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Nel 72esimo giorno di guerra, Volodymyr Zelensky annuncia la volontà di fare un passo indietro sulla Crimea e a riavviare le trattative con la Russia. Ma solo se le truppe di Vladimir Putin accetteranno di ritirarsi nei confini precedenti all’invasione del 24 febbraio e ritornare entro la linea di contatto preesistente a quella data. Sono queste le condizioni dettate dal presidente ucraino, ospite think tank londinese Chatham House, dove in videoconferenza spiega di non essere disposto a concedere a Putin i territori sui quali si è concentrata l’offensiva russa. «Sono stato eletto dal popolo ucraino presidente dell’Ucraina - ha sottolineato -, non presidente di una mini-Ucraina». C’è, però, la volontà di avviare «un dialogo diplomatico», in quanto non tutti «i ponti» sono stati bruciati. E anche se il presidente non menziona apertamente la Crimea, annessa alla Russia ormai dal 2014, il suo discorso apre uno spiraglio, mentre si avvicina la data del 9 maggio, indicata dallo zar come giorno della vittoria (o dell’intensificazione dell’offensiva) e giorno in cui la Russia celebra la vittoria dell’Unione Sovietica sulla Germania nazista nella seconda guerra mondiale. «Non vediamo ancora la fine della guerra - ha sottolineato Zelensky -. Non sentiamo e non vediamo alcun desiderio da parte russa di porvi fine». Una guerra che, ha chiarito il presidente ucraino, «avrà conseguenze globali». Il conflitto rappresenta infatti una sfida «alla sicurezza alimentare per centinaia di milioni di persone, in particolare in Medio Oriente», dopo l’interruzione delle tradizionali catene di approvvigionamento dei principali prodotti alimentari. Conseguenze di cui leader mondiali «stanno iniziando a rendersi conto», ha evidenziato, anche se all'inizio «avevano aspettative pessimistiche sulla capacità dell'Ucraina di respingere l'aggressione russa». Da qui l’invito ai leader degli altri Paesi ad agire in modo più deciso e rapido, «perché l'entità dei danni e delle perdite della guerra per il mondo intero aumenterà ogni giorno che passa». E Zelensky ha approfittato dell’occasione anche per invitare pubblicamente il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il capo di Stato Frank-Walter Steinmeier (dichiarata «persona non gradita» a Kiev il 12 aprile scorso) a visitare l’Ucraina il 9 maggio. Non si sa se i leader di Berlino siano d’accordo, ma intanto, per domenica, è attesa la visita della presidente del Parlamento tedesco Baerbel Bas ed è in calendario anche un viaggio della ministra degli Esteri Annalena Baerbock. La Russia, secondo Zelensky, «crede che la sua responsabilità possa essere rinviata per decenni, e non pensa che non sarà ritenuta responsabile dei crimini di guerra» grazie al «ricatto del nucleare». Ma secondo il presidente, la vittoria dell’Ucraina sarebbe «certa». Una certezza confermata anche dai successi sul campo, dopo che le forze armate di Kiev hanno ripreso il controllo degli insediamenti di Oleksandrivka, Fedorivka, Ukrainka, Shestakovo, Peremoha e parte del villaggio di Cherkaski Tyshky, nella regione di Kharkiv. Mentre le forze russe, come riporta il New York Times, avrebbero intensificato i loro tentativi di intrappolare e abbattere le unità ucraine più a sud, dentro e intorno alle città di Kramatorsk e Sloviansk e le città di Lyman e Barvinkove. Nel tardo pomeriggio, inoltre, l'agenzia Unian ha riferito di bombardamenti ad Odessa dal territorio della Crimea. E le truppe di Mosca, secondo quanto denunciato dal battaglione Azov, avrebbero violato il cessate il fuoco a Mariupol, sparando su un veicolo diretto all’acciaieria Azovstal per evacuare i civili, provocando la morte di un soldato e sei feriti. Nel corso della giornata due bus con 25 persone a bordo, tra cui dei bambini, sono comunque riusciti a lasciare l'acciaieria, dove sarebbero presenti ancora circa 200 persone. Per Zelensky, l'attacco all'Azovstal «non è un'azione militare», bensì «una tortura» mediante il tentativo di prendere «per fame» gli assediati. Un atteggiamento «bestiale», secondo il presidente ucraino, alimentato a suo dire da decenni di «odio» e di «propaganda anti ucraina». In mattinata, però, Kiev ha assestato un altro colpo alla flotta navale russa, dopo l'affondamento del Moskva avvenuto col sostegno dell'intelligence Usa: ad essere colpita la Admiral Makarov, coinvolta in un attacco alla città di Odessa in aprile, in fiamme vicino a Snake Island, nel Mar Nero, dopo essere stata colpita da un razzo ucraino Neptune. La notizia è stata confermata dal deputato popolare Oleksiy Honcharenko su Telegram, mentre la Casa Bianca ha smentito ogni coinvolgimento. Ma il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha affermato di non aver «alcuna informazione in merito» e che «tutto procede secondo i piani» in Ucraina. Dove la Russia, secondo quanto affermato venerdì da un alto funzionario parlamentare russo a Kherson, Andrei Tourchak, «rimarrà per sempre». «Non ci dovrebbero essere dubbi su questo - ha affermato -. Non ci sarà ritorno al passato. Vivremo insieme».