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Insulti sui social, alla vittima e a chi ne ha causato la morte, alle famiglie degli indagati, al figlio di chi li difende. E, questa mattina, anche la telefonata anonima in studio, con la minaccia di morte: «Di’ all’avvocato che lo ammazziamo». Non bastava il dolore per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, il ragazzo di Paliano pestato a morte la notte tra il 5 e il 6 settembre, vicenda per la quale sono indagate quattro persone. Perché allo strazio delle famiglie e di una comunità attonita e confusa si aggiunge l’ulteriore violenza di chi, da un lato, inneggia agli aggressori, presunti “eroi” che hanno eliminato di mezzo un altro invasore, uno straniero, e chi, dall’altro, si affida ad una legge del taglione che non ammette garanzie difensive per i colpevoli. Nessuna via di mezzo, tutti da impiccare, subito, compreso chi li difende. Così nel tritacarne scatenato dal web ci è finito anche Massimiliano Pica, che assiste, assieme al padre Mario, i fratelli Marco e Gabriele Bianchi e Mario Pincarelli. Per i tre il gip ha confermato la custodia cautelare in carcere, mentre passa ai domiciliari l’altro giovane indagato, Francesco Belleggia. Per il gip, che ha validato il racconto dei testimoni, «Gabriele Bianchi ha aggredito Willy e gli ha sferrato un calcio», sottolineando che «i Bianchi e Pincarelli hanno cercato di minimizzare il fatto assegnando la responsabilità a terzi» e che «per questo devono stare in carcere». È il teste chiave, Emanuele Cenciarelli, amico della vittima, a raccontare l’accanimento sul giovane, intervenuto in difesa di un amico: «Ho un vivido ricordo di un paio di loro che addirittura saltavano sopra il corpo di Willy steso in terra e già inerme». Una violenza inaudita, racconta agli inquirenti, spiegando di come in quattro lo circondassero colpendolo con calci e pugni. La discussione tra il gruppetto e Federico, l’amico di Willy, era nata per via di alcuni apprezzamenti volgari ai danni di alcune ragazze della compagnia. Da lì il faccia a faccia, la spinta di Belleggia a Federico e l’inizio della rissa. «Marco Bianchi va verso Willly e gli tira un calcio e lui cade all’indietro - racconta Belleggia al gip -, Bianchi Gabriele picchia l’amico di Willy… Willy era a poca distanza, Marco Bianchi gli tira un calcio sul petto diretto, Willy cade indietro sulla macchina e Bianchi Gabriele si dirige verso l’amico di Willy picchiandolo». Sarebbe stato Pincarelli, una volta che il giovane era a terra, a colpirlo ripetutamente, mentre il colpo di grazia, secondo il racconto di un’amica, sarebbe arrivato da Gabriele, che avrebbe colpito Willy, già a terra e col sangue in bocca, fino all’arrivo del personale di sicurezza dei locali. Una violenza inaudita, che ha generato una corsa all’odio che non ha risparmiato nessuno. «Non ho social, non ho visto tutto - racconta al Dubbio Pica -. Ma tanti amici mi hanno chiamato per avvisarmi che circolano molte minacce di morte per me e la mia famiglia. Mio figlio ha ricevuto pubblicamente minacce di morte su Facebook e poi questa mattina in studio, hanno chiamato dicendo che mi avrebbero ammazzato. Dobbiamo semplicemente pensare a piangere un povero ragazzo che è morto e provare a calmare gli animi. Chi ha sbagliato pagherà, se sono stati i fratelli Bianchi allora saranno loro, se è stato qualcun altro sarà uguale. Ma serve tranquillità, le indagini sono in corso e questo clima d’odio non aiuta». Ma per il popolo del web il diritto alla difesa non vale per tutti. Nonostante Pica provi a ribadirlo, a riportare tutti alla calma, alla dovuta cautela. «Si confonde troppo spesso il reato compiuto dall’assistito con il difensore. C’è chi dice: bisogna impiccare l’avvocato, come loro. Ma l’avvocato fa solo il proprio lavoro. Dobbiamo soltanto arrivare alla verità, capire cos’è successo, per la famiglia e per tutti - spiega -. Chiunque ha diritto alla difesa e si può essere difesi da chiunque. Difendere persone violente non significa, automaticamente, essere violenti». Pica ha chiesto di poter sentire nuovi testimoni, presenti al momento del fatto. E ribadisce che a causare la morte di Willy non siano stati i Bianchi. «Loro hanno sicuramente dato un colpo, ma non alla vittima. Dopo l’autopsia ci renderemo conto, ma allo stato posso dire che i testimoni hanno fatto dichiarazioni per me contrastanti. C’è chi dice di aver visto Gabriele colpire il ragazzo, ma poi la descrizione dei vestiti non corrisponde a quelli indossati da lui». L’autopsia ha evidenziato lesioni in diverse parti del corpo, non solamente su torace e addome. Il primo esame, eseguito all’istituto di medicina legale di Tor Vergata, è durato circa 3 ore e mezzo. Pica esclude che alla base della tragedia ci siano motivi razziali o che si sia trattato di una spedizione punitiva. «Sono stati richiamati da alcuni amici e una volta arrivati sul posto, di fronte a quanto stava accadendo, hanno pensato che stesse succedendo qualcosa agli amici. Ma non hanno colpito Willy», ha ribadito. In attesa degli esiti dell’autopsia il legale sta ora valutando il Riesame per i suoi assistiti. «Continuerò a difenderli, cercherò di mantenere tutti tranquilli, perché chi minaccia finisce per diventare peggio di chi si accusa. Non deve essere così», aggiunge. Un clima creato dai social, afferma, che ancor prima che venisse reso nota l’imputazione commentava e processava gli indagati. Una barbarie che, di certo, non aiuta la vittima. «Bisogna tentare di non far sfociare questa brutta storia in un’ulteriore violenza», raccomanda infine.