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L’ormai ex re di Hollywood, il produttore Harvey Weinstein, è alla sbarra da ieri mattina al tribunale di Manhattan per rispondere di molestie, abusi e violenza sessuale, reati che potrebbero mandarlo in galera per il resto della sua vita.
A poche ore dalla notte dei Golden Globes, dopo due anni di accuse, rivelazioni e colpi di scena che hanno dato vita al movimento globale del # MeToo inizia dunque il passaggio più atteso nel mondo dello spettacolo d’oltreoceano con tutta la sgradevole coda di morbosità che accompagna questo caso fin dall’inizio, il classico “processo del secolo” in cui è molto difficile sottrarsi alle immani pressioni mediatiche.
Sono oltre ottanta le donne che pubblicamente hanno accusato Weinstein, solo per citarne alcune: Salma Hayek, Gwyneth Paltrow, Asia Argento, Angelina Jolie e Uma Thurman.
L’ex produttore cinematografico, apparso invecchiato e sofferente, è stato accolto dalla contestazione di una decina di donne che hanno esposto cartelli di protesta. I 120 posti destinati al pubblico erano già occupati dalle 7 del mattino, gran parte dei duecento giornalisti accreditati era arrivato intorno alle 5.
Delle ottanta denunce, molte sono cadute a dicembre grazie a un accordo extragiudiziale, in base al quale le vittime verranno risarcite da Weinstein per un totale di 25 milioni di dollari.
Il processo si baserà essenzialmente su due denunce: quella di una donna che accusa Weinstein di averla stuprata nel 2013 in un hotel di New York, e un’altra, Mimi Haleyi, che ha raccontato di essere stata costretta a un rapporto orale nell’appartamento del produttore, a Soho, Manhattan.
Sono attese anche le testimonianze di altre donne, tra cui l’attrice Annabella Sciorra, premio Emmy per il suo ruolo nella serie «Sopranos», che ha raccontato di essere stata violentata da Weinstein.
La difesa sostiene che nessuna delle donne che accusano Weinstein di violenza sessuale venne costretta a compiere atti contro la sua volontà. Se dovesse essere condannato, l’ex produttore rischia l’ergastolo per l’accusa più grave, quella di atti da predatore sessuale, che scatta quando ci sono due o più stupri.
Il processo dovrebbe durare fino a marzo, con almeno otto settimane di dibattimento e audizione dei testimoni. Poi ci sarà la sentenza.
Il giudice si chiama James Burke, giudice del tribunale penale dal 2001, dopo 12 anni da procuratore nella contea di New York.
Comunque andranno a finire le cose Weinstein ha già perso tutto quello che aveva da perdere: la sua società di produzione cinematografica, la Miramax, milioni di dollari in cause legali e naturalmente il suo matrimonio.
Gli resta soltanto la libertà ma la prossima primavera potrebbe perdere anche quella.