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Nuovi guai giudiziari per il leader della Lega Matteo Salvini, sotto inchiesta per i 35 voli di Stato usati quando era a capo del Viminale e già considerati illegittimi dalla Corte dei conti. Voli che, ora, costituiscono l’oggetto di un presunto abuso d’ufficio contestato dalla Procura di Roma, che ha trasmesso gli atti al tribunale dei ministri.
Come riportato ieri dal CorSera, i magistrati dovranno verificare se quanto già evidenziato dalla magistratura contabile ha rilievo penale. Tutto nasce da un’inchiesta giornalistica di Repubblica, che aveva monitorato gli abbinamenti degli appuntamenti istituzionali di Salvini con quelli elettorali legati al partito, sfruttando, così, i mezzi di Stato per fare propaganda elettorale.
Sono diversi i viaggi finiti sotto la lente della magistratura contabile, che però, nell’evidenziare l’illegittimità nell’utilizzo dei mezzi, non aveva ravvisato danno erariale: si tratta di 20 voli con un aereo P- 180 e 14 con elicotteri in dotazione al Dipartimento di Pubblica sicurezza, più uno con un P- 180 in dotazione ai Vigili del fuoco.
Per la Corte dei conti era «illegittima la scelta di consentire l'uso dei menzionati velivoli per la finalità di trasporto aereo del ministro e del personale al seguito», in quanto in base al decreto legislativo 98 del 6 luglio 2011 tali voli sono limitati «al Presidente della Repubblica, ai residenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Presidente della Corte costituzionale», con eccezioni «specificamente autorizzate». Un’autorizzazione che Salvini non avrebbe avuto.
Come quando, il 10 maggio 2019, l’allora ministro partì da Ciampino diretto a Reggio Calabria, per poi raggiungere Platì per la consegna di un bene confiscato. Da qui lo spostamento a Lamezia Terme e poi, in elicottero, a Catanzaro, per un comizio elettorale e infine a Napoli, per partecipare alla conferenza stampa sugli arresti per il ferimento della piccola Noemi.
E proprio da Catanzaro, ieri, Salvini ha provato a sminuire la questione. «Tutti i voli di Stato erano utilizzati in giornate in cui c’erano presenze istituzionali, io non prendo il volo di Stato per andare in vacanza, a differenza di quanto fa qualcun altro - ha commentato -. Il ministro dell’Interno ha diritto di prendere l’aereo della polizia se prima di tornare a Roma deve passare da Catanzaro».
E sulla possibilità di essere processato ha dichiarato di voler rinunciare all’immunità. «Non vedo l’ora di andare nei tribunali, ho già la querela di Carola Rackete, di Saviano, della sorella di Cucchi. Se mi chiamano, vado con il sorriso. L’unica cosa che mi dispiace, con i problemi che ha la giustizia italiana ha concluso - è che si spendano migliaia e migliaia di euro per provare a processare Matteo Salvini, quando magari c’è qualche ’ ndranghetista che passeggia tranquillo per la Calabria».