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La visionarietà di Ruggero Cappuccio è in scena con lo spettacolo Circus Don Chisciotte al Teatro Eliseo di Roma, dal 3 fino al 22 aprile 2018. Del regista è la riscrittura dell’opera letteraria di Miguel Cervantes, Don Chisciotte della Mancia, come pure l’originale interpretazione nelle vesti del protagonista, il dotto professor Michele Cervante. Quella dell’Eliseo è una messinscena abilmente corale che si avvale di attori di eccezionale bravura. Infatti oltre allo stesso Cappuccio spiccano Giovanni Esposito nel ruolo di Salvo Panza, la brillante Gea Martire nelle vesti dirompenti di Letizia Celestini; Ciro Damiano è Almerindo Buonpasso; Giulio Cancelli è Vinicio Meraviglia; Marina Sorrenti è la Principessa siciliana. La Produzione dello spettacolo è del Teatro Segreto e del Teatro Stabile di Napoli - Teatro Nazionale. Al debutto dello spettacolo nel 2017 al Teatro San Ferdinando di Napoli, Ruggero Cappuccio, dichiarò che “Michele Cervante, il protagonista, è un professore universitario che non ha più risorse, rappresenta l’idea della disumanizzazione pur dichiarandosi discendente di Cervantes. Per me anche l’avvocato Gerardo Marotta dell’Istituto studi Filosofici era un discendente di Cervantes, aveva una grande visione della cultura della città di Napoli. Ha donato 300mila volumi e noi non siamo riusciti a ricevere questo dono a causa della burocrazia e per mancanza di cultura. E’ morto da visionario, avrà i suoi eredi che avranno anch’essi una visione. La speranza è dunque credere nella forza delle parole”. Ruggero Cappuccio nella sua scrittura, sospesa tra lingua italiana e napoletana, dipana la storia tra classicità e modernità, innescando fascinazioni comiche e malinconiche negli incontri con uomini e donne emarginati dalla vita borghese e pronti ad unirsi alle imprese poetiche di Michele Cervante e Salvo Panza. Il suo personaggio parla un italiano eversivo, sospeso nel tempo. Ambientato in una Napoli dei giorni nostri, in uno scenario di degrado che scorre lungo il binario morto di una qualunque stazione ferroviaria dismessa, Circus Don Chisciotte narra la storia di Michele Cervante, una singolare figura di vagabondo colto che esplora le ombre urbane della città. Presunto discendente dell’autore del Don Chisciotte della Mancia, il professor Cervante combatte una lotta personalissima contro il processo di disumanizzazione che incombe sul mondo. In una delle sue peregrinazioni notturne si imbatte in Salvo Panza, un girovago nullatenente fuoriuscito dalla sfera della cosiddetta società civile. Tra Michele Cervante, studioso di letteratura e Salvo Panza, ancora segnato dalla saggezza di antiche suggestioni orali assimilate nell’entroterra napoletano, nasce un brillante rapporto immaginativo di grande suggestione e di particolare autenticità, a cui dà prova di grande maestria attoriale Giovanni Esposito, nell’alternanza di veri momenti di felicità e di grande ironia. Insomma, Esposito è un gran mattatore ma anche un acuto osservatore della realtà con la sua autentica saggezza “di strada”. Sul binario morto, intanto, scivolano vagoni vaganti abitati da altri viaggiatori che vivono esistenze sospese tra buffi deragliamenti sociali e impennate poetiche. Almerindo Buonpasso (Ciro Damiano) e Letizia Celestini (Gea Martire) due ex ristoratori, Vinicio Meraviglia (Giulio Cancelli) un prestigiatore di provincia e l’apparizione finale di una principessa siciliana (Marina Sorrenti), “intrecciano con Cervante e Salvo Panza una sinfonia di sorprese interiori destinate a culminare in un’amicizia fulminante”. Un’armonica recitazione che mischia sonorità e dialetti diversi. “In un crescendo irresistibile si farà strada un profondo e comico progetto di rivoluzione per riconquistare l’essenza spirituale dell’umanità”. Cappuccio è abile nella costruzione onirica e visionaria dell’opera. La sua riscrittura in chiave moderna del testo mescola ambienti sociali e vite di diseredati e di emarginati, mostra che i libri costruiscono ponti sui quali gli uomini possono camminare con passo certo anche nelle difficoltà, e che se pure talvolta essi sembrano portare lontano dalle altre persone alla fine ci possono ricondurre sempre verso l’umanità. In una intervista rilasciata al Dubbio, proprio un anno fa, il regista ebbe a dire: “Mi sento molto vicino ai vari Don Chisciotte, mi fanno simpatia insomma quelle persone che vogliono salvare una biblioteca di città, un giardino, quelli che salvano gli emarginati che hanno bisogno della presenza delle istituzioni ed invece non ce l’hanno. A Benevento, è attivo un laboratorio con Laura Curino che si chiama Santa impresa. Dove si parla delle vite dei santi dell’800, questi colmarono un tragico vuoto istituzionale. In Italia santi e volontari laici hanno aperto orfanotrofi, luoghi sociali di accoglienza, dormitori, istituito scuole, spazi che spettavano di essere aperti dalle Istituzioni”. Le scenografie di Circus Don Chisciotte sono di Nicola Rubertelli, i costumi di Carlo Poggioli, le musiche di Marco Betta, disegno luci e aiuto regia di Nadia Baldi.