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"Re-Genesis | Rinascita": con un titolo così evocativo si inaugura a Napoli, al PAN Palazzo delle Arti, la mostra, curata da Paola De Ciuceis, dell’artista coreana Jeong-Yoen Rhee, nota per la particolarità di dipingere senza pennello usando il polpastrello, mescolando i colori con la mano e stendendoli con il dito indice. Jeong-Yoen Rhee arriva finalmente in Italia, iniziando da Napoli, su iniziativa di Ken Kim per Kips Gallery New York. Dal 14 ottobre e fino al 15 novembre 2020, dalle 17 alle 20.00, si potrà vistare la speciale mostra dell’artista nata a Seoul nel 1952. Rimasta a studiare arte nella capitale sud coreana fino al 1988, si è poi trasferita a New York. Nella sua lunga carriera, ormai ultra quarantennale, ha esposto negli Stati Uniti, in Corea, Portogallo, Spagna, Germania, Francia, Australia, Giappone e Kenya. Jeong-Yoen Rhee è famosa per l’originalità dei suoi lavori che concepisce “come una forma di arte ambientale”. Con la complicità della pratica zen, della meditazione e dello yoga, “sviluppa una riflessione sulla vita che nasce dall’osservazione della natura per arrivare alla relazione uomo-natura, uomo-destino”. Una pittura resa preziosa anche dall’uso dei materiali e dei supporti. In particolare l’artista si distingue per la scelta di utilizzare prodotti organici rispetto a quelli industriali in virtù della capacità che hanno di mantenere nel tempo tonalità uniche e proprietà originali anche rispetto a odori e colori. Il titolo "Re-Genesis | Rinascita" parte dalla considerazione che “per l‘artista – scrive nel catalogo la curatrice della mostra, Paola de Ciuceis – la nuova genesi è il piacere di giungere alla purezza di materia e forma del demiurgo nel momento della nascita dell’oggetto creato per la prima volta. E come il grande artefice impastò la terra con le mani per dar vita al mondo, così l’artista ritiene che il metodo ideale sia quello diretto, senza la mediazione di strumento alcuno”. La particolarità e l’originalità delle sue opere rimandano ad “uno studio approfondito delle tematiche e all’utilizzo di materiali tratti da una natura ancestrale e primitiva – si legge nella sua biografia - dalla creta alla cenere vulcanica, dal carbone alla madreperla. Materiali frutto di un lavoro profondo di elementi naturali primari, come il fuoco, il vento, l’acqua e il tempo che Rhee utilizza per creare delle composizioni astratte ma con riferimenti visivi figurativi che offrono un ordine al caos”. Tra i materiali più usati: la lacca presa direttamente dall’albero della lacca; la creta, la terra e la cenere vulcanica, la polvere di carbone e di oro, il guscio d’uovo, la madreperla, l’argilla rosa che donano un senso di mistero all’opera d’arte. Così come per le tele che sono naturali: la carta coreana fatta a mano dal gelso oppure la tela di canapa tessuta al telaio. Anche l’uso che l’artista fa del bambù è di notevole interesse per il significato fortemente simbolico che lo caratterizza: “Forte e resistente – è scritto nel catalogo (Editori Paparo) – con quelle sue articolazioni cave flessibili ma sempre dritte, è emblema di fermezza ed esempio per l’individuo che nella condivisione di abilità e valori può trovare il perno della società”. Tra le sue tecniche preferite, anche il mosaico e la tarsia in madreperla messa in opera con sapiente maestria e particolare sensibilità per la forma e la composizione. Una mostra assolutamente da visitare per la suggestione e l’emozione che emana dai colori azzurro, verde, prugna delle opere dell'artista che rapiscono per il magnetismo delle forme circolari che generano uno speciale benessere nel quale ci si può abbandonare e, per un momento, dimenticando che fuori c’è il caos della pandemia.