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Mia Carissima Noretta,questi fogli che ti accludo sono tutti, a loro modo, importanti e li dovrai leggere perciò con la dovuta attenzione. Ma è questo quello più urgente ed importante, perché riguarda la mia condizione che va facendosi sempre più precaria e difficile per l'irrigidimento totale delle forze politiche ad un qualche inizio di discorso su scambi di prigionieri politici, tra i quali sono anch'io. Non so se tu hai visto bene i miei due messaggi (altrimenti li puoi chiedere subito a Guerzoni). È da quelli che bisogna partire, per mettere in moto un movimento umanitario, oggi nelle Camere assolutamente assente malgrado le loro tradizioni. Solo Saragat ed un po' i socialisti hanno avuto qualche debole cenno a motivi umanitari.Degli altri nessuno ed in ispecie la D. C. cui avevo scritto nella persona di Zaccagnini e di altri esponenti: ricordando tra l'altro a Zaccagnini che egli mi volle (per i suoi comodi) a questo odiato incarico, sottraendomi alle cure del piccolo che presentivo di non dovere abbandonare. Son giunto a dirgli che egli moralmente avrebbe dovuto essere al mio posto. La risposta è stata il nulla. Ora si tratta di vedere che cosa ancora con la tua energia, in pubblico ed in privato, puoi fare, perché se questo blocco non comincia a sgretolarsi un poco, ne va della mia vita. E cioè di voi tutti, carissimi, e dell'amato piccolo. Sarebbe per me una tragedia morire, abbandonandolo.Si può fare qualche cosa presso: Partiti (specie D. C., la più debole e cattiva), i movimenti femminili e giovanili, i movimenti culturali e religiosi. Bisogna vedere varie persone, specie Leone, Zaccagnini, Galloni, Piccoli, Bartolomei, Fanfani, Andreotti (vorrà poco impegnarsi) e Cossiga. Si può dire ad Ancora di lavorare con Berlinguer: i comunisti sono stati durissimi, essendo essi in ballo la prima volta come partito di governo. Il Vaticano va ancora sollecitato anche per le diverse correnti interne, si deve chiedere che insista sul governo italiano. Tempi di Pio XII che contendeva ai Tedeschi il giovane Prof. Vassalli, condannato a morte. Si dovrà ritentare. E poi vedi tu nelle direzioni possibili con il meglio di te. È un estremo tentativo. Tieni presente che nella maggior parte degli Stati, quando vi sono ostaggi, si cede alla necessità e si adottano criteri umanitari. Questi prigionieri scambiati vanno all'estero e quindi si realizza una certa distensione. Che giova tenerli qui se non per un'astratta ragione di giustizia, con seguiti penosi per tutti e senza che la sicurezza dello Stato sia migliorata? Ma vedi tu se puoi coinvolgere rapidamente. La mia pena è Luca. Lo amo e lo temo senza di me. Sarà il dolore più grande. Forse non si deve essere, neppur poco felici. Ti abbraccio forte.AldoLa lettera porta la data di intestazione del 7 aprile, ma viene recapitata il 6. Moro è al corrente del dibattito alla Camera e delle posizione espresse dai partiti - con evidenza, ha modo di leggere ritagli dei quotidiani che gli passano i brigatisti. Non sa invece - aveva chiesto che fossero riservate, ma i brigatisti le hanno inviate ai giornali perché «niente deve essere nascosto al popolo» - che le sue lettere a Cossiga e Zaccagnini sono ormai di dominio pubblico. Chiede alla moglie di prenderne visione attraverso Corrado Guerzoni - suo portavoce e stretto collaboratore - ma Eleonora, come tutti d'altronde, sa già benissimo cosa vi era scritto. Moro comincia a rendersi conto dell'irrigidimento delle posizioni. Cerca spazi di manovra. Dei fogli cui accenna alla moglie, benché lui stesso consideri rilevante soprattutto la lettera, non c'è traccia. Oltre che i capi del suo partito, suggerisce di contattare i comunisti e Berlinguer attraverso Tullio Ancora, funzionario della Camera dei deputati, che era stato il tramite della sua tessitura per il sostegno del Pci al nuovo governo di Andreotti. E di ricordare al Vaticano, nei contatti da coltivare, come papa Pio XII fosse stato capace di salvare Giuliano Vassalli, deputato socialista, professore universitario e amico di Moro, quando da giovane membro della Resistenza era stato catturato dai nazisti, detenuto e torturato a via Tasso. Il suo pensiero e il suo rammarico - che ricorrerà spesso nelle lettere - è al piccolo nipote Luca.Eleonora Moro decide di rispondere al marito attraverso un quotidiano, forse il modo più sicuro per informarlo e per iniziare pubblicamente la sua battaglia per salvarlo.Miriam Mafai su Repubblica analizza le reazioni operaie al terrorismo in una città come Genova, che definisce «laboratorio per le Br». Dopo aver registrato le risposte stereotipate di dirigenti provinciali e sindacali di sinistra, racconta di un malessere diffuso tra gli operai e soprattutto tra i portuali, ma anche di un'estesa indifferenza borghese. Non c'è simpatia per le Br, ma neanche tanto affetto per lo Stato e la Dc.Giancarlo Quaranta, leader del movimento Febbraio '74, - un'organizzazione della sinistra giovanile cattolica che si propone di costruire «dal basso» un rapporto con i comunisti e in cui milita Giovanni, il figlio di Moro - incontra Enrico Berlinguer a Botteghe Oscure. Gli chiede di essere meno intransigente verso un'ipotesi di trattativa, ma il segretario comunista è inflessibile. «Non trattare è il modo migliore per salvare la vita di Moro», dirà.Intanto, il 5 aprile, sulla base della curiosa notizia della seduta medianica di Bologna è stato ordinato di perquisire la località Gradoli, in provincia di Viterbo. Il 2 aprile un gruppo di amici bolognesi, stimati professori universitari legati da parentele incrociate, riunito in una villa di campagna, per gioco aveva dato inizio a una seduta medianica per la ricerca di Moro. Viene fuori, tra le altre, la parola «Gradoli» che, sola, incuriosisce i presenti. È il professor Romano Prodi, con numerosi conoscenti a Roma, a incaricarsi di trasmettere questa curiosità. Così, viene effettuato un rastrellamento della zona. Nessun riscontro. Non viene in mente che «Gradoli» possa essere un'indicazione stradale e non geografica.Durissima intervista di Luciano Lama a Repubblica: «Quelli che abbracciano la teoria "né con lo Stato né con le Br" non possono far parte della Federazione sindacale unitaria; o se ne vanno o debbono essere messi fuori».Al Senato vengono discusse le norme antiterrorismo approvate per decreto, che dovrà essere ratificato dai due rami del Parlamento entro sessanta giorni. I socialisti sembrano notevolmente critici e chiedono la «temporaneità» del provvedimento.Moro scrive il suo testamento.