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Da Giovedì 23 aprile per 6 prime serate su Rai1 arriva l'energia di un personaggio che rinasce, quello di Elena Sofia Ricci in Vivi e lascia vivere, la nuova serie co-prodotta da Rai Fiction e Bibi Film TV e diretta da Pappi Corsicato. L’attrice interpreta Laura, una donna che prova a riemergere da una crisi profonda, quella derivante dalla perdita di un marito che l’ha lasciata sola a gestire tre figli, una casa e tanti debiti. Rai Fiction continua nella linea del racconto al femminile ma questa volta da spazio alla fragilità che può essere anche la base per un rinnovarsi, per risorgere dalle proprie ceneri, una lezione valida sia per le donne che per gli uomini. Nel nostro incontro virtuale, Elena Sofia Ricci sottolinea proprio questo aspetto universale e il potere del cambiamento che può sempre intervenire a risollevarci. Come ogni artista in questo momento poi, l’attrice, che si è distinta in Loro di Paolo Sorrentino, vincendo una David di Donatello come miglior attrice protagonista, si abbandona a pronostici di speranza del dopo emergenza e chiama in campo le nuove generazioni a ristabilire i valori fondamentali. Niente è come sembra in Vivi e Lascia Vivere? Si niente è come sembra ma un po’ è effettivamente come sembra, come spesso accade in tutte le famiglie che sembrano una cosa e poi non è esattamente tutto come appare. In questa famiglia Ruggero è Laura che viene travolta dalla perdita del marito, del lavoro e questo terremoto provoca una grande crisi e le crisi sono positive perché portano le persone a reagire, o soccombono o reagiscono. Ad un certo punto Laura sta per soccombere invece poi decide di reagire e lo fa portandosi dietro un segreto ma non è l’unica a custodirne uno, son tanti quelli che hanno segreti. Molti appaiono in maniera diversa da come sono, ed è interessante questa visione totalmente antieroica, non ci sono madri coraggio, personaggi che spesso abbiamo visto nelle fiction e che non esistono in natura. Non ci sono eroi, ci sono uomini e donne che sbagliano, che non son perfetti e che avranno delle possibilità di recuperare nella vita. Laura in particolare, che è una trascina popolo e nel suo modo di incedere è molto determinata, pragmatica, ruvida a volte, sfrontata, darà una svolta alla sua vita, inizialmente a quella professionale. È per questo che questa serie arriva in un momento che non ci saremmo mai aspettati quando l'abbiamo girata e speriamo in questo di poter dare agli spettatori un po’ di speranza, ottimismo e una vera e propria flebo di energia che possa arrivare a uomini e donne in terribili difficoltà in questo momento e scoprire che si può reinventare un lavoro o a volte si può trovare un modo di continuare a fare lo stesso lavoro ma gestendolo in maniera diversa, come ci impone questo momento. Speriamo che dalla visione di questa serie si possa trovare vantaggio perché parla di lottatori, lottatrici, combattenti che non si danno per vinti, che non si piegano e in qualche modo rinascono. Negli anni, forse per rispondere alle lotte femministe, nell’audiovisivo si è imposto un modello di donna forte, la madre coraggio che lei citava poc’anzi. In questa serie, invece, ci si discosta da quell’idea. Secondo lei è arrivato il momento di umanizzarci, di mostrare anche la fragilità poiché non sintomo di debolezza? A me la parola femminista mi fa allergia tanto come quella maschilista, sono due parole che andrebbero abrogate dalle nostre menti e dai nostri cuori, esistono uomini e donne che per loro natura sono fragili ed imperfetti. Rita Levi Montalcini ha scritto un libro che si chiama Elogio dell'imperfezione, parla dell’essere umano che non è ancora evoluto completamente e questo lo stiamo vedendo tutti i giorni, alcuni sono proprio resistenti all'evoluzione. Questa donna è fragile, fallibile, meravigliosamente imperfetta che fa degli errori clamorosi pensando di fare del bene e in parte ci riesce e in parte no però è una donna che non si