La nostalgia, osservava qualcuno che ad essa ha dedicato studi approfonditi, consiste nell'assegnare a persone e oggetti un significato posteriore e diverso da ciò che inizialmente avevano. Eleonora Giorgi è stata una brava attrice, che ha frequentato tutti i generi del cinema italiano, da quelli più nobili a quelli più cheap, oscillando disinvoltamente tra Fellini e le commedie scollacciate.

Ma quando nel 1981 fu chiamata da Carlo Verdone a interpretare la protagonista femminile di “Borotalco”, non poteva immaginare che la sua Nadia Vandelli l'avrebbe consegnata all'eternità, riservandole un posto nell'immaginario pop della Nazione. Era il primo film “vero” dell'attore-regista romano, che fino a quel momento si era limitato ad assemblare sketch delle macchiette che lo avevano reso famoso in tv. Macchiette maturate negli anni precedenti e appartenenti ad una società italiana che si stava evolvendo rapidamente, come ad esempio il “fricchettone” Ruggero o l'improbabile playboy Enzo.

Il salto negli anni 80 di Verdone ebbe il volto e l'anima di Giorgi, di una donna determinata, efficiente, sospesa tra la voglia di emanciparsi e quella del principe azzurro, alle prese con le difficoltà della vita senza rinunciare ai sogni di riscatto. Non la solita “svampita” della commedia all'italiana, ma un personaggio più complesso (anche di quello che fu percepito) alla ricerca del suo posto nel mondo, a tratti tormentato, tanto da tentare il suicidio, verso la fine - per fortuna lieta – del film.

Ai dialoghi esilaranti tra Sergio e Nadia si è affezionata una generazione intera, da una parte perché erano oggettivamente irresistibili, frutto di un autore in stato di grazia, dall'altra perché ci stavano dicendo che i giovani disoccupati italiani sognavano di essere come “Burt Reynolds” (a proposito, «e de Burt che me dici?») o di incrociare per strada “Raquel Welch”, e non di socializzare i mezzi di produzione con un processo rivoluzionario. All'epoca, ovviamente, nessuno poteva saperlo, ma Eleonora Giorgi è stata icona perfetta dello zeit geist degli anni 80 nostrani, e la sua triste morte ci ha portato a prenderne definitivamente coscienza.