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President Donald Trump signs an executive order in the East Room of the White House in Washington, Thursday, March 20, 2025.(AP Photo/Jose Luis Magana)
Un gruppetto di bambini seduti nei banchi di scuola che circondando Donald Trump, alla Casa Bianca, ognuno dotato di penna e cartellina da sollevare insieme al presidente degli Stati Uniri nel momento della firma “corale”. È la scena quanto mai emblematica con la quale oggi il tycoon ha siglato l’ordine esecutivo per abolire il Dipartimento dell’Istruzione. Per diventare esecutivo, il provvedimento avrà bisogno dell’approvazione del Congresso. Ma i giochi sono praticamente fatti, anche se si può già ipotizzare che la questione scatenerà un’aspra battaglia politica e legale sul ruolo del governo federale nelle scuole.


«Lo chiuderemo e lo faremo prima possibile», ha assicurato Trump durante la cerimonia nella East Room. L’ordine incaricherà la segretaria Linda McMahon di facilitare il processo di smantellamento, restituendo le decisioni in materia di istruzione ai singoli Stati e preservando al contempo alcune funzioni chiave del Dipartimento, tra cui la gestione dei fondi per i sussidi alle famiglie in condizioni di povertà e per i bambini con disabilità o esigenze speciali.
Poco prima di firmare l’ordine, il presidente ha chiarito infatti che le borse di studio Pell Grants, i finanziamenti del Titolo I e i fondi per gli studenti con disabilità saranno «completamente preservati» e redistribuiti a varie altre agenzie e ministeri che se ne faranno carico. «Per me gli insegnanti sono tra le persone più importanti in questo Paese, e noi ci occuperemo dei nostri insegnanti», ha assicurato prima di firmare l’ordine, «non mi interessa se aderiscono a sindacati o no. Non importa».
Trump ha motivato la sua scelta con gli scarsi risultati scolastici degli ultimi anni. Nonostante il Dipartimento sia stato istituito dal Congresso e solo quest’ultimo possa scioglierlo secondo l’Articolo 1 della Costituzione, il presidente Usa ha lasciato intendere che potrebbe fare pressione sui deputati, auspicando un sostegno anche da parte dei Democratici: «Spero che voteranno a favore, perché alla fine potrebbe convenire anche a loro».
L’amministrazione ha già ridotto drasticamente il personale del Dipartimento dell’Istruzione, tagliandolo di oltre la metà nei primi 50 giorni di governo e eliminando 600 milioni di dollari in sovvenzioni. I licenziamenti hanno colpito in particolare l’Ufficio per i Diritti Civili, responsabile della tutela dell’uguaglianza nell’accesso all’istruzione.
Durante l’evento organizzato alla Casa Bianca per la firma del documento, Trump ha ricordato che l’istituzione del dipartimento, disposta dall’ex presidente Jimmy Carter nel 1979, fu contestata «dai membri del suo stesso gabinetto, oltre che dalla federazione degli insegnanti: la storia ha dimostrato che avevano ragione. Dopo 45 anni, gli Stati Uniti spendono per l’istruzione più di ogni altro Paese, eppure sono in fondo alla classifica per quanto riguarda la qualità e il successo dei nostri programmi». Il provvedimento, ha aggiunto, «suona strano, ma tutti sanno che è la cosa giusta da fare: restituiremo l’istruzione agli Stati, perché dobbiamo tornare a istruire i nostri figli in maniera appropriata».