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Alle 6.10 del mattino, sono da quasi 10 ore al drive-in di Roma Fiumicino, con in macchina Livia, 10 anni, raffreddata: non credo sia Covid, ma l'effetto dell’ora di educazione fisica che ha fatto martedì scorso a scuola, in pantaloncini e t-shirt, senza coprirsi prima di tornare in classe. Mercoledì non è andata a scuola, aveva un po’ di mal di gola, “meglio che stia riguardata”... Giovedì niente mal di gola ma raffreddore, mai una linea di febbre, ma nell’era del Coronavirus uno starnuto è sufficiente per subire a scuola l’onta dell’isolamento e quando ho chiamato la pediatra mi ha spiegato che, se non fosse tornata a scuola venerdì, sarebbe stata costretta a richiedere il tampone per poter firmare il certificato necessario a tornare a scuola lunedì. Il tampone però serve averlo pronto venerdì per il certificato . Così giovedì sera passo dalla dottoressa a prendere la l’impegnativa, dopo che per ore ha tentato disperatamente di inviarla via mail, ma il server regionale è sovraccarico, e così la mitica ‘ricetta dematerializzata’ non viaggia nel web ma viene consegnata all’antica, con la pediatra che mi aspetta per chiudere lo studio mentre io mi precipito dal Csm e si raccomanda pure: “Io l’aspetto...ma lei non corra con la moto...”. Alle 20 carico Livia in macchina che, con lungimiranza fuori dal comune, riempie il suo zainetto con videogiochi, telefonino, libro, blocco da disegno e snack...lo prendo in giro...dovrò ricredermi...il ragazzo la sa lunga. Quasi quanto la nottata che ci aspetta. Alle 20.20 siamo al parcheggio lunga sosta dell’aeroporto di Fiumicino. La fila comincia e non se ne vede la fine ma tanto non ho molte alternative e nulla fa immaginare che l’attesa supererà le dieci ore. La coda si muove lentamente. Passa la prima ora, la seconda, la terza e alle 2 di notte Livia dorme: ha giocato, ascoltato musica, disegnato. Poi ha deciso di dormire in un sacco a pelo di fortuna creato con un giaccone. Il mio. Alle 2.30 finalmente sono nel parcheggio a 20 metri dal gazebo della Croce rossa: “Quanto manca?”, chiedo piena di speranza al signore che organizza la fila. “4/5 ore, signo’!” “Scherza?”“ No signo’...funziona un gazebo solo al momento...quello là”. Il gazebo funzionante è dall’altro lato, davanti a una serpentina incastrata di un‘ottantina di auto e dentro un medico e un tecnico e un’infermiere lavorano da pazzi, alla catena di montaggio dei tamponi rapidi. Sono incastrata nel tetris di auto, zero possibilità di fuga. Mi metto più o meno comoda e aspetto il nostro turno che arriva alle 6.03. Poi attendo la risposta Alle ore 6.45 arriva l' sms: “CRI Fiumicino. Esito tampone negativo”. Giusto il tempo di fare colazione e vedere l’alba...