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Addio De Crescenzo Se n’è andato il giorno dopo Camilleri, anche lui novantenne, e certo Luciano De Crescenzo non avrebbe meritato di essere oscurato da questa infausta coincidenza. Il siciliano e il partenopeo, due campioni della letteratura popolare e comprensibile, arguti e simpatici, di successo.
«Signore e signori buonasera, incominciamo con un chiarimento: al tempo di Socrate non c’era la televisione. E allora voi vi chiederete: cosa facevano i Greci in quel tempo senza la tv?
Filosofia in Tv Semplice, ascoltavano i miti». Negli anni ’ 90 Luciano De Crescenzo entrava nelle case degli italiani in punta di piedi, disquisendo di filosofi greci e soprattutto di miti: i miti degli dei, degli eroi, dell’amore. A distinguerlo quel tono non accademico, contrassegnato dalla naturalezza dei gesti, dalla semplicità degli esempi, dalla leggerezza del racconto che consentiva tutti, e in maniera diretta, di conoscere, di apprendere, di sapere.
Sull’onda del successo di «Zeus- Le gesta degli dei e degli eroi», trasmissione che andava in onda sulle reti Rai, fu persino lanciato in edicola un cofanetto con le videocassette della trasmissione. E fu un successo. Luciano, figlio di un fabbricatore di guanti di pelle, fu ingegnere all’Ibm.
Maurizio Costanzo lo spinse come scrittore e personaggio tv: «Così parlò Bellavista», 600 mila copie vendute. Il sodalizio con Arbore, «Il papocchio», la grande notorietà. Più di 18 milioni di copie per una trentina di titoli. Inimitabile.