Al confine del nostro Paese, gli immigrati minorenni senza famiglia vengono lasciati da soli e rischiano la vita. A Ventimiglia dovevano costruire un centro di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati, i cittadini hanno manifestato contro la sua realizzazione e i lavori sono stati sospesi. Tanti, troppo immigrati minorenni, giunti al confine, si trovano a vivere, per periodi di tempo più o meno lunghi, in condizioni del tutto inadeguate, trovando ripari di fortuna per strada o sulle sponde del fiume Roja. Da maggio 2016, l’unico luogo preposto per l’accoglienza dei minori non accompagnati in transito, per le donne sole e per i nuclei familiari, sono stati i locali della parrocchia di Sant’Antonio, che ha funzionato come unico centro per tali categorie, seppur informale. A partire dal 14 agosto, in coincidenza con la chiusura definitiva della struttura informale della Parrocchia, i minori rimasti presso la chiesa, unitamente ai nuclei familiari ancora presenti, sono stati trasferiti presso il centro di prima accoglienza per adulti “Parco Roja”, con un conseguente peggioramento delle condizioni di ac- coglienza e violando anche la legge che prevede un trattamento diverso nei confronti dei minorenni senza famiglia. Da gennaio a luglio 2017 sono stati all’incirca 1.386, i minori accolti presso la parrocchia di Sant’Antonio mentre è difficile stimare quanti siano stati i minori transitati a Ventimiglia che non hanno trovato alcun tipo di collocazione. L’Asgi ( associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione), l’Intersos ( organizzazione umanitaria per accogliere gli immigrati minorenni) e la Safe Passage ( l’associazione che aiuta i profughi minorenni rimasti in Italia) hanno lanciato un appello al prefetto di Imperia affinché si apra al più preso il centro di accoglienza per i minori non accompagnati nella struttura già individuata dalla Prefettura di Imperia, «affinché – chiedono i promotori dell’appello - i minori presenti in città possano ricevere adeguata accoglienza e protezione, nel rispetto della normativa vigente, come dichiarato durante i tavoli di coordinamento con le Istituzioni». La decisione di sospendere i lavori e la completa chiusura del centro informale della parrocchia di Sant’Antonio, come si legge nell’appello, ha suscitato sconcerto. «La legge italiana – sottolineano le organizzazioni firmatarie – impone alle istituzioni competenti l’obbligo di accogliere i minori in strutture a loro esclusivamente dedicate, vietando espressamente il collocamento in centri di prima accoglienza per adulti ( art. 19 D. Lgs. 142/ 15). In tutti i casi in cui nella città di Ventimiglia vengano individuati dei minori non accompagnati, e non vi siano posti nei centri governativi di prima accoglienza per i minori né nello Sprar, il Comune di Ventimiglia ha l’obbligo di assicurare l’accoglienza di tali minori oppure di comunicare alla Prefettura di Imperia l’impossibilità di collocarli, nel qual caso il Prefetto è tenuto ad attivare strutture ricettive temporanee esclusivamente dedicate». Inoltre Asgi, Intersos e Safe Passage «si impegnano a supportare i percorsi finalizzati all’effettuazione dei trasferimenti regolari de minori non accompagnati verso altri Stati europei nonché a contrastare attraverso vie legali i respingimenti illegittimi da parte delle autorità francesi, al fine di tutelare pienamente i diritti dei minori interessati, nel contempo riducendo il numero dei minori che si trovano a Ventimiglia in situazioni estremamente precarie quali l’insediamento sul fiume Roja, con le note conseguenze in termini di problemi igienico- sanitari». Una proposta che, si spera, venga accolta il più presto possibile. In tal modo si eviterebbe che questi minori tentino di attraversare irregolarmente la frontiera e siano respinti dalle autorità francesi, restando quindi lunghi periodi sul territorio di Ventimiglia fuori dalle strutture di accoglienza, in attesa di ritentare l’ingresso in Francia, e rischiando di morire in questi pericolosi tentativi come purtroppo già è accaduto più volte.