dà per vinta e che dalle proprie fragilità trae la forza per riemergere, è una donna come tante altre. Ho allergia per le eroine, poi oggi non esiste più questo modello, che è tramontato. Meglio riconoscersi imperfette, con le nostre fragilità, questa è la nostra bellezza, darsi il permesso di essere imperfetti e fallibili e così libereremo anche i nostri figli e le nuove generazioni dai modelli di perfezione al quale noi abbiamo anelato pensando di dover far felice qualcun altro che non fossimo noi. Il messaggio universale che dà la serie è quello della possibilità di una rinascita, un cambiamento, più che un messaggio femminista? Esatto, non è femminismo, è rispetto per se stessi. Quando Laura dice a Rosa ( Bianca Nappi) che non può farsi trattare così dal marito, è una donna che ricorda all’amica che deve avere rispetto per se stessa e non farsi sottomettere da qualcuno, poteva valere lo stesso discorso con un uomo. Dobbiamo cominciare a rispettarci, dovremmo insegnare il rispetto di sé, quando riapriremo tutto, devono cambiare delle cose, bisogna introdurre nelle scuole l'educazione civica, l’educazione emotiva, lavorare sull'intelligenza emotiva così che l'essere umano evolva veramente. Negli ultimi anni siamo caduti nella corsa al potere, al denaro, vanno recuperati i valori e le parole come etica morale, onestà, rispetto delle regole e delle differenze. Nella serie i personaggi sembra riescano ad evolversi, noi ci riusciremo dopo questa crisi?Non so dare una risposta ma in questi giorni come tutti mi auguro che i ricercatori troveranno un vaccino o qualcosa che sconfigga presto questo virus. Se così sarà, non avremo il tempo di cambiare abbastanza. Se i tempi si allungheranno forse avremo qualche chance in più di riflettere e cambiare. Sono fiduciosa ma è il momento di fare qualcosa, ogni categoria di settore deve fermarsi, guardarsi e fare una rivoluzione. Credo sia l'epoca di una nuova rivoluzione, prima eravamo troppo occupati a correre che non ci siamo accorti dove stavamo per andare a schiantarci e invece ci vuole una rivoluzione culturale. Lo dico ai giovani, questo mondo già stava andando allo sfascio prima di questa tragedia, che diventino loro una nuova generazione più illuminata della nostra, più capace in pietas, compassione e rispetto dell’altro, in etica, morale, onestà e gratitudine. Ci si deve interrogare secondo la propria coscienza, siamo stati un paese di individualisti, dobbiamo ripensare tutto e a me sembra che la voce più determinata, che coniuga la spiritualità alla politica sia quella di Papa Francesco che con questa potenza ci richiama a assumerci le nostre responsabilità e rivedere il nostro modo di vivere. Stiamo vivendo una guerra no? Anzi forse è questa la prima vera guerra mondiale che ha colpito principalmente quella parte di occidente che ha detenuto il potere del pianeta in questi anni. Il suo personaggio si mostra nei minimi dettagli e particolarità, dai vestiti allo smalto, come avete lavorato con il regista Pappi Corsicato per costruirlo? Ci tengo molto a questo lavoro, con Pappi già da quando mi presentò il soggetto svariati anni fa, subito abbiamo voluto creare un personaggio sopra le righe, esagerata, anche un po’ volgare e siamo sempre stati in sintonia, addirittura volevamo cambiarle lo smalto molto di più e purtroppo poi i tempi di lavorazione non ti permettono questo. C’è una scelta dei costumi e delle scenografie bellissima e un lavoro sui colori anche molto dettagliato e permettetemi di fare i complimenti ai reparti, scenografia, trucco e parrucco, perchè hanno tutti insieme collaborato per creare il personaggio di Laura così diverso, con gli orecchini grandissimi, con queste mise e quel suo modo di camminare sfrontato. Questo è il bello di quando costruisci un personaggio proprio dai dettagli e quei dettagli ti aiutano a farlo muovere, a farlo parlare, è un messaggio che arriva ancora più forte, questo non verbale. Il bello del lavoro di attrice è che puoi trasformarti in un’altra.