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Dopo la presentazione di The New Pope lo scorso weekend, il nono giorno alla Mostra del cinema dà il benvenuto ad un’altra serie Sky prodotta da Cattleya, ZeroZeroZero tratta dal romanzo di Roberto Saviano e diretta ( le prime due puntate), creata e scritta da Stefano Sollima insieme a Leonardo Fasoli e Mauricio Katz. 8 episodi, 3 continenti, 6 lingue e un cast internazionale composto da Andrea Riseborough, Dane DeHaan, Gabriel Byrne, Haroldf Torres, Giuseppe di Domenica, Adriano Chiaramida, Francesco Colella e Tcheky Karyo, per raccontare un mercato globale, un sistema, quello del traffico di droga, che si compone di molte dinamiche.
Perché proprio la cocaina tra le varie droghe? Risponde subito Saviano che facendo dei conti matematici sui numeri che questo tipo di sostanza fa in termini di ricavi afferma: «La cocaina è l’unica materia comparabile al petrolio anche se non c’è nulla che ti fa guadagnare di più di questo tipo di droga». ZeroZeroZero ci trasporta nel viaggio della cocaina, commissionato dalla potente ‘ ndrangheta fino a destinazione, partendo dal Messico e passando per gli intermediari negli Stati Uniti. Sollima ci permette di insinuarci nelle dinamiche personali, “lavorative” e familiari di ogni interlocutore e componente di questa catena globale per provare a spiegarle, comprenderle, intercettarle, dimostrando come tutto sia interconnesso.
Ed è questa connessione il punto di partenza per Stefano Sollima e i co- creatori della serie: «Il romanzo di Roberto Saviano osservava il narcotraffico da un’angolazione speciale, ci dava la possibilità di raccontare il nostro mondo e di come l’economia globale sia pesantemente colpita dal fenomeno del narcotraffico, indipendentemente dal fatto di farne uso, rivenderla o comprarla», chiarisce Sollima che aggiunge: «In realtà anche se non si ha a che fare con la cocaina, la nostra vita è continuamente toccata e influenzata dal traffico di cocaina o dai ricavati enormi che ne derivano. Qualsiasi cosa ci circonda potrebbe essere stata toccata dal fenomeno e questo ho trovato che fosse l’anima del romanzo e il motivo della serie».
Se il primo episodio si dilunga per presentare i componenti ed i membri dell’ingranaggio, il secondo comincia a tessere le fila degli incastri, i movimenti e le ambizioni dei protagonisti. Sulla trasposizione cinematografica e seriale del suo libro, Roberto Saviano fa subito riferimento alle immagini dominanti: «Quando si scrivono libri su questo tema, le immagini sono dominanti e quindi la traduzione cinematografica o nella serialità, sembra naturale. La caratteristica dello sguardo italiano su questi temi è davvero peculiare perché avendo noi le mafie più antiche del mondo e con più regole, a cui si ispirano le altre organizzazioni criminali, anche quando il cinema racconta questo, deve avere un punto di vista altro che non può essere quello che è stato utilizzato finora. Il genere letterario che affronta questo tema è assolutamente gemello di quello che sta nascendo ora nel cinema italiano nel raccontare queste storie».
Verità eclatante quella che viene fuori dai primi due episodi di ZeroZeroZero, una riflessione sull’economia globale tarlata dal narcotraffico. Sui possibili rimedi a questo tarlo risponde Saviano con chiarezza: «Senza spettacolarizzare, la serie riflette sul potere, sull’economia del nostro tempo e il capitalismo contemporaneo dove il narcotraffico è un turbo. La legalizzazione interromperebbe la massa di guadagni ma rivoluzionerebbe l’economia. Legalizzare significa interrompere i pozzi di petrolio di questa economia che attraversa il mondo legale dandogli forza».
Dal globale di ZeroZeroZero, il festival torna all’Italia e a Napoli anche oggi grazie a Citizen Rosi documentario illuminante diretto da Carolina Rosi e Didi Gnocchi sul genio del maestro napoletano Francesco Rosi e a Nevia, opera prima della ex moglie e collaboratrice storica di Matteo Garrone, Nunzia De Stefano. La neo- regista, in Orizzonti, presenta la sua Cenerentola moderna che lotta per cambiare le cose anche se nata in una Napoli che non lascia scampo, perché lì nascere femmina è una disgrazia. Nevia dal volto e le fattezze di una circense neo- attrice Virginia Apicella, incarna un’eroina in bilico tra due mondi, due stati, due età: non ha ancora veramente abbracciato l’adolescenza che ha quasi rinnegato ma è fin troppo adulta nel sobbarcarsi il peso di una vita ai margini. Non cerca il principe azzurro ma solo un vero legame con le persone e un futuro per lei e la sorellina Enza. Nunzia De Stefano si riconnette con il proprio passato dirigendo questo film e si rivede in Nevia, anche nell’incontro della sua protagonista con il mondo creativo e vagabondo del circo.
Nevia è un film delicato e senza fronzoli che accende ancor di più la riflessione sull’essere donna oggi e conferma il fermento creativo che alimenta ogni artista che sia nato a Napoli o abbia respirato la sua energia. E quando sembra che le star al Lido siano terminate, eccoci ad aspettare l’arrivo di Johnny Depp e Robert Pattinson per il film in concorso Waiting for the Barbarians di Ciro Guerra.