era mai visto che la presidente della Bce, Christine Lagarde, si esprimesse favorevolmente nei confronti di un ministro dell’Economia, non ancora indicato al Quirinale. Come ha fatto ieri, a sostegno di Roberto Gualtieri